Fuori dal coro 13/12/2008

Alberto Arlunno, il vignaiolo di Ghemme che "respira" Nebbiolo

Appassionato di archeologia e di storia della vite e del vino, crede che la realtà legata al mondo contadino sia in via di estinzione: c'è futuro solo con una produttività aziendale ben organizzata


Alberto Arlunno è nato a Ghemme nel maggio 1953. Dopo la maturità classica si è laureato in Scienze Agrarie all’Università degli Studi di Torino e ha successivamente conseguito la specializzazione in viticoltura ed enologia. Sposato, con due figlie, dal 1983 dirige gli Antichi Vigneti di Cantalupo.

E’ appassionato di archeologia e di storia della vite e del vino, specie dell’area del Ghemme dove, da oltre due millenni si “respira” Nebbiolo. I suoi vini hanno perciò nomi latini.

Il Ghemme, vino amato da Francesco Sforza, è legato a cerimoniali natalizi dell’Ottocento e del Quattrocento: da ciò è nata la ormai tradizionale collezione della Bottiglia di Natale che apre al fascino di quegli antichi Natali. Da diciotto anni, in occasione delle festività natalizie, Arlunno propone agli appassionati collezionisti delle etichette d’autore e agli amanti del buon vino una particolare riserva di Natale.

L'azienda Antichi Vigneti di Cantalupo, di Alberto Arlunno, punta da anni a valorizzare al meglio il Nebbiolo, considerandolo un vitigno di eccellenza. Il Ghemme di Arlunno è ottenuto vinificando separatamente le uve coltivate nei vari vigneti. L’etichetta natalizia 2008 è un omaggio alla prestigiosa porcellana della Royal Copenhagen, le porcellane blu che hanno trovato collezionisti in ogni angolo del mondo, ed al primo centenario del piatto di Natale (il primo fu prodotto nel 1908), ma anche alla figura di Francesco Sforza Duca di Milano.

Secondo alcuni storici, infatti, Francesco Sforza, riprese la tradizionale cerimonia dello “zocco”, il ceppo di Natale che, posto su di un letto di ginepro, veniva acceso la notte della vigilia. La notte del 24 dicembre 1465 nelle sale del Castello milanese invitati e commensali si scambiarono gli auguri davanti allo zocco odoroso in fiamme, brindando al Natale con il vino di Ghemme che sparsero poi anche sulle vivide fiamme dello zocco.




Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Mi occupo di viticoltura da circa 25 anni con buoni risultati.

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?
Soddisfatto per avere contribuito al rilancio di una storicissima area vitivinicola e per aver reso, a mia volta, tante persone soddisfatte.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Dipende da che cosa si intende per mondo rurale; la realtà legata al contadino è sicuramente in via di estinzione, invece quella legata ad una produttività aziendale ben organizzata ha sicuramente un futuro.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Certamente. Scommettendo su di esso quale giacimento di inimitabile ed irripetibile valenza, patrimonio del Giardino d’Europa.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
La mia famiglia, a partire dalla fine degli anni ’60, quando il Ghemme ottenne la doc, investì molto nella viticoltura, impiantando nuovi vigneti, ampliando le proprietà viticole e costruendo una nuova cantina. A tutto questo si è aggiunto il mio legame con la terra in cui vivo, con la sua illustre storia di celebre terroir.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Il mondo del vino è sicuramente affascinante.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Alcune di esse, valide.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Qualità.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Io conosco bene solo quello viticolo e, nonostante i suoi alti e bassi, penso che sarebbe un buon investimento.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Angelo Gaia, il re del Barbaresco. A lui si deve la notorietà di questo vino.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Marcora: persona determinata, pratica anche per la sua profonda conoscenza del mondo rurale, verso il quale si è prodigato a risolverne i problemi. Ebbe comunicativa eccezionale.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
L’immagine stessa dell’azienda deve garantire la qualità dei suoi prodotti.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
La piramide doc, di Mario Fregoni.

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Il ritratto di Dorian Gray, di Oscar Wilde.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
La cattedrale del mare, di Ildefonso Falcones.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Forse perché guardano molto di più la TV?

di T N