Fuori dal coro

Charlotte Horton, scrittrice e giornalista, tra vino e olio

Una inglese in Maremma, nel Castello di Potentino. Grande passione e talento, produzioni d'eccellenza, ma l'eccesso di burocrazia sfianca. C'è, in Italia, una tendenza all'ostruzionismo e all'antagonismo menefreghista

26 gennaio 2008 | T N

Charlotte è nata a Chelsea, Londra, nel 1963. Dottorato in Letteratura , ha lavorato per Vogue, Secker & Warburg (casa editrice) e poi in qualità di giornalista e scrittrice free lance. Tra i suoi impegni, quelli relativi al restauro e a iniziative di produzione e commercio di vino, e di altri prodotti, oltre all’organizzazione di eventi per Castello di Montepo’ & Castello di Potentino.
Il Castello di Potentino, in particolare, è situato nell’area vinicola della Doc Montecucco, sulle pendici del Monte Amiata, nei pressi del comune di Seggiano, in provincia di Grosseto. Le fondamenta originarie sono etrusche, ma la struttura principale risale al Rinascimento. Una totale ristrutturazione del castello è stata da poco portata a termine. La tenuta comprende quattro ettari di vigne e alcune centinaia di antiche piante di ulivo. Il suo vino è stato premiato con 4 su 5 stelle dalla rivista “Decanter” e con 4 su 5 bottiglie da “Guida Espresso”.

Charlotte Horton

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Dal 1989 al 1999 presso il Castello di Montepo’ e dal 2000 nel Castello di Potentino. Con risultati positivi: due monumenti storici salvati della rovina e i riconoscimenti della Guida Espresso e della rivista Decanter per il ‘Sacromonte’ del Castello di Potentino. L’obiettivo del mio impegno agricolo è la qualità e tipicità del prodotto, in vista di un mercato che comprende l’Italia, l’Inghilterra e l’America. Ma non mancano le esperienze negative, per gli altissimi costi di produzione e l’eccessiva burocrazia e tecnocrazia.

E' soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Soddisfatta per il mio lavoro, perplessa e preoccupata per il contesto operativo. C’è una generale tendenza all’ostruzionismo, all’indolenza e all’antagonismo menefreghista degli enti e di quelle figure che dovrebbero essere al servizio del cittadino. Mi preoccupa la mancanza di infrastrutture, ormai normale fuori dall’Italia per il funzionamento del ‘business’ nel mondo. La scarsa presenza della banda larga, per esempio, lascia stupiti. Mi lasciano inoltre perplessa le manipolazioni dei regolamenti e delle leggi allo scopo di sfruttare o minacciare il cittadino, controllare il mercato e, sopratutto, con il proposito di creare una classe di raccomandati, di politici/consulenti/dirigenti parassitari che vivono sul lavoro e gli investimenti degli altri. Temo che alla fine saremo lasciati da soli, a causa di questa classe di parassiti, senza quindi nessuna produzione, nessun prodotto e nessuna rendita economica!

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Perché la politica economica americana lotta per la dominazione del mercato tramite finti regolamenti, non applicati con rigore in America, ma che sono stati accettati in Italia senza adattarli in modo appropriato al contesto. Un esempio. da dove viene l’Haccp? E’ stato sviluppato da una multinazionale, l’americana Pilsbury (di fama Haagen-Das & Burger King), adottata dalla Nasa per programmi spaziali. Ebbene, che cosa ha a che fare con la produzione tipica di formaggio o di vino italiano. Per una produzione di tipo industriale, in fabbrica va bene, però una accettazione incondizionata è ingiusta e autodistruttiva. I costi di applicazione di tali regolamenti sono enormi per il cittadino, già tassato; e stanno così strangolando tutti i piccoli produttori che vogliono fare l’agricoltura tradizionale e che hanno creato la fortuna dell’enogastronomia italiana.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Se la politica continua cosi, no.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Per passione, amore e fede. Assaporare è un diritto umano – dobbiamo proteggere la saggezza del gusto e conservare i sapori e i valori della terra, quelli che definiscono il carattere umano.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Abusato.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Trascurabili.

Una parola d'ordine per l'agricoltura di domani?
Tipicità il vero terroir.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Aprire una agenzia di consulenza sanguisuga.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui
ispirarsi?

Guardo indietro, e penso a Leo Tolstoy.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Lo trovo anche in questo caso nel passato, e penso a Leopoldo II di Lorena.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Il Principio è buono. L’applicazione confusa e piuttosto sfruttata

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Il Grande Libro di Natura

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Ode al Vino, di Pablo Neruda, ma anche Il Libro dell’inquietudine, di Fernando Pessoa.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Il Mercante di Prato, di Iris Origo, La casa e la vita domestica nel Rinascimento, di Flora Dennys; e le Confessioni, di Leo Tolstoy.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Perché sono stati rincoglioniti guardando la TV. E’ stato fatto un lavaggio del cervello.


Charolotte Horton con alcuni suoi collaboratori

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