Bio e Natura 30/07/2020

Le colture oleaginose sono fondamentali per il futuro della bioeconomia

Le colture oleaginose sono fondamentali per il futuro della bioeconomia

Camelina, lino, canapa e cartamo sono state oggetto di studi sulla loro capacità di fornire prodotti industriali e sono il perfetto esempio di colture ecosostenibili con ricadute nel settore alimentare, farmaceutico, cosmesi, bioedilizia e automotive


La futura strategia dell’Unione Europea punta a investire tra gli 8 e i 10 miliardi di euro sulla competitività della Bioeconomia e le positive ricadute in fatto di rigenerazione ambientale, tutela della biodiversità e incremento dei posti di lavoro. La Bioeconomia comprende vari comparti della produzione primaria: agricoltura, allevamento, foreste, pesca e acquacoltura, i settori industriali che utilizzano o trasformano le bio-risorse provenienti da detti comparti, come l’industria alimentare e dei mangimi, quella della cellulosa, della carta e della lavorazione del legno, unitamente alle bioraffinerie, ossia parte dell’industria chimica e di quella dell’energia, e a parte dell’industria marino-marittima.

Il 25 giugno l’Accademia dei Georgofili ha organizzato un webinar per il lancio del progetto Cobraf – Coprodotti da Bioraffinerie, finanziato dalla misura16.2 del PSR della Regione Toscana. Con questo progetto, coordinato da Chimica Verde Bionet, si cercherà di raggiungere l’obiettivo di avviare filiere agroindustriali partendo da coprodotti di quattro colture oleaginose (camelina, lino, canapa e cartamo) che già in passato sono state oggetto di studi sulla loro capacità di fornire prodotti industriali. Un altro obiettivo è creare una piattaforma logistica regionale in grado di coordinare l’offerta di biomassa dalle colture derivante e di generare diverse bioraffinerie sul territorio toscano. In tale ottica, in linea con gli obiettivi del PEI-AGRI (Partenariato Europeo per l’Innovazione “Produttività e sostenibilità dell’agricoltura”) cui aderisce, il progetto è stato composto in modo da mettere in collegamento la ricerca e le tecnologie di punta, da un lato, e gli agricoltori, le comunità rurali, le imprese, e i servizi di consulenza dall’altro. Un numeroso gruppo operativo si è costituito per collaborare, tra cui aziende agricole toscane, imprese industriali, enti di ricerca (Università di Pisa) e associazioni specializzate nella Bioeconomia.

Le quattro specie sono state individuate perché di notevole interesse sotto il profilo nutrizionale e salutistico per gli acidi grassi polinsaturi e altre sostanze contenuti nei semi e in altre parti della pianta. Esse presentano tutte i seguenti aspetti: bassa richiesta d’input chimici e acqua; facilmente meccanizzabili; facile inserimento nei sistemi colturali cerealicoli; molti prodotti da tutta la pianta; ricadute nel settore alimentare, farmaceutico, cosmesi, bioedilizia e automotive. I prodotti ricavabili sono nei settori della nutraceutica e cosmeceutica, in grande crescita in Italia (+7% annuo) e nel mondo. I panelli residui dell’estrazione dell’olio sono d’interesse anche per applicazioni innovative, quali adesivi per l’industria dei pannelli di legno. Le paglie di lino e canapa, ricche di fibra, opportunamente lavorate trovano impiego in svariate applicazioni manifatturiere nel tessile e nell’industria cartaria. Fa parte degli obiettivi del progetto assicurare una meccanizzazione innovativa che interessa tutte le colture studiate nel progetto e in particolare la canapa, sia per la raccolta del seme (o del fiore) e degli steli in campo, sia per la separazione della fibra dal canapulo. Per quanto riguarda la fase di raccolta, oggi si ricorre prevalentemente a macchine adattate, mietitrebbie e falciatrici per foraggi, con perdite notevoli di seme e di steli e con la necessità di un doppio passaggio in campo. Esistono in Europa alcune macchine specializzate per la doppia raccolta, non risolvono il problema cruciale riscontrato in genere con le mietitrebbie modificate, ossia la perdita di una parte notevole (30-40%) del seme di canapa in fase di raccolta. In questi ultimi quindici anni in Italia sono stati sviluppati progetti in varie regioni, ma sono rimasti in fase prototipale, come confermato dal CREA-IT attraverso il “Progetto Panacea”. Il progetto dovrà informare gli operatori di filiera sugli esiti delle sperimentazioni attivate e sulle buone pratiche maturate attraverso una serie di workshop; l’edizione digitale di EIMA International del prossimo novembre potrebbe essere un’occasione eccellente di divulgazione su scala globale.

di Marcello Ortenzi