Fuori dal coro 29/05/2004

ANTONELLA PERLA, GENIO E PASSIONE IN ATTESA DI TEMPI MIGLIORI

Consiglia Il barone rampante di Italo Calvino. Splendido esempio - afferma - di come si possa vivere sugli alberi. Ha una laurea in filosofia. Insegna. Non vive tra le nuvole, produce a Cerignola un extra vergine monocultivar Coratina molto apprezzato all'estero


Così si racconta ai lettori di “Teatro Naturale” Antonella Perla: “Sono nata a Roma nel 1962. Quando ero bambina la mia famiglia si è
trasferita in Puglia, a Cerignola, dove ha scelto di vivere in campagna.
Ho praticamente trascorso l’infanzia arrampicata sugli alberi e in giro
per i campi a cercar lumache e cicorie.
In città sono tornata per frequentare l’università. Mi sono laureata a
Bari, in filosofia, e sono poi partita per Vienna, dove ho imparato il
tedesco, insegnato italiano, fatto la guida turistica e tenuto corsi di
cucina italiana.
L’olio, il mio olio, mi ha sempre seguito. Attualmente sono insegnante
elementare di tedesco e, per passione, olivicoltrice”.
Un ritratto che raccoglie tutta la nostra simpatia e ammirazione.



Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Da tre anni. I risultati sono buoni, ma il mio olio, un monovarietale
di Coratina, è più apprezzato all’estero che in Italia.

E’ soddisfatta , perplessa o preoccupata?
Sono soddisfatta per il lavoro che ho già fatto, perplessa perché sono
davvero pochi i consumatori che sanno riconoscere un buon olio e
preoccupata perché temo di non farcela ad aspettare tempi migliori.

Perché il mondo rurale ha perso di centralità e importanza negli ultimi
decenni?

La vita urbana, nonostante tutto, è stata in grado di offrire migliori
condizioni di vita e di crescita.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore
primario in Italia?

No, ma potrebbe senz’altro rivestire un ruolo e un’importanza
maggiori.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Per non abbandonare l’uliveto di famiglia a cui sono molto affezionata.
Romanticismo a parte, sentivo di potermi prendere certe responsabilità.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo
Invitante.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria.
Flemmatiche.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani.
Non smettere di imparare. Anche in agricoltura gli esami non finiscono
mai.

Se dovesse consigliare ad un amico di investire in agricoltura, quale
comparto produttivo suggerirebbe?

L’olivicoltura, naturalmente. Occorre però avere molta pazienza e un
altro lavoro.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui
ispirarsi.

Cincinnato. Alla spada preferire l’aratro! Citazione a parte, ha la mia
ammirazione chi sa cambiare al momento giusto.

Un ministro agricolo al quale si sente di esprimere pieno
apprezzamento.

Ripartirei l’apprezzamento: metà a quello attuale e metà a quello
precedente.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo
confondono?

Lo aiutano, ma vanno spiegate, anche ripetutamente.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere.
Il barone rampante di Italo Calvino, splendido esempio di come si possa vivere solo sugli alberi.

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto.
Purezza e pericolo, saggio di Mary Douglas. Le norme igieniche, l’idea di sporco e di pulito, hanno innanzitutto un valore simbolico che serve a differenziare un popolo da un altro. Pubblicato nel 1966, lo ritengo
ancora molto attuale.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Il medico di corte di Enquist.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Gli italiani, perché preferiscono lo stare in compagnia alla solitudine di
una buona lettura; gli agricoltori, perché non lo ritengono formativo ed
utile per il proprio lavoro.

di T N