Bio e Natura
Il No agli ogm non è ideologia ma buon senso
Secondo Pasquale Di Lena prima di dare il via libera al transgenico bisogna chiarire perché, nonostante l’appoggio di una parte della ricerca, non ancora vengono spiegati i risultati delle conseguenze sulla qualità del cibo e la salute umana e sull’ambiente
19 giugno 2010 | Pasquale Di Lena
Lâarticolo apparso sullâultimo numero di Teatro Naturale, a firma di Alfonso Pascale, un amico che, non da ora, ha tutta la nostra stima, è alla base di questa nostra riflessione.
Pascale ci offre un resoconto del Forum su Agricoltura, Alimentare e Pesca del Partito Democratico, che riporta il punto di vista di questa forza politica di opposizione sugli Ogm, che è âdel tutto diverso da quello di chi ancora si attarda a demonizzare gli OGM, attribuendo ad essi ogni sorta di nocumento per la salute e per lâambienteâ
Argomentazioni note, che hanno riempito, per anni, le pagine della stampa quotidiana e periodica, per dire, e far dire, una sola cosa, che il No agli Ogm è, in pratica, ideologico ed un pugno in faccia alla ricerca.
Se è così, bisogna spiegare perché non lo è il Sì agli Ogm, tenendo conto che, nonostante lâappoggio di una parte della ricerca, non ancora vengono spiegati i risultati delle conseguenze sulla qualità del cibo e la salute umana e sullâambiente. E, per quale motivo, non viene raccontato che là dove è stato fatto uso di questi Ogm, il territorio è diventato presto più povero, avendo perso subito le sue innate risorse e la propria identità . Altro che il No ideologico!
Anche per esprimere il nostro punto di vista, guardiamo, così come ha fatto il PD, con grande preoccupazione alla situazione della crisi; ai rischi che porta una sua sottovalutazione, alla necessità di un ruolo centrale dellâagricoltura, se si vuole dare vita ad un nuovo modello di sviluppo che chiuda definitivamente, e subito, con quello che la crisi ha dichiarato fallito e che solo gli speculatori vogliono mantenere in vita.
Il mondo degli uomini, quello che ha dichiarato guerra al pianeta, deve capire che non ha più nessuna ragione e, quindi, nessuna possibilità , di poter andare avanti, se non dichiara il proprio bisogno di pace con il pianeta, la nostra amata Terra, sempre più stressata dal più giovane dei suoi animali, lâuomo. Una necessità , altrimenti il rischio è la fine.
Si sente forte la necessità di fermarsi per capire che solo una forte agricoltura, nel suo significato di vita e di cibo, rende possibile lâuscita dalla attuale crisi e la riorganizzazione di un modello di sviluppo che porta alla nascita della terza rivoluzione industriale.
Perché questo modello di sviluppo possa funzionare câè bisogno, questa volta, che il sistema industriale sia strettamente ancorato allâagricoltura e non posto come alternativo o sostitutivo di questa attività economica sempre più primaria.
Si tratta, dicevamo, di riportare lâagricoltura ad essere perno, volano dello sviluppo e, soprattutto, del progresso, che è tale se riesce a coinvolgere lâumanità , e, a renderla, attraverso la conoscenza, consapevole delle risorse e della necessità di una condivisione delle stesse, sulla base di una compatibilità con il regno animale e vegetale.
Compatibilità che ha bisogno di tempo e di equilibrio per potersi esprimere pienamente, e, non di fughe in avanti che, volendo anticipare i tempi, rischiano di creare disastri, solo per fare piacere alle multinazionali.
à il caso degli organismi geneticamente modificati che, nel momento in cui dalle mani dei ricercatori vengono posti in quelle di poche multinazionali, diventano bombe micidiali, visto che queste imprese globali hanno un solo obiettivo, il profitto, anzi, per essere ancora più chiari, il massimo profitto. Le imprese che, più di ogni altra, sanno solo come governare i governi e come spremere il limone fino allâultima goccia.
In questi ultimi dieci anni sono tanti gli esempi che portano a far capire le conseguenze delle azioni volute, promosse e pagate dalle multinazionali degli Ogm.
Esempi che ci dicono che non è il caso di fidarsi, tanto più di affidarsi, come, invece, vorrebbero anche illustri scienziati del nostro Paese, che noi stimiamo molto per quello che hanno fatto e continuano a fare, ma che non ci hanno convinto con le loro motivazioni a sostegno del Si alle coltivazioni Ogm.
