Bio e Natura
Castagne e marroni a rischio
Il raccolto è in forte calo. Il settore subisce una crisi senza precedenti e chiede misure di compensazione. A mettere in ginocchio gli operatori è l’insetto killer Cinipide galligeno
05 novembre 2011 | Marcello Ortenzi
Brutta annata per la castanicoltura nazionale. Con il caldo torrido di fine estate si è verificato un forte anticipo di maturazione delle castagne, poi si è aggiunta l’azione dell’insetto killer Cinipide galligeno del castagno, che ormai è diffuso in tutta Italia e così il raccolto appare disastroso.
Le feste della castagna che si sono susseguite in ottobre e che si estendono ora al mese di novembre nelle diverse zone tipiche della coltura evidenziano la triste situazione con la scarsità del prodotto offerto. Un convegno il 29 ottobre a Canepina, nel viterbese, ha sollevato molti temi legati alla castanicoltura, sia locali sia nazionali.
Il vicepresidente dell’Associazione nazionale Città del castagno Pompilio Pizzi ha ricordato che l’Italia detiene la leadership produttiva di castagne e marroni in Europa e si classifica al quarto posto nel mondo dopo Cina, Corea del sud e Turchia.
L’associazione delle città del castagno ha di recente inviato al Tavolo di filiera specifico presso il ministero agricoltura una relazione sui danni che la produzione di castagne e marroni avrà quest’anno, chiedendo misure di compensazione per i produttori. Il rischio non c’è solo per il prelibato frutto dell’autunno ma sono da considerare i 780.000 ettari di bosco di castagno presenti sul territorio nazionale e le 34.160 imprese agricole che danno occupazione nell’intera filiera a quasi centomila persone.
Il Lazio si trova con una produzione al di sotto della media del 40-45%, per di più con una percentuale di guasto che, nei primi frutti caduti, oscilla intorno al 20-25%. L’anno nero delle castagne del Lazio ha lo stato peggiore nella provincia di Viterbo, dove è concentrata la maggior parte della produzione regionale. La situazione è poi catastrofica per i marroni, con un raccolto inferiore di oltre il 90% rispetto alle stagioni standard.
La qualità delle castagne è discreta per quelle coltivate a quote più alte, quindi con clima più fresco, mentre quelle sotto i 400 metri aumenta la percentuale di guasto e scende la qualità del frutto. Il pessimo raccolto 2011, secondo gli operatori, è dovuta ad un insieme di fattori negativi, come l’andamento climatico e la proliferazione di parassiti, l’infestazione da cinipide che sta indebolendo progressivamente le piante, mentre altri, come la distruzione sottobosco o lo spargimento di prodotti fitosanitari e di pesticidi, sono addebitabili agli stessi coltivatori.
Remo Parenti, presidente dell’organizzazione dei produttori dei Cimini, ha evidenziato che all’inizio di luglio c’è stato un attacco imprevisto di cydia precoce contro la quale è difficile intervenire adeguatamente. Inoltre, molti presenti al convegno hanno rilevato che il sottobosco non c’è più, a causa dei tagliaerba usati come frese. Il terreno viene reso duro come asfalto e perde tutta l’umidità, quindi l’habitat che garantisce l’equilibrio naturale nei castagneti e il suolo non è più in grado di assorbire l’acqua piovana che scorre via provocando danni.
Il professor Bruno Paparatti, dell’Università della Tuscia, esperto sul trattamento del Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu, ha ribadito che mentre il Torymus è l’unico antagonista attivo su cui contare oggi contro la vespa parassita nella Tuscia e in tutta Italia, ci sono fondate speranze per il futuro che entrino in azione antagonisti autoctoni e il fungo del genere Gnomoniopsis che sembra sia in grado di disseccare le galle contenenti le larve.
Il sindaco di Canepina Maurizio Palozzi ha concluso auspicando che la coltura castanicola sia sempre più condotta in biologico e dando il via alla costituzione di una struttura unitaria di tutti gli operatori della filiera castanicola dei Cimini in modo di essere capaci di una maggiore incidenza per affrontare i problemi sia agronomici sia economici che affliggono la coltura.

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