Fuori dal coro 01/03/2008

Maria Grazia Barone, una musicologa a cui piace prendersi cura degli alberi d'olivo

Se le piante non vivono in uno stato di benessere, dice, anche chi le coltiva prova grande frustrazione. Nella sua azienda si punta alla ricerca, con l'aiuto dell' Istituto sperimentale dell'olivicoltura di Rende


Maria Grazia Barone è titolare dell'azienda agricola Arcaverde. Pur avendo vissuto sin dall'infanzia a diretto contatto con la natura, in Calabria, ha iniziato tardi ad occuparsi di agricoltura a livello professionale.

Per molti anni si è dedicata agli studi musicologici e all'insegnamento della musica, ma dal 1992 ha iniziato a curare l'azienda agricola ereditata dai nonni, supportata dal marito Arnaldo Caruso, medico di professione ed olivicoltore per passione.

"Mio marito - aggiunge Maria Grazia Barone - svolge attività di ricerca in campo medico (è professore ordinario di microbiologia all'Università degli studi di Brescia e sta lavorando alla realizzazione di un vaccino contro l'Aids), ma per pura passione ha esteso il campo delle sue ricerche nell'ambito olivicolo e
partecipa a un progetto di ricerca che vede coinvolti gruppi di ricercatori
di tutt'Italia, coordinati dal dott. Enzo Perri, direttore dell'Istituto Sperimentale per l'Olivicoltura".
Il professor Arnaldo Caruso, per l'esattezza, svolge esperimenti per valutare l'attività biologica di alcuni componenti dell'olio.

Maria Grazia Barone è molto impegnata sul fronte dell'olio di oliva, tanto che da alcuni anni ha conseguito il titolo di assaggiatore conferitole dall'Onaoo, ed è inoltre iscritta all'albo professionale degli assaggiatori della regione Lombardia, dove svolge regolarmente l'attività di panelista per conto dell'Aipol di Brescia, oltre a far parte di numerosi concorsi nazionali e internazionali.

Maria Grazia Barone con il marito Arnaldo Caruso

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Pur avendo vissuto fin dall'infanzia a contatto con la natura calabrese, ho iniziato tardi ad occuparmi di agricoltura a livello professionale. Infatti per molti anni mi sono dedicata agli studi musicologici ed all'insegnamento della musica e gli oliveti erano per me solo un luogo ameno dove passeggiare. Dal 1992, invece, ho iniziato a curare l'azienda agricola ereditata dai miei nonni e, da allora ho dedicato una grande attenzione all'olivicoltura cercando di mantenere un giusto equilibrio fra modernità e tradizione, fra prodotto di qualità e rispetto dell'ambiente. In questo percorso sono sempre stata supportata da mio marito, Arnaldo Caruso, medico di professione e olivicoltore per passione.

E' soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Non è stato facile in questi anni superare tutti i problemi pratici che di volta in volta abbiamo incontrato, specialmente a causa della distanza che ci separa dalla nostra azienda collocata in Calabria mentre noi, per gran parte dell'anno viviamo a Brescia. Ma sappiamo bene che quando c'è una buona dose di entusiasmo si affrontano tutte le difficoltà. Molte, comunque, sono state anche le soddisfazioni ottenute, fra tutte voglio ricordare l'individuazione di alcune varietà di olivi tipici della zona di Cerchiara di Calabria, rappresentati solo da pochi antichi esemplari, la "Spezzanese", l'"Olivella Cerchiarese", la "Dolce di Cerchiara" e la “Corniola” che ora sono propagate nella nostra azienda e nel campo collezione dell'Istituto Sperimentale per l'Olivicoltura di Mirto, in provincia di Cosenza.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Penso che l’Italia abbia tutte le potenzialità per conservare un ruolo centrale nell’agricoltura e la forza viene dalla ricchezza dei prodotti tipici che ogni angolo della penisola può offrire, sia in ambito agro-alimentare, sia nel settore zootecnico.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Mi piace il contatto diretto con la terra, mi piace toccare la corteccia degli alberi, sentire i profumi della natura, osservare il mutare dei colori nei vari periodi dell’anno. E poi è molto bello prendersi cura degli alberi di olivo, accoglierne i frutti, godere di ciò che la natura ci offre.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Schietto.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Latitanti.

Una parola d'ordine per l'agricoltura di domani?
Valorizziamo i prodotti tipici di ogni territorio.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Prima di pensare al prodotto finale mi preoccuperei di capire il tipo di coltura più idoneo al territorio che si vuole coltivare tenendo conto del clima, della natura del terreno, del paesaggio agrario circostante. Se le piante non vivono in uno stato di benessere anche chi le coltiva prova grande frustrazione.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui
ispirarsi?

Un modello di imprenditrice agricola molto significativo è per me Mary Cefaly, una nobildonna calabrese purtroppo scomparsa da alcuni anni. Era una donna esile e minuta nella figura, ma estremamente determinata nel perseguire il suo progetto di modernizzazione dell’agricoltura della nostra regione. Fra i tanti meriti che le si possono ascrivere, mi piace ricordare come ella, negli anni Ottanta, sola con il suo coraggio e un pizzico d’astuzia, sia riuscita ad arginare lo strapotere delle multinazionali che detenevano il monopolio per la commercializzazione dei pompelmi israeliani in Italia e ad aprire in piccolo varco nel mercato per i pompelmi prodotti in Calabria.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Credo che, fino ad oggi, i vari ministri che si sono succeduti abbiano tenuto a cuore gli interessi dei grandi industriali dell’olio più che quelli degli olivicoltori. Inoltre, non c’è mai stata una vera politica volta a rivitalizzare le aree marginali del Paese, con l’inevitabile conseguenza del progressivo spopolamento di territori sempre più vasti e sempre più minacciati da incendi ed erosioni.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Al momento mi pare ci sia gran confusione e molta ignoranza fra i consumatori e, talvolta, poca serietà da parte di alcuni organismi di controllo nel rilasciare certificazioni. Tutto ciò ovviamente nuoce ai consumatori che non vengono tutelati adeguatamente e ai produttori seri che invece rispettano i disciplinari.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Vorrei consigliare a tutti la lettura di Impulsi Scientifico Spirituali per il Progresso dell’Agricoltura di Rudolf Steiner, un testo che risale al 1924 e che propone i concetti di “terreno agricolo come organo reale” e delle “intime azioni naturali reciproche” all’interno delle diverse attività rurali. Molte sue considerazioni possono sembrare visionarie, ma in fondo ci aiuta ad uscire dalla logica dell’”usa e getta” che investe tutti gli ambiti dell’uomo moderno, incluso quello agricolo.

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
L’amore ai tempi del coleradi Gabriel Garcia Marquez.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Sto rileggendo la biografia di W. A. Mozart di W. Hildesheimer e Muzio Clementi e la fondazione della didattica pianistica di Maria Marano.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
E’ un vero peccato che si legga così poco in Italia, in quanto dove non c’è cultura non ci può essere crescita e sviluppo. Ritengo che la comunicazione attraverso le immagini, più immediata e diretta del testo scritto, abbia preso il sopravvento e non prevedo nell’immediato un cambiamento di rotta.

di T N