Fuori dal coro 16/06/2007

SARA CATABBO: SI GUARDA ALLA BELLA VESTE, TRA ETICHETTA E BOTTIGLIA, MA NON VA TRASCURATO IL FATTO CHE IL VINO SI FACCIA ANCHE CON L'UVA

Dal Molise, con la voglia di lanciare nel mondo la Tintilia, un vitigno autoctono scomparso da secoli e ora riproposto con successo. Il mondo agricolo da' soddisfazioni ma è difficile e non lascia dormire sonni tranquilli. I sacrifici fatti, aprono comunque a un barlume di luce. Occorre insistere


Sara Catabbo è nata a Termoli nel 1978 e vive a San Martino in Pensilis, sempre in provincia di Campobasso.
Dopo la laurea in giurisprudenza, dal 2005 lavora nell'azienda di famiglia
occupandosi, in particolar modo, della commercializzazione e della
valorizzazione della Tintilia, vitigno a bacca rossa autoctono molisano.




Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
In prima persona da circa tre anni, ma sono cresciuta in una zona qual è il Molise, terra da sempre dedita all’agricoltura con un padre che ha trasmesso a me e ai miei fratelli non solo l’amore per la terra, ma, soprattutto la passione per “l’innovazione della tradizione”.
Lui, infatti, da commerciante cerealicolo, (nel ’78 grazie alla sua opera si espande la coltivazione del girasole in Molise e qualche anno dopo è artefice della diffusione della cultura/coltura dell’orzo da seme), nel 1990 comincia ad impiantare vigneti e qualche anno dopo costituisce la I.A.C. Industrie Agroalimentari Consociate, dedita alla produzione di mosti parzialmente fermentati.
Oggi, insieme ai miei fratelli possediamo un’ azienda di circa 60 ha, di cui 40 coltivati a vigneto ed una cantina interamente termocondizionata, dotata di macchinari tradizionali e moderni con cui produciamo vini di qualità che pian piano cominciano a trovare riscontro positivo da parte dei consumatori.

E’ soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Soddisfatta sì, sicuramente perché nell’ultimo periodo i sacrifici fatti cominciano a vedere un barlume di luce. All’ultima edizione del Vinitaly il mio papà è stato proclamato “Benemerito della Vitinicoltura Italiana” per aver recato un determinante contributo allo sviluppo della viticoltura e alla valorizzazione dell’enologia italiana, con l’attribuzione della Medaglia di Cangrande per la sua Tintilia (vitigno autoctono molisano, da secoli scomparso, sul quale oggi è puntata l’attenzione della viticoltura molisana).
E poi la Medaglia d’oro con la Falanghina del Molise Doc “Xaatuis”, unico barricato bianco molisano, che all’ 8 Selezione Nazionale Vini da Pesce, ha ottenuto il podio nella categoria Vini Bianchi Secchi Tranquilli Doc e Docg barricati o comunque affinati in legno, sbaragliando anche nomi altisonanti dell’enologia italiana.
Perplessa e un po’ preoccupata, poi, perché il mondo agricolo è un mondo difficile, che sicuramente non ti da la possibilità di dormire sonni tranquilli. C’è sempre la paura che le calamità naturali possano distruggere i sacrifici di duri tempi di lavoro e, poi, perché non sempre il sacrificio trova apprezzamento.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Perché si è troppo attenti alla forma e poco alla sostanza.
Si guarda alla bella bottiglia o alla bella etichetta e anche al contenuto che può essere più o meno discreto, senza pensare che il prodotto è tale solo se la terra lo consente.
Come si suol dire nel mio settore: il vino si fa anche con l'uva...

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Se opportunamente coadiuvato sì. L’appello, per quanto banale sia, è sempre rivolto alle istituzioni…Purtroppo l’entrata nella Comunità Europea ha soltanto esasperato una situazione già critica… I nostri costi di produzione non reggono il confronto con quelli della Spagna.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Forse perché mi ci sono trovata!
No, in realtà non è così…ho avuto l’opportunità di laurearmi in giurisprudenza, ed ero indirizzata su quella strada, ma la soddisfazione per me non era la stessa…
D’altronde c’è ancora qualche figlio che segue le tracce del padre, no?

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Meglio due: affascinante e difficile

Un aggettivo per definire la Associazioni di Categoria?
Piene di buoni propositi…

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Qualità

Se dovesse consigliare ad un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo consiglierebbe?
Se vuole una vita tranquilla, glielo sconsiglierei, ma se vuole piccole soddisfazioni, non c’è settore migliore di un altro

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Sicuramente mio padre…dai cereali alla vigna…il passo non è breve!

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Non saprei. Non ho adeguate conoscenze.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Sono utili, perché il consumatore è oggi, indubbiamente, molto attento a ciò che compra, ma da produttrice ritengo che i costi per accedere all’iter della certificazione debbano essere ridotti, d’ altronde rendiamo un ulteriore servizio ai consumatori…e in questo le istituzioni dovrebbero aiutarci.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Le Terre del Sacramento di Francesco Jovine

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Uno, nessuno, centomila di Luigi Pirandello.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
La Nuova Legislazione Vinicola…ogni giorno le leggi cambiano!

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Forse per presunzione.


Risposte raccolte da Mena Aloia

di T N