Bio e Natura

Un insetto antiallergie arriva in Italia dall'Estremo Oriente

Rinvenuta la Ophraella communa, un coleottero utilizzato in Cina contro l'Ambrosia, infestante responsabile di fastidiose allergie e di danni alle coltivazioni di mais

14 settembre 2013 | C. S.

Dalla natura a tutto vantaggio della salute: anche in Italia potrebbe essere un insetto la soluzione per combattere la pianta infestante Ambrosia artemisiifolia, responsabile di fastidiose allergie. Si tratta del coleottero Ophraella communa, utilizzato già con successo come agente di controllo biologico in Cina, che è stato rinvenuto per la prima volta pochi mesi fa in Lombardia, in particolare nelle provincie di Como, Varese, Milano. Emerge nell’articolo che sarà diffuso mercoledì 18 settembre nel numero 34 de L’Informatore Agrario.

L’insetto, una specie neartica presente in Canada, Stati Uniti, Messico, Corea, Cina, Giappone e Taiwan, predilige un’alimentazione a base di foglie di Ambrosia, causando gravi defoliazioni, paragonabili a un diserbo selettivo. “I rilievi aerobiologici condotti nelle stazioni di monitoraggio dei pollini d’interesse allergologico di Legnano, Magenta e Rho (Milano) hanno evidenziato una notevole diminuzione delle concentrazioni di Ambrosia” dichiara Marco Boriani, responsabile della sezione entomologica del Laboratorio fitopatologico della Regione Lombardia che lo scorso luglio ha raccolto e analizzato i primi campioni dell’insetto, raccolti a Castellanza (Varese). I riscontri ottenuti sono promettenti, le analisi proseguiranno per verificare nel tempo il comportamento del coleottero negli habitat e valutare il suo possibile allevamento come “fitofarmaco naturale”, efficace per limitare le allergie da Ambrosia.

“L’Ambrosia è tipica dei campi non coltivati – dice Giannantonio Armentano, giornalista dell’Informatore Agrario. In genere si trova sui bordi stradali, presso i canali e lungo i marciapiedi. Tuttavia in Lombardia e in Piemonte è anche una specie infestante del mais e se non vengono operati controlli adeguati può danneggiare il 10-15% della produzione”.

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