Bio e Natura
Solo molti nemici naturali possono contrastare il cinipide del castagno
Un convegno a Montecastrilli in Umbria ha riportato gli esiti di un progetto di lotta con risultati di miglioramento delle piante. Torymus sinensis ed un fungo entomopatogeno appartenente al genere Fusarium i nemici naturali del cinipide del castagno
08 maggio 2015 | Marcello Ortenzi
Si avranno castagne quest'anno in Italia? Da alcuni anni le produzioni nazionali si sono ridotte per diversi motivi ma il principale è stato per la presenza del cinipide galligeno del castagno tra le piante di tutte le regioni. La piccola vespa parassita arrivata dall'Asia attraverso il commercio delle marze ha causato l'arresto dello sviluppo dei germogli con perdite produttive e deperimento generale delle piante. L'effetto pratico è stata una perdita enorme della produzione che, in certe aree, è arrivata al 90% di prodotto. La guerra si è definita con la lotta biologica, utilizzando un parassita del Cinipide, il Torymus sinensis che dal 2005 si è iniziato a diffonderlo nelle aree castanicole della nazione e ora sta agendo efficacemente, con la regressione dalla scorsa stagione della presenza del parassita. Si è agito diffondendo l'antagonista nelle aree colpite e contemporaneamente le diverse regioni hanno incrementato i centri di moltiplicazione del Torymus. Un'altra azione sviluppata dai centri di ricerca è stata cercare antagonisti naturali indigeni al parassita e recentemente l'Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Scienze Agrarie, ha presentato i risultati finali del progetto CoBioT finanziato dalla Misura 124 del PSR dell'Umbria.
Il progetto a cui hanno partecipato sia aziende castanicole umbre sia il Parco Tecnologico agroalimentare dell'Umbria 3A ha realizzato la sperimentazione di strategie di difesa dal cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu), innovative, eco-compatibili e sostenibili, volte alla ricostituzione dell’equilibrio ecologico nei castagneti e alla conservazione della biodiversità, perseguendo come obiettivi la qualità delle produzioni di castagne e di legname pregiato.
Con il finanziamento del progetto è stato possibile agire su tre direzioni:
- costituire aree di moltiplicazione del Torymus sinensis
- sperimentato l’impiego di un fungo entomopatogeno appartenente al genere Fusarium,
- l’adozione nei castagneti di strategie di ricostituzione e conservazione della biodiversità con incremento di antagonisti indigeni
Le aree di moltiplicazione sono state incrementate nel tempo utilizzando le coppie di Torymus allevate prima nel laboratorio universitario poi nei cinque centri realizzati nei castagneti umbri di tre aziende partner del progetto, fino a ottenere un numero tale da assicurare l'autonomia regionale dal 2016, dopo gli iniziali acquisti da aziende estranee. Il dipartimento di agraria ha anche avviato il monitoraggio della diffusione e azione dell'antagonista del Cinipide, che proseguirà fino alla constatazione dell'equilibrio biologico nel territorio tra soggetto infestante e antagonista. Il prof. Carlo Ricci che ha coordinato il progetto ha affermato nel convegno divulgativo di prevedere fra quattro anni una presenza del Cinipide al di sotto del livello di dannosità. Una fase molto interessante è stata la sperimentazione delle caratteristiche del fungo entomopatogeno appartenente al genere Fusarium proliferatum ceppo3 che si dimostra attivo contro le larve di Cinipide. Prima in laboratorio poi sulle piante di due aziende umbre sembra agire per bloccare le galle infestate. Le prove di laboratorio hanno dimostrato che il ceppo 3 prodotto ha un basso contenuto di micotossine, non è patogeno per la pianta di castagno e non ha effetti negativi sui parassitoidi. C'è necessità di ulteriori sperimentazioni per verificare come si comporta il fungo rispetto ad altre specie di funghi pure presenti nelle galle, come cresca, come reagisce ai diversi ambiti naturali delle piantagioni e secondo i trattamenti effettuati sugli alberi. Le sperimentazioni con i due organismi sono state effettuate fuori delle aree protette dalla direttiva Habitat (92/43 del Consiglio) perchè sono soggetti estranei alle aree Sic e quindi non ne è permesso l'inserimento. Tuttavia questa disposizione si dovrà ridiscutere visti i danni che gli organismi estranei provenienti da altri continenti stanno causando alle colture europee.
Il terzo obiettivo del progetto Cobiot, sempre perseguito dal dipartimento di agraria, aveva lo scopo di mettere a punto una strategia integrata basata su pratiche agronomiche capaci di potenziare la biodiversità in modo di attirare e mantenere per un lungo periodo gli antagonisti autoctoni nelle aree interessate dalla presenza del Cinipide. Infatti, esistono cinipidi autoctoni di altre piante come le querce, che sono in grado di parassitizzare anche il cinipide del castagno. Essi sfarfallano quasi in concomitanza con il cinipide galligeno del castagno e lo studio ha cercato di stabilire il momento più adatto per inserirsi delle galle occupate. Si sono evidenziati diverse specie di parassitoidi quali Mesopolobus amaenus e Torymus auratus Müller. Con il trattamento della vegetazione alla base dei castagni, potature, irrigazione sono stati elementi monitorati e controllati per verificare l'azione su questi insetti utili e il modo migliore per farli transitare verso le galle dei castagni.
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