Bio e Natura

Il biometano, un ottimo combustile per l'Italia che vuole crescere

Dalla conferenza di Bologna il dato che la produzione di biometano nel solo nel settore agricolo potrebbe coprire il 12% dei consumi attuali di gas in Italia. Gli impianti di digestione anaerobica presenti in Italia trattano oggi circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti organici e sono localizzati quasi esclusivamente nel nord Italia

02 novembre 2018 | Marcello Ortenzi

Il biometano è oggi il migliore combustibile a disposizione dell’Italia che può permettere di risparmiare milioni di euro sull’importazione energetica. La seconda conferenza nazionale di Legambiente a Bologna l’11 ottobre ha fatto il punto sulla situazione attuale del settore e delle possibilità che si possono attendere in futuro. Il gas in Italia ricopre un ruolo rilevante con il 34,6% di contributo al consumo interno lordo: 70.914 milioni di metri cubi distribuiti principalmente tra il settore residenziale (con il 40,7% dei consumi), industriale (20,4%) e quello dei trasporti (1,5%). La produzione di biometano biocombustibile che si ottiene sia dagli scarti di biomasse di origine agricola, sia dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani derivante dalla raccolta differenziata, nel solo settore agricolo potrebbe coprire il 12% dei consumi attuali di gas in Italia con evidenti vantaggi ambientali e economici. Importante la funzione del biometano di evitare l’immissione di gas serra di almeno il 75% rispetto a quelle dei combustibili fossili, secondo il Comitato Termotecnico Italiano, quindi un contributo fondamentale all'obiettivo di contenimento del surriscaldamento del pianeta entro 1,5 gradi centigradi. L’intero processo, oltre alla produzione di energia verde, permette inoltre di avere come risultato finale un ammendante utile a ridare fertilità ai suoli impoveriti dall'agricoltura intensiva. Senza dimenticare che il biocombustibile prodotto secondo il processo “biometano fatto bene” è una grande opportunità economica per i territori, anche a proposito della creazione di nuovi posti lavorativi. Il decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti in vigore da quest’anno ha messo in bilancio 4,7 miliardi di euro fino al 2022 per i nuovi impianti per la produzione di biometano e biocarburanti da rifiuti.

Gli interventi in conferenza hanno sollecitato la realizzazione di nuovi impianti di digestione anaerobica per la produzione di biometano per il trattamento della frazione organica, a partire dalle regioni del centro-sud Italia che oggi ne sono carenti, nonostante l’umido rappresenta il 30-40% del totale dei rifiuti prodotti e affiancare con questa tecnologia anche gli impianti di compostaggio aerobici esistenti, per ottimizzare il processo. Non è da trascurare la necessità di accompagnare la realizzazione di nuovi impianti con processi partecipativi e di coinvolgimento della cittadinanza, in conformità a esperienze già in essere nel nostro Paese, con l’obiettivo di dare ai territori garanzie d’impianti ben fatti e trasparenza nella formazione di progetti e realizzazioni.

Secondo l’European Biogas Association in Europa già oggi sono prodotti 1,23 miliardi di mc annui dagli oltre 17mila impianti a biogas per 8.728 MWe complessivi. Con un potenziale, secondo il Consorzio Gas for Climate, di oltre 120 miliardi di mc all’anno entro il 2050 in grado di generare risparmi di 140 miliardi di euro nello stesso periodo, rispetto ad un’alternativa tutto elettrico. In Italia, a fine 2017, si contavano 1.920 impianti operativi, di cui 1.460 nel settore agricolo e 460 nel settore rifiuti e fanghi di depurazione, per una potenza complessiva di 1.400 MWe, di cui poco meno di 1.000 nel comparto agricolo. Il 2016 ha visto in Italia circa 6,5 milioni/tonnellate all’anno raccolte in maniera differenziata (tra “umido” e “verde”). A fronte di tutto questo gli impianti di digestione anaerobica presenti in Italia trattano oggi circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti organici e sono localizzati quasi esclusivamente nel nord Italia. Perciò è necessario incrementare l’impiantistica delle regioni del centro sud, dove la frazione organica dei rifiuti arriva a costituire anche il 30-40% dei rifiuti urbani prodotti. Legambiente ha poi ricordato infine che la produzione del biometano può e deve avvenire nel rispetto della biodiversità e della funzione di stoccaggio del carbonio svolta da foreste e dai terreni coltivati e che il suo consumo avviene quasi senza ulteriori emissioni climalteranti.

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