Vogliamo rassicurare questi nostri illustri scienziati che un No agli Ogm, per quanto ci riguarda, non è un No alla ricerca scientifica ed al progresso, ma semplicemente un No a realtà senza scrupoli che, in tutti i campi in cui si trovano ad operare, hanno dichiarato, con il loro comportamento e la loro unica finalità , il profitto, guerra al pianeta, alle sue straordinarie e fantastiche risorse, con percorsi crescenti di distruzione delle stesse e di impoverimento della stragrande maggioranza dellâumanitÃ
Realtà pericolose, ripetiamo, portate non a creare ma a distruggere, che non si combinano con la necessità e lâurgenza di ritrovare quella serenità che serve a rimettersi i sintonia, in pace, con il pianeta, sapendo che questa serenità richiede, non solo una nuova impostazione dello sviluppo e una nuova agricoltura, ma la rivoluzione nellâuso delle risorse, in primo quelle energetiche.
Una rivoluzione, anche, delle nostre abitudini, a partire dal nostro rapporto con il cibo.
Anche qui la differenza profonda tra quanti, come noi, hanno una considerazione alta del cibo, e, cioè, non solo necessità ma fonte di socialità , memoria, dialogo, ambiente, paesaggio, storia e cultura di un territorio, e chi, come le multinazionali, considera il cibo, e la stessa lâacqua, una merce come altre, che serve a fare profitti.
In sintesi, e tanto per essere chiari: se un partito come il Pd, con la motivazione della difesa della ricerca e della sperimentazione o, anche, del bisogno di cibo per sfamare il mondo, lascia comunque aperto uno spiraglio agli Ogm, vuol dire che, se non ha già aperto le braccia alle multinazionali, lascia, comunque, a queste realtà lo spazio libero per continuare.
Eâ come dichiarare la propria rinuncia al cambiamento della società e del mercato che la caratterizza, per diventare uno strumento come tanti, che, lo ripetiamo, nel momento in cui afferma il proprio No agli Ogm, ma con qualche se e qualche ma, non fa altro che fare andare avanti i processi in atto.
Fenomeni, come abbiamo detto allâinizio, che spiegano bene le ragioni di una crisi profonda, politica, economica, sociale e il fallimento delle scelte di fonti energetiche limitate e non lâutilizzo, invece, di quelle distribuite in ogni luogo e in ogni dove (sole, vento, acqua, maree e altre ancora), che il pianeta mette a disposizione.
La presa di posizione del Pd sugli Ogm, così come ce la racconta Pascale, è la conferma della timidezza di questo partito riguardo alla privatizzazione dellâacqua, al ritorno al nucleare e ad altre scelte che lasciano lo spazio a ambiguità e, per questo, ci trovano completamente in disaccordo .
Ecco perché risulta, a noi, ancora più chiara la sua difficoltà di essere, oggi, davvero un partito di opposizione che sta fermo per non cadere in contraddizione o mettere in dubbio la fiducia di altri interlocutori, che non sono più, né le masse lavoratrici né gli intellettuali, ma quanti si ritrovano nella logica delle multinazionali.
Farsi carico della ricerca e dire che devâessere pubblica, è giusto ed ha un grande significato, se lâobiettivo è sempre più lâinteresse generale e non dà spazio alcuno a interessi particolari e distruttivi come quelli delle multinazionali.
Oltretutto, al di là del fatto se è frutto o meno di una precisa strategia dei governi passati, il nostro Paese vive il primato delle Dop e delle Igp, cioè il posizionamento sul gradino più alto delle nostre eccellenze agroalimentari, testimoni importanti di territori segnati da paesaggio e ambiente, tradizioni, soprattutto culinarie, storia e cultura, cioè i valori delle nostre identità locali e regionali.
Valori che gli Ogm tendono ad uniformare, anche a costo di appiattire le colline e renderle eguali.
Proprio ora che è più forte il bisogno della libertà dei venti, che spesso sono respiri di queste colline, espressioni di diversità , peculiarità , come i mille vini e i mille oli, la bontà della biodiversità , che non sono, come i territori che li originano, astrattezze, ma verità che ci appartengono e ci aiutano a stare bene con noi stessi.
Proprio per questo noi continuiamo a dire No, senza se e senza ma, agli Ogm e lo diciamo con grande senso di responsabilità .
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