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Sicurezza e insicurezza alimentare: dati, numeri e percezioni

Sicurezza e insicurezza alimentare: dati, numeri e percezioni

Dai media tradizionali che offrono, per problemi di spazi e tempi, solo uno spaccato della realtà fino al web che subissa tutti di informazioni, vere e false. A guardar i numeri non c'è da star sereni. Crescono le irregolarità, in tutti i campi. Ecco perchè c'è la percezione di insicurezza alimentare

02 ottobre 2015 | T N

Secondo un'indagine Nielsen per Repubblica, del luglio scorso, per il 68% degli italiani il tema della sicurezza alimentare è “molto” importante.

Tra i 26 mila partecipanti al sondaggio del Ministero delle politiche agricole, da novembre 2014 a marzo di quest'anno, l'indicazione d'origine in etichetta deve essere scritta in modo chiaro e leggibile per il 96,5% dei consumatori, mentre per l'84% è fondamentale che ci sia il luogo di trasformazione. Evidentemente ritengono che ancora non sia così.

Non è raro imbattersi, nel corso degli ultimi anni, in sondaggi ufficiali sconfortanti per quanto riguarda la percezione della qualità e della sicurezza alimentare.

Secondo un'indagine Europass del 2011, il 90% degli Italiani, ed in particolare la fascia di popolazione compresa tra i 18 ed i 43 anni (98%), è molto o abbastanza preoccupata per la sicurezza degli alimenti, solo l'8% dichiara di esserlo poco o per nulla.

Oltre 4 milioni di famiglie (il 16% del totale) sono preoccupate della qualità dei prodotti alimentari acquistati abitualmente, quasi il 53% delle stesse ha qualche leggera perplessità su alcune categorie di prodotto, mentre solo il restante 30,7% si dice sicuro degli alimenti che consuma secondo una ricerca Accredia e Censis del 2013.

Al di là dei numeri assoluti, emerge chiaramente che solo una minoranza dei consumatori è sicura di quello che mangia.

I dati del servizio europeo di allerta rapida (Rasff) non indicano che dovremmo allarmarci troppo. Sono sei le segnalazioni del sistema, per l'Italia, nel settembre di quest'anno. Non molte. Dovremmo dunque essere tranquilli.

Nello stesso periodo, però, leggiamo che i Nas hanno sequestrato a Bari 35 tonnellate di vegetali semilavorati per conserve alimentari, detenuti in cattivo stato di conservazione, hanno scoperto un centro di macellazione illegale nell'area di Roma, fino ai 160 kg di prodotti alimentari sequestrati nel parmense.

Nel 2014, rispetto all'anno precedente, le operazioni del Corpo Forestale dello Stato e l'accertamento degli illeciti nel settore alimentare hanno prodotto 206 reati (+9%), 244 persone segnalate all'Autorità Giudiziaria (+8%), 1.589 illeciti amministrativi (+43%), 9.744 controlli effettuati (+28%), 63 operazioni complesse (+11%); oltre 2,2 milioni è l'importo notificato, 209 tonnellate la merce sequestrata e 54.014 ettolitri di prodotti sequestrati delle filiere olearia, lattiero casearia e vitivinicola.

Preoccupati? Questo è ancora nulla.

Ogni anno più di mezzo miliardo di persone è vittima di batteri e parassiti che proliferano nel cibo, con i 22 principali agenti patogeni che fanno 351mila morti. Lo ricorda l'Oms in un rapporto pubblicato alla vigilia del World Health Day 2015 che è dedicato proprio alla sicurezza alimentare. ''La produzione di cibo è stata industrializzata e il suo commercio e la distribuzione sono globalizzati - sottolinea Margaret Chan, direttore generale dell'Oms - questo introduce opportunità multiple per il cibo di contaminarsi con batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche pericolose''.

Ma in Italia c'è da star tranquilli.

Confrontando i dati dell’ultimo triennio (fonte Sian), il 2014 si attesta come l’annata in cui sono state rilevate più infrazioni legate all’igiene nell’industria alimentare (ben il 76% delle irregolarità totali), in crescita di 14 punti percentuali rispetto al 2013.

E' evidente che il consumatore medio non ha il tempo e la volontà di scavare in tutti questi dati, in tutti questi numeri, cercando di analizzarli a fondo, per decifrarli e comprenderli.
Spesso il consumatore non si affida neanche a numeri ma a sensazioni e percezioni, specie laddove non trova certezze. Esempi eclatanti sono i casi OGM e olio di palma. Con gli esperti, i ricercatori e gli scienziati che si dividono tra innocentisti e colpevolisti, cosa dovrebbe fare la famosa massaia di Voghera? Come minimo diventa più diffidente, dal che la percezione negativa sulla sicurezza alimentare.

Le possiamo dare torto?

Sono oltre 200 le malattie, dalla diarrea al cancro, provocate dagli alimenti. ''Un cibo locale ormai può diventare facilmente un'emergenza internazionale - sottolinea Margaret Chan, direttore generale dell'Oms - perchè fatto con ingredienti provenienti da diversi paesi''.

La sicurezza assoluta è una chimera.

“L’Italia, grazie alla propria storia e cultura millenaria, ha sempre avuto nel mondo un ruolo guida per gli aspetti culturali, sociali, economici e manifatturieri, quale centro di innovazione di prodotti e di stili di vita che sono di esempio ancora oggi – ha ricordato recentemente Giampiero Maracchi, Presidente dell’Accademia dei Georgofili - Nell’attuale fase cruciale di cambiamento globale, le tradizionali regole e le consuetudini nazionali sono però sempre più influenzate e sostituite dai regolamenti comunitari e al contempo la concorrenza dei mercati è sempre più intensa. Per la tutela della qualità agroalimentare, personalmente, non credo tanto nell’efficacia della repressione quanto nella necessità soprattutto di un cambiamento culturale che educhi ad una maggiore consapevolezza sia i produttori che i consumatori”.

La percezione di insicurezza alimentare così diffusa è dovuta a una crisi di fiducia. Il marchio e l'insegna, di per sé, sono sempre meno garanti di qualità e sicurezza. Ci si fida meno e si controlla di più. Non è necessariamente un male, purchè la consapevolezza del consumatore non diventi un alibi per ridurre controlli e per affrancare i produttori dalle proprie responsabilità nel fornire un prodotto sicuro, pienamente rispondente a quanto dichiarato, in totale onestà e trasparenza.

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