Bio e Natura
PROBLEMI DI COESISTENZA E PERICOLI DI CONTAMINAZIONE. NON ESISTONO CERTEZZE
Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto sugli ogm abbiamo confrontato alcuni studi europei. Le ricerche evidenzierebbero che, ad opportune distanze, non sussistono le condizioni perchè si superi la soglia comunitaria dello 0,9%. I dubbi permangono
11 dicembre 2004 | Ernesto Vania
Dalla Germania giungono risultati sorprendenti sulla compatibilità di organizzare colture miste di mais geneticamente modificato e mais convenzionale: le prove in campo condotte da ricercatori tedeschi, dell'Università di Halle, confermerebbero che la coesistenza tra i due tipi mais è possibile se si rispettano semplici regole di buone pratiche agricole.
Il risultato, se confermato, nei prossimi mesi potrebbe avere importanti risvolti per lo sviluppo delle biotecnologie applicate all'agricoltura: molti agricoltori che coltivano granoturco convenzionale hanno infatti il timore che campi confinanti coltivati con mais modificato a livello genetico possano infatti portare costringerli ad etichettare i propri prodotti e a subire contraccolpi economici.
Per i ricercatori, che hanno presentato i risultati del progetto a Berlino, quando le due diverse coltivazioni si allestiscono a 20 metri di distanza i valori di contaminazione accidentale risultano garantiti al di sotto della soglia comunitaria dello 0,9%.
Il direttore del progetto, Professor Eberhard Weber, ha dichiarato che "possiamo dimostrare che la presenza di materiale geneticamente modificato nei campi coltivati con mais convenzionale diminuisce rapidamente con l'aumentare della distanza dal campo coltivato con mais gm: già a 20-30 metri dal campo con mais modificato le tracce di materiale genetico sono molto basse, e stimiamo che 20 metri sia una distanza sufficiente per escludere livelli di impollinazione incrociata significativi. Inoltre, se vi fosse un accordo tra gli agricoltori proprietari dei terreni confinanti, in presenza di campi di mais convenzionale più grandi sarebbe perfino possibile non apporre nessuna distanza cuscinetto fra le due coltivazioni".
Le conclusioni a cui sono pervenuti i ricercatori dell'Università di Halle risultano inoltre in linea con quelle evidenziate dallo studio francese sulla coesistenza condotto dal Poecb dello scorso agosto che indicava in 25 metri la distanza da frapporre tra campi coltivati con mais gm e convenzionale per evitare impollinazioni accidentali.
Uno studio quadriennale, destinato a scoprire gli effetti sull'ambiente e l'agricoltura dei raccolti geneticamente modificati nel quadro del tipico avvicendamento delle coltivazioni, non ha riscontrato prove di impatti negativi sulla biodiversità o i metodi di coltivazione.
Il progetto BRIGHT (botanical and rotational implications of genetically modified herbicide tolerance) era in parte finanziato dal governo della Gran Bretagna ed è stato svolto da scienziati indipendenti in Inghilterra e Scozia. Il progetto doveva ricreare il normale ciclo quadriennale di rotazione delle colture allo scopo di confrontare i risultati delle piante di colza e di barbabietola da zucchero geneticamente modificati resistenti agli erbicidi con quelli delle varietà tradizionali.
In queste condizioni, gli scienziati non hanno potuto rilevare una differenza significativa nella diversità delle erbacce o i livelli di semi di erbacce tra raccolti geneticamente modificati e non, ed hanno anche evidenziato i potenziali benefici per gli agricoltori che coltivano raccolti geneticamente modificati.
âQuello che abbiamo dimostrato è che, nel caso di questi due raccolti, vi sono modi di gestirli che sono abbastanza pratici, e gli agricoltori possono venirne a capo abbastanza rapidamenteâ, ha dichiarato al notiziario della BBC Jeremy Sweet, coordinatore scientifico di BRIGHT.
Alcuni, tuttavia, hanno obiettato al suggerimento che la ricerca sia stata condotta nelle condizioni tipiche di una fattoria. Un ricercatore senior di Friends of the Earth ha dichiarato al notiziario della BBC: âà stata fatta nei centri di ricerca agricola, e i veri agricoltori non fanno mai le cose allo stesso modo in cui sono fatte nelle stazioni di ricercaâ.
La valutazione del rischio secondo lâUe
A seguito della fruttuosa collaborazione e consultazione con le parti interessate, il gruppo di esperti scientifici sugli organismi geneticamente modificati (Gruppo OGM) dellâAutorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha concluso e pubblicato il suo documento guida per la valutazione del rischio relativo alle piante geneticamente modificate ed agli alimenti e mangimi derivati.
Tale documento, è il risultato di una richiesta presentata allâEFSA dalla Commissione europea al fine di fornire indicazioni esaurienti a coloro che intendono introdurre OGM o prodotti derivati nel mercato europeo ai sensi del regolamento relativo agli alimenti e mangimi geneticamente modificati.
Lâimmissione nel mercato europeo di un OGM o prodotto derivato necessita una procedura di approvazione che permette di valutare attentamente la sua sicurezza nei confronti dellâuomo, degli animali e dellâambiente.
Conformemente alle disposizioni del regolamento relativo agli alimenti e mangimi geneticamente modificati, la Commissione europea ha chiesto allâEFSA di elaborare e pubblicare un dettagliato documento guida che possa assistere tutti coloro che intendono presentare le richieste di autorizzazione relative ad alimenti e/o mangimi geneticamente modificati.
Tale documento fornisce informazioni dettagliate per la preparazione e la presentazione delle domande nel quadro del regolamento relativo agli alimenti e mangimi geneticamente modificati e della direttiva 2001/18/CE sullâemissione deliberata nellâambiente di organismi geneticamente modificati.
Il documento riguarda pertanto la valutazione completa del rischio presentato dalle piante geneticamente modificate e dai relativi alimenti e mangimi. I problemi connessi alla valutazione del rischio degli OGM (tracciabilità , etichettatura, coesistenza) non rientrano nellâambito delle responsabilità del gruppo OGM.
Tale gruppo riesaminerà regolarmente questo documento guida alla luce delle esperienze maturate, dei progressi tecnologici e degli sviluppi scientifici.
Il documento guida completo del gruppo OGM è disponibile sul sito web dellâEFSA: link esterno
Potrebbero interessarti
Bio e Natura
Coltivazione idroponica: perché conviene e a che cosa serve

