Fuori dal coro

Annalisa Zorzettig: ottimista di carattere, ma c’è molto da fare

La cura della terra? Assorbe tante energie. Il fare prevale di solito sul pensare, ma i giovani agricoltori sono tuttavia più acculturati

29 maggio 2010 | T N

Annata 1968, come si dice di un buon vino da invecchiamento, Annalisa Zorzettig è una giovane imprenditrice friulana nativa della zona Doc Colli Orientali del Friuli, dove ha sede l’azienda creata dal padre Giuseppe qualche decennio fa.

Vera “figlia della terra” Annalisa ha girato fin da piccola fra i filari delle vigne “curate come bomboniere” dalla sua famiglia, e ora trasformatesi in una tenuta di più di 100 ettari vitati. Oggi, insieme al fratello Alessandro, gestisce l’azienda con piglio sicuro, acume tutto femminile e mille idee in testa che puntano ad un unico obiettivo: la qualità dei suoi vini.



Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Da sempre in realtà. Fin da bambina ho vissuto nei campi aiutando i miei genitori, all’epoca non avevamo solo vigneti ma anche seminativo e c’era molto da fare. I risultati ottenuti da allora sono stati buoni, in continuo progresso, e questa è la cosa importante.

E’ soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Direi che sono ottimista in questo momento. Lo sono di carattere, è vero, però vedo che c’è molto lavoro da fare, ed è una buona cosa di questi tempi.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Certamente per colpa di interessi economici che spingono in altre direzioni, però non sono d’accordo con questa affermazione, soprattutto in riferimento all’ultimo decennio. Mi sembra invece che se ne parli di più, perché il tema è collegato a quello assolutamente prioritario della salvaguardia dell’ambiente e della tutela del territorio.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Assolutamente sì.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
In realtà non si è trattato di una decisione, ma di un destino, determinato dalla famiglia nella quale sono nata.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Teoricamente l’aggettivo dovrebbe essere “semplice”, ma considerando l’evoluzione di questo mondo, dalla terra al prodotto alla trasformazione alla vendita all’amministrazione, devo scegliere l’aggettivo “complesso, articolato”

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Senz’altro “utili”, ma allo stesso tempo “macchinose”, mi riferisco alla burocrazia.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Qualità, qualità, qualità.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Certamente quello dei biocombustibili, della ricerca nel campo dell’agricoltura ecosostenibile, è la via del futuro.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Nel nostro Friuli Josko Gravner, per il coraggio e la coerenza con i quali persegue le sue convinzioni.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Mi è piaciuto Zaia, il più vicino al mondo della viticoltura.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Sono senz’altro utili.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Mastro Don Gesualdo di Verga .

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Un classico, I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Un altro classico, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Penso sia una questione di cultura e forse anche di tempo. La cura della terra assorbe veramente tante energie, e il fare prevale di solito sul pensare. Però sono convinta che i giovani agricoltori siano molto più acculturati dei loro genitori, e dedichino una parte del loro tempo ad approfondire le loro conoscenze. Certo Internet ha reso tutto più facile.





(Si ringrazia per la collaborazione Laura Sbalchiero)

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