Fuori dal coro
Quando dalla passione nasce un frantoio che diventa storia
Settant'anni di attività per il Frantoio Batta di Perugia, nel cuore dell'Umbria olivicola. Una storia di donne: mamma Lidia, alle soglie dei 103 anni, mostra ancora nello sguardo la vivacità e l’arguzia che la guidarono nel 1949, quando divenne la regina del frantoio del marito Gregorio
31 gennaio 2020 | Maurizio Pescari
Misurare il tempo con i lavori agricoli è un privilegio di pochi; chi può riesce a valutarne il valore, esteso nell’arco di giorni, settimane, mesi o anni, ricevendo in cambio il senso dell’attesa, della quotidianità, in ogni momento, anche quando ne nasce la frenesia. Gianni Batta è frantoiano per passione, in via San Girolamo a Perugia; basta guardarlo per percepire la sua ricchezza d’animo, intravedere i segni ‘paciosi’, aggettivo che da queste parti sintetizza una calma sostanziosa da non confondere con indolenza o pigrizia, che si attaglia bene a quest’uomo, al quale anche il fumo della sigaretta, nascosta ma comunque a volte presente, si avvolge elegante. Segni chiari tutti, mai legati al caso: la grossa macina in pietra del vecchio frantoio sul ciglio della strada, quasi pietra miliare, il breve tratto di strada bianca che solca l’oliveto, il cancello, la bella casa incorniciata nel giardino, con i suoi colori specchio della stagione e dell’animo della moglie Giuliana, l’entusiasmo di Casper, il cane di famiglia; ma questa è un'altra storia. È qui, in questa casa, che nascono oli tra i più buoni d’Italia. Casa che trasmette passione ed elegante cultura del semplice, comunque buono e bello, dove la cultura dell’accoglienza e dell’ospitalità passa da quella tavola da pranzo, in ogni stagione. ‘Casa e bottega’, proprio così, anche se più corretto sarebbe ‘Casa e Frantoio’, com’è da settant’anni, dal 1949, anno in cui il padre Gregorio e la mamma Lidia decisero di chiudere la filiera, diremmo oggi, dotandosi di macchinari inimmaginabili per quell’epoca, straordinariamente utili per passare dalle olive all’olio. Settant’anni del Frantoio Batta, il frantoio di Perugia, ma non nel senso puramente spiccio, commerciale, magari banale, che darebbe un’interpretazione errata di come Batta s’incastoni nella ‘peruginità’, lungo quella discesa che da Borgo XX giugno scende a Ponte San Giovanni. Pochi chilometri in cui ancora oggi ad un tratto è campagna ed il verde prende il colore dell’ulivo e da dove gli occhi salgono alla ricerca di Perugia, dei suoi campanili, quello a punta dell’Abbazia di San Pietro e della Facoltà di Agraria, quello tronco di San Domenico.
L’azienda, totalmente biologica, ha un oliveto di 14 ettari; vi trova spazio anche la vigna per il vino della tavola di casa e l’orto, ricco di colture diverse alcune delle quali destinate ad una produzione seria e limitata di olio con limone, peperoncino, rosmarino, basilico. Ben 3.400 olivi, curati ogni anno per offrire il meglio; le olive raccolte al momento giusto finiscono in frantoio dove viene gestita con attenzione ogni fase dell’estrazione, per garantire un olio unico, ottenuto prevalentemente da Dolce Agogia e a cercare anche bene, Borgiona; l’olio ha una bottiglia semplice, con etichetta riconoscibile, chiara, essenziale, fiera del logo della Dop Umbria Colli del Trasimeno.
Ancora oggi quest’angolo della campagna perugina e questa casa dove il tempo all’apparenza s’è fermato, racchiudono il senso migliore del dinamismo legato all’innovazione, in campo e in frantoio. Una evoluzione protetta da quelle pareti, incastonata nelle stesse stanze dove nacque il progetto di Gregorio Batta e dove oggi si continua a guardare avanti con Gianni che con qualche sospiro e qualche scrollata di testa conseguenza di intrecci burocratici piuttosto che agricoli, continua a premiare la lungimiranza di una famiglia capace di unire all’evidenza della quiete, una mirabile capacità di perseguire la qualità del proprio lavoro, nel rispetto dei tempi e soprattutto delle attese di quella gente o di quella clientela, se volete, che da sempre e nelle diverse generazioni, ha Batta come punto di riferimento. Nel mondo dell’olio oggi ci sono rari esempi di aziende affermate, con un dinamismo pari a quello mostrato da Giovanni Batta, alla sua evoluzione; quelli che vi sono, che offrono variazioni radicali all’approccio della gestione del campo e del frantoio, sono conseguenza o di cambio di proprietà o più spesso