Fuori dal coro 26/04/2008

Natascia Riggi, con lo sguardo attento a difendere le piante

Occorre crederci di più, l'agricoltura italiana oggi ha perso in credibilità. Peccato che le associazioni di categoria siano troppo inquadrate e vicine al mondo politico. Qualità e serietà sono le parole necessarie per segnare la svolta


Natascia Riggi è nata a Trieste il 22 settembre 1978, da famiglia italo–slovena (mamma slovena papà romano). Di madrelingua slovena, durante l’infanzia ha frequentato nel capoluogo giuliano le scuole dell’obbligo, con lingua d’insegnamento slovena. Nel 1998 ha conseguito invece il diploma di Maturità Classica presso il liceo “Manieri - Copernico” di Roma; mentre nel 2005 ha conseguito, presso l’Università di Udine, la laurea in Agraria con indirizzo gestionale, svolgendo una tesi sperimentale sullo studio genetico, chimico fisico e agronomico della cultivar d'olivo autoctona della provincia di Trieste Bianchera-Belica; e ha inoltre frequantato corsi di specializzazione in entomologia applicata alla difesa dell’olivo presso la Scuola Superiore S. Anna di Pisa.

Attualmente svolge la libera professione di tecnico di lotta guidata e integrata in viticoltura e olivicoltura specializzata in metodologie agronomiche a basso impatto ambientale.




Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Da sei anni. Frequentavo ancora l’università, quando mi hanno proposto di affiancare un equipe di agronomi professionisti che si occupavano di agrometereologia e lotta integrata nel territorio italo-sloveno.
Negli anni la mia professionalità è cresciuta, oggi posso affermare con certezza d’aver raggiunto ottimi risultati tecnici nell’ambito della lotta guidata alla mosca dell’olivo (B. Oleae) nella provincia di Trieste, ma c’è ancora molto da fare…

E' soddisfatta, perplessa o preoccupata?
In passato si diventava agricoltori solo in modo ereditario “da padre in figlio”, oggi invece ci si avvicina all’agricoltura solo per fare business, o solo per ricevere i contributi, ma quando ci si accorge della realtà, della difficoltà e dell’incertezza del raccolto allora questa viene abbandonata.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Continuando in questo modo no! L’agricoltura ha perso di credibilità. Gli stessi produttori non sono convinti della qualità dei propri prodotti, per questo motivo vengono sorpassati dalle produzioni estere.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
La mia professione è stata quasi una vocazione, è un lavoro che fa parte delle mia vita, che nasce da un profondo amore per la natura e dell’agricoltura.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Poliedrico, inesauribile, come la natura che ad ogni ciclo si rinnova.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Inquadrate, troppo legate al mondo politico.

Una parola d'ordine per l'agricoltura di domani?
Qualità e serietà.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Quello olivicolo, sicuramente; ma non solo, l’olivicoltura non può esser vista come una monocoltura, va integrata e associata.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui
ispirarsi?

Un agricoltore della provincia di Trieste, di cui preferisco non fare il nome, che con la sua tenacia e la sua determinazione, anche contro le opinioni altrui, ha portato avanti le proprie idee ed è riuscito a creare un frantoio e un prodotto di elevatissima qualità.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Credo che la politica e l’agricoltura non vadano di pari passo, e i diversi ministri dell’agricoltura susseguitisi negli ultimi anni abbiano fatto solo danni, in quanto non sono tecnici dell’argomento, e pertanto non hanno avuto la sensibilità giusta per affrontare le varie problematiche.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Per un consumatore ben educato sono utili perché permettono un veloce riconoscimento del prodotto di qualità, ma dall’altra parte la certificazione deve essere seria.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Per chi opera in agricoltura, consiglio il Manuale di Entomologia Applicata di Aldo Pollini (sic!)

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Umberto Eco,Il nome della rosa.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Giampiero Cantoni, Ti amo tesoretto, nell’era di Padoa Schioppa.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Sono pigri.

di T N