Fuori dal coro

Enrico Rana? Punta su qualità e buona comunicazione

Fa l'enologo e gestisce un agriturismo a Montalcino. Per lavorare al meglio, dice, è necessario essere spinti da una forte passione

16 febbraio 2008 | T N

Enrico Rana è nato ad Asolo, in provincia di Treviso, nel 1978.
Nel 2004 si è laureato in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche presso l'università di Padova, nella sede di Conegliano.

Il suo ingresso nel mondo professionale della viticoltura e dell'enologia avviene già nel corso del 2001, con esperienze in diverse aziende venete nelle vesti di tecnico di vigneto.

Nel 2005 si è trasferito a Montalcino, in provincia di Siena, dove ha iniziato a
gestire il suo agriturismo "Poggio al Sole", mentre dall'agosto 2006 ha avviato la commercializzazione del Brunello di Montalcino "Sole del Poggio" e, nel 2007, del rosso toscano "Oro del Poggio".

Parallelamente a questi impegni, collabora con il winemaker Roberto Cipresso,
presso la sua cantina sperimentale WineCircus, oltre che nel suo gruppo di
consulenza Winemaking di Montalcino.




Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Da quasi quattro anni, da quando mi sono laureato in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche e mi sono trasferito a Montalcino per fare l’enologo. Per veri risultati c’è ancora da aspettare, il mio percorso è appena iniziato.

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?
Sono soddisfatto perché penso che con volontà, pazienza e impegno il mondo del vino possa dare ancora grandi possibilità.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Forse perchè il mondo rurale è legato da sempre alla stessa mentalità che, ad oggi, risulta essere obsoleta e non è riuscito a stare al passo con gli altri settori. Comunque credo che ci si sia reso conto di questo e oggi si vede una certa ripresa del settore.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Il comparto agricolo è fondamentale e per questo sarà sempre un settore primario, è importante però che gli imprenditori agricoli siano in grado di tenerlo vivo puntando su qualità e buona comunicazione per i nostri prodotti.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
L’ho scelto quando ho scoperto Montalcino, dieci anni fa, e ho ascoltato i consigli di persone a me molto care che operano in questo settore da molto tempo ottenendo grandi soddisfazioni.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Difficile nel complesso ma una volta che ci sei dentro è molto affascinante

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Utili ma non indispensabili.Troppo legate ai finanziamenti che alla qualità del prodotto.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
comunicazione e tracciabilità!Il consumatore è diventato molto esigente e vuole sapere tutto di ciò che compra, soprattutto nell’agroalimentare.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Nel mio caso, gli proporrei il comparto del vino, ma gli farei conoscere anche altri settori così potrà avere una visione completa e potrà scegliere quello che più sente fatto per lui, proprio perché per lavorare al meglio in questo settore è necessario essere spinti da una forte passione. Non ritengo possibile decidere “a tavolino” come e dove operare.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Personalmente non ho un imprenditore agricolo di riferimento, certo nutro una profonda stima per Roberto Cipresso che, come professionista e consulente considero un esempio da seguire.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Non ho una grossa esperienza e, ad oggi, non posso esprimere dei giudizi.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Le certificazioni di prodotto sono utilissime per il consumatore, il quale dev’essere sicuro di quello che acquista nell’agroalimentare. Sono le aziende produttrici che devono essere serie ed attente nel rispettare i vari disciplinari.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
”Lavandaie” di Pascoli e “Il sabato del villaggio” di Leopardi sono due poesie che sicuramente rispecchiano il mio modo di vivere e concepire il mondo rurale.
Un libro? Lo sto ancora cercando…

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Il Principe di Niccolò Macchiavelli

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Elogio dell’invecchiamento, di Andrea Scanzi

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Forse perché gli “agricoltori per vocazione” credono che le cose più importanti siano l’esperienza pratica e la tradizione e tendono ad avvicinarsi con diffidenza ai libri.


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