Esistono diverse tecniche per impianti idroponici. Più adatte piante a ciclo breve, a crescita rapida, con radici poco profonde quali ortaggi a foglia, lattuga, spinaci, rucola. Le erbe aromatiche sono perfette per piccoli impianti domestici o vertical farm
05 settembre 2025 | 14:00
Bio e Natura
Nuovi adesivanti per i trattamenti con fitofarmaci in agricoltura

Ridurre la quantità di deflusso di fitofarmaci che finisce nell’ambiente riducendo al contempo i costi degli agricoltori e forse anche migliorando la loro produttività
04 settembre 2025 | 13:00
Bio e Natura
Produrre grano duro in agricoltura biologica e convenzionale: le differenze sulla produttività

Le rese di grano duroin biologico sono state inferiori del 37% rispetto al convenzionale in media, confrontando le prestazioni delle colture in una rotazione a 5 anni non irrigua. Un numero inferiore di chicchi per metro quadrato è stato osservato nel grano biologico rispetto al convenzionale
26 agosto 2025 | 15:00
Bio e Natura
Afidi e antracnosi del melo, cecidomia dei frutti del pero, cocciniglia dell’actinidia: le soluzioni

Tecnologie digitali, droni e strategie sostenibili per difendere le colture emiliano-romagnole, tra cui mele, pere e kiwi, dalle nuove emergenze fitosanitarie. Per una frutticoltura più smart e con meno chimica
26 agosto 2025 | 12:00
Bio e Natura
Il pellet di sansa di oliva per la concimazione del grano

Il trattamento con fertilizzanti minerali ottiene i migliori risultati in termini di produttività e assorbimento dei nutrienti, seguito dal pellet di sansa, che ha ridotto la resa in granella solo del 15%
07 agosto 2025 | 15:00
Bio e Natura
I biostimolanti possono migliorare la resilienza delle colture al calore e allo stress idrico nel Mediterraneo?

Lo stress da calore e siccità riduce significativamente la crescita e la produttività delle piante. L'efficacia dipende dalle colture e dall'ambiente e richiede la standardizzazione. L’integrazione con biopesticidi e soluzioni scalabili è fondamentale
04 agosto 2025 | 15:00