Fuori dal coro

Si chiama Elisabetta Leopardi ed è, per tutti, la paladina dei frutti dimenticati

Sento che il legame con la terra è come una magia che si crea passeggiando nei campi appena arati o assistendo al primo raccolto. Questa magia - ci confida l'imprenditrice marchigiana - mi ha rapito sin da quand'ero piccola

30 gennaio 2010 | T N

“Coltivazioni, problemi burocratici, nascita di un'impresa, ed ora mi ritrovo sola a dover dirigere la Elizabethsgarden, cercando di farmi conoscere con tutti i concorrenti che ti vogliono mangiare in un boccone!

Si presenta con queste parole Elisabetta Leopardi, marchigiana, appassionata della natura e di tutti i suoi risvolti. E aggiunge: “Mi sono rimboccata le maniche dal 1999, con il mio lavoro e con tutte le responsabilità del caso”.

A Numana, lungo la riviera del Conero produce conserve naturali, mostarde, gelatine, salse e paté. Dopo la laurea in scienze naturali, ora pensa ai frutti dimenticati, coltivati negli orti e nei giardini italiani: la pera giugnola, le giuggiole, il finocchio selvatico del Conero e altro ancora.

Appassionata di letture, prende spesso spunti e consigli per la vita proprio a partire dai libri.
Nel suo sito link esterno ci sono i testi che ha letto e che consiglia per gli appassionati del suo settore, l’archeologia arborea.




Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Ho iniziato a occuparmi della coltivazione e della trasformazione di prodotti agricoli a vent’anni, supportando mio padre. Alla sua scomparsa ho proseguito autonomamente la mia attività, puntando sulla valorizzazione della biodiversità e dei frutti antichi, anticipando l'interesse del pubblico verso questi prodotti.

E’ soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Ogni volta che si raccoglie il primo frutto della stagione, sapendo che ne seguiranno tanti altri che mi consentiranno la preparazione dei miei prodotti, la fatica e i sacrifici connessi all'attività agricola sono ripagati dalla felicità e dalla soddisfazione.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Non credo che il mondo rurale abbia perso centralità: la terra ci da’ il cibo, e questo non è mai marginale. L'abbandono della campagna, piuttosto, rappresenta il naturale punto d'arrivo del crescente dilagare del consumismo e di una concezione di vita basata sulla velocità e su un malinteso senso di avanzamento sociale.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
La terra italiana, così fertile e generosa, non può e non deve rivestire un ruolo ancillare nell'economia italiana; magari non di primo piano, ma sicuramente di grande rilievo.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Sento che il legame con la terra è come una magia che si crea passeggiando nei campi appena arati o assistendo al primo raccolto: e questa magia mi ha rapito da quand'ero davvero piccola.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Duro.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Coerenza. Esser coerenti nel portare avanti un'idea concreta nei fatti.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Rispetto.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Consiglierei di occuparsi, come me, del settore di produzione e trasformazione agroalimentare, sempre a livello artigianale.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Mio padre, che in mezzo secolo di conduzione dell'azienda agricola non ha mai perso di vista il rispetto per la terra né la doverosa profondità dei rapporti umani con chi collaborava con lui.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Luca Zaia, lo stimo moltissimo.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Il consumatore andrebbe educato a leggere le indicazioni di prodotto, che dal canto loro potrebbero essere forse, nel frattempo, di più immediato accesso ai non addetti ai lavori.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Un testo che ho letto recentemente. E’ di Libereso Guglielmi, Oltre il giardino, con ricette di piante e fiori selvatici e con i rispettivi riscontri evolutivi e storici... molto interessanti!

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery,libro in cui l'immaginazione e la realta vanno di pari passo e sempre al passo con i tempi!

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Il riposo della polpetta, di Massimo Montanari. Non è un libro di narrativa, ma di storie e paragrafi intorno al cibo. Come veniva definito un tempo ed ora: la fretta è cattiva consigliera della mente e dei modi di essere comportamentali. Saltello da un paragrafo a un altro, leggendo molti spunti che mi fanno riflettere e apprezzare sempre più il mio modo di essere riflessivo e meticoloso sulle cose della vita! Così come il cibo si apprezza molto di più se assaporato lentamente.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Si è perso il piacere del dedicare del tempo al proprio arricchimento interiore: la massificazione delle abitudini porta a compiere ripetitivamente i nuovi riti sociali, così lontani dalla riposante compagnia di un buon saggio.

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