Fuori dal coro 29/11/2008

I cinque cugini della svolta, insieme per rilanciare l'olio del Salento

"Non possiamo credere che di questa agricoltura non si possa salvare proprio nulla", dicono. Dopo gli enormi sacrifici dei padri, gli Stasi uniscono le forze per dimostrare che qualcosa può cambiare


Cinque giovani cinque, uniti nel nome dell'olio. Quello di qualità ricavato dalle olive, naturalmente. Una donna, Margherita, e quattro giovani animati da passione e voglia di agire, in un Salento che vuole imporsi all'ettenzione con le sue produzioni d'eccellenza.

"Le Aziende Agricole Stasi - dicono di sé i Figli della Terra che abbiamo deciso di presentare ai nostri lettori - altro non sono che il frutto dell'intesa di cinque cugini, nati in una bella realtà produttiva locale e cresciuti con la voglia di dimostrare le enormi potenzialità della propria terra".

Una zona ad alta intensità olivicola, dove la pianta tanto cara agli dèi domina incontrastata il paesaggio. Oggi - in provincia di Brindisi, a Torre Santa Susanna per l'esattezza - l'azienda condotta dai cinque cugini è una realtà olivicola riconosciuta per l'estrema qualità dei propri oli e per l'eleganza delle sue confezioni in Italia e all'estero. Sono complessivamente 80 ettari con circa 15 mila piante a sistema intensivo e 2 mila esemplari plurisecolari.

Chi sono gli Stasi? Oltre a Margherita, che ha risposto alle nostre domande, vi sono i suoi fratelli Francesco e Sergio e i cugini Francesco e Andrea.



Da quanto tempo vi occupate di agricoltura e con quali risultati?
Siamo cresciuti facendo e amando inconsapevolmente questo mestiere. Nel
2001 abbiamo deciso di dedicarci completamente al rilancio della nostra
azienda perché dopo gli enormi sacrifici e le ammirevoli scelte
imprenditoriali dei nostri padri ci ritrovavamo con un enorme potenziale
non ancora del tutto espresso e soprattutto mal apprezzato.

Siete soddisfatti, perplessi o preoccupati?
Viviamo un periodo di profonda crisi del settore. Produrre qualità non paga. Purtroppo non possiamo dirci totalmente soddisfatti probabilmente perché al di là delle attuali situazioni nelle quali grava il comparto olivicolo, siamo animati da un'incontenibile voglia di realizzare e di fare sempre meglio.
Quello che fa la differenza spesso è provare a districarsi tra le enormi difficoltà create dal momento economico sfavorevole, dalle politiche sbagliate e dalle tante cose che non vanno in agricoltura. Cerchiamo semplicemente di sfruttare ciò che di buono c'è. Non possiamo credere che di questa agricoltura non si possa salvare proprio nulla.

Perchè il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi
decenni?

Il nostro paese ha scelto in passato di sostenere altri tipi di economia inseguendo un'idea di sviluppo che ha trascurato la forza più grande che ha la nostra Italia: la generosità e le grandi potenzialità della sua terra ed in particolare del Meridione. Sfruttato, mal governato e valorizzato.

Credete che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario
in italia?

Sicuramente si, ma ha bisogno di essere gestito con maggiore professionalità e rivalutato.

E voi perché avete scelto di operare in agricoltura?
Perché è quello che abbiamo sempre fatto con orgoglio. Perché ci crediamo
fortemente.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Disorganizzato, quindi difficilmente rappresentabile. La scarsa autorevolezza che il nostro Paese dimostra spesso a livello europeo nasce probabilmente anche da questo.

Un aggettivo invece per definire le associazioni di categoria?
Ancora troppo poco concrete. Ci sono però ampi margini di miglioramento.

Una parola d'ordine per l'agricoltura di domani?
Sveglia! A volte è inutile, ci lamentiamo solo di ciò che non va e altre volte ci diamo tanto da fare, ma alla fine... andando nella direzione sbagliata!

Se doveste consigliare ad un amico di investire in agricoltura, quale
comparto produttivo suggerirebbe?

Qualsiasi, l'essenziale è avere professionalità, serietà e buone capacità
imprenditoriali. In questo settore non ci si può permettere di improvvisare.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui
ispirarsi?

Senza dubbio mio padre. Quello che sono e quello che ho lo debbo a lui.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Proprio quello attuale, il Ministro Luca Zaia. Il periodo che stiamo
attraversando è senza mezzi termini mortificante per gli agricoltori
italiani, e per chi intende produrre qualità. Adesso più che mai abbiamo
estremo bisogno che chi ci governa e rappresenta faccia le scelte giuste e
tempestive. A lui tutto il nostro incoraggiamento.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo
confondono?

Le certificazioni sono fondamentali perché testimoniamo la volontà di una
determinata azienda di garantire precisi standard qualitativi e di produzione. Occorre insistere dunque con l'educazione alimentare e con l'informazione. Ci auguriamo che con il tempo i consumatori imparino ad acquistare con maggiore consapevolezza. Il "saper scegliere" non è una questione meramente economica, ma la possibilità, ancora poco praticata, di migliorare la qualità della vita proprio in rapporto alle scelte alimentari.

Un libro relativo al mondo rurale che consigliereste di leggere?
Le guide sugli oli extra vergini o una pubblicazione tra le tante che parli dello stretto legame tra olio e salute.
C'è ancora bisogno di dire e ribadire che l'olio extra vergine d'oliva "fa bene alla salute"!

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Probabilmente non c'è. Ognuno si lascia prendere da letture diverse che
colpiscono e segnano a seconda dello spirito e dello stato d'animo con le
quali si leggono.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Buono, pulito e giusto di Carlo Petrini , il fondatore di Slow Food.

Perché gli italiani e gli agricoltori in particolare non leggono?
Siamo un popolo con cattive abitudini, dure a morire.

di T N