Bio e Natura 19/10/2022

La filiera del latte diventa più sostenibile

La filiera del latte diventa più sostenibile

I benefici principali del progetto riguardano la riduzione delle incertezze nel disegnare politiche su modelli climate-smart e la promozione di sbocchi occupazionali sostenibili


L’Università di Ferrara mette al servizio del settore agroalimentare la propria expertise per rendere più sostenibile la filiera casearia. Con il progetto Smartdiary, finanziato dalla Comunità Europea e dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, le ricercatrici e i ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie di Unife studiano come migliorare la filiera che porta alla produzione e distribuzione dei prodotti da latte, responsabile di almeno un terzo delle emissione totali di gas serra. 

“Le parole chiave di SmartDiary sono innovazione, efficienza, sicurezza alimentare ed energetica. Con questo progetto vogliamo analizzare il sistema zootecnico da latte e capire quali sono gli impatti e le innovazioni applicabili a livello sociale, organizzativo e tecnologico, per consentire una transizione verso un sistema agroalimentare più sostenibile”, spiega il Professor Fabio Bartolini, responsabile del progetto per Unife.

Insieme a Unife, lavora al progetto una rete internazionale di partner coordinata dalla National University of Ireland Galway Economics che comprende anche tre università inglesi e una finlandese.

“Nel corso di questo studio valuteremo il sistema complesso di produzione agroalimentare, attraverso tutta la filiera del latte, a partire dalle risorse utilizzate per la produzione e trasformazione, fino alla commercializzazione, al consumo, ai rifiuti e al loro eventuale riutilizzo, proprio in un’ottica di economia circolare. La comprensione di tale sistema è fondamentale per identificare i punti su cui far leva per applicare in modo efficace innovazioni tecnologiche, sociali e organizzative”, sottolinea Bartolini. 

Il gruppo attivo a Unife si sta occupando nello specifico di politiche e modelli di business sostenibili, cioè di valutare le innovazioni organizzative da introdurre per migliorare l’intero sistema, esplorando nuovi modelli di produzione e strategie di mercato che possano garantire soluzioni ottimali per l’ambiente, per i consumatori e per i produttori.

“Stiamo monitorando molteplici aspetti, dalle modalità con cui viene somministrato il cibo agli animali al packaging di prodotto fino alle forme di remunerazione, per capire se vi siano alternative più efficienti” specifica la dottoressa Greta Winkler, assegnista a Unife.

Ai partner internazionali il compito di presidiare altri aspetti cruciali della filiera. Come la consumer perception, cioè il ruolo del consumatore nel reagire ai segnali di mercato per orientarlo, o la food culture, cioè l’aspetto più sociologico legato ad abitudini e stili di vita.

“Il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera ci permetterà di intrecciare prospettive e bisogni diversi, e da tale condivisione potranno nascere nuove opportunità che possano essere accettabili e accettate da tutti gli stakeholders. I cambiamenti nella cultura del cibo hanno un impatto sui produttori: un allevatore desidera produrre un latte a impatto zero e lo scrive sull'etichetta solo se il mercato lo richiede e, soprattutto, se i consumatori sono disposti a pagarne il prezzo” afferma la dottoressa Winkler.

I benefici principali del progetto riguardano la riduzione delle incertezze nel disegnare politiche future orientate allo sviluppo di nuovi modelli climate-smart, ma anche la  promozione di sbocchi occupazionali sostenibili.

“Siamo in un momento delicato per questi temi. L’obiettivo della neutralità climatica del continente europeo al 2050, contemplato anche da SmartDiary, è molto ambizioso. L'Europa dovrà essere lungimirante, sia per non rinnegare se stessa, sia per sviluppare nuove e più efficaci politiche agricole ed ambientali” conclude Fabio Bartolini.

di C. S.