Fuori dal coro

GIACOMO E FRANCESCA ZERBONE. OVVERO, LA PASSIONE PER LA TERRA DI PADRE E FIGLIA

Uniti nel nome dell’olivo, dell'olio e della ruralità. A Ginestro, in Liguria, sfidano ogni difficoltà pur di fare agricoltura in modo serio, senza perdere il contatto con il mondo. Tutti cercano il posto di lavoro dietro a una scrivania, ma si può trovare appagamento anche fermandosi in campagna

10 febbraio 2007 | T N

Francesca Zerbone è nata a Imperia nel 1979. Terminato il liceo classico, ha fatto vari e disparati lavori, finendo con il trasformare in lavoro ciò che prima faceva solo per piacere: “per un cuoco è molto importante scegliere bene gli ingredienti”, dice; “io faccio di più, me li coltivo, con l’aiuto dei miei genitori”.

Giacomo Zerbone è nato a Imperia nel 1948 e risiede a Ginestro. Nel tempo si è occupato di diverse cose che gli hanno dato di che vivere, tenendo saldo il legame con la terra. Da circa dieci anni l’ olivicoltura è diventata la sua unica fonte di reddito, per questo ha ricominciato a studiare.


Uno scorcio dell'azienda della famiglia Zerbone in Liguria

Da quanto tempo vi occupate di agricoltura e con quali risultati?
Francesca: Da cinque anni, con risultati buoni; ma si può migliorare.
Giacomo: Da sempre, con risultati ogni anno migliori.


Siete soddisfatti, perplessi o preoccupati?
Francesca: Perplessa in quanto la gente non è purtroppo adeguatamente informata.
Giacomo: Soddisfatto dei risultati che ottengo.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Francesca: Tutti cercavano il posto dietro ad una scrivania, pensando che un lavoro manuale fosse da “poveri”.
Giacomo: Perché il cibo si “fabbrica” nei supermercati e non nei campi.


Credete che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Francesca: Deve diventarlo.
Giacomo: Sì, per l’ enorme patrimonio di biodiversità.

E voi perché ha scelto di operare in agricoltura?
Francesca: Terminata la scuola mi sono detta: “con quello che ho e con cosa so fare, che posso fare di produttivo?”
Giacomo: Perché la terra, con l’aria e l’ acqua, sono la vita.


Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Francesca: Molteplice.
Giacomo: Essenziale.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Francesca: Complicate.
Giacomo: Faziose.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Francesca: Le cose o si fanno bene o non si fanno.
Giacomo: Qualità.

Se doveste consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerireste?
Francesca: Quello preferito.
Giacomo: L’olivicoltura. C’è ancora molto spazio e molta strada.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Francesca: Tra i pochi che conosco, la signora Laura Aschero.
Giacomo: Non ho sufficienti conoscenze per esprimere un giudizio.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Francesca: Non mi sono mai interessata di politica.
Giacomo: Anche in questo caso, non ho sufficienti conoscenze per esprimere un giudizio.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Francesca: Forse se conoscessero il significato, e non solo la sigla.
Giacomo: Lo confondono.

Un libro relativo al mondo rurale che consigliereste di leggere?
Francesca: Un uomo in terra di ulivi, di Maria Castellini, mia nonna materna.
Giacomo: Un uomo in terra di ulivi.

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Francesca: I fiori del male e L’Iside svelata.
Giacomo: 101 storie zen.

Il libro che in questo momento state invece leggendo?
Francesca: Sto ripassando i testi dell’AIS, primo e secondo livello di sommelier.
Giacomo: Bel ami.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Francesca: L’ ignoranza regna sovrana.
Giacomo: Lo ritengono inutile: “serve solo la pratica”. Per questo la differenza è tra chi legge e chi non legge.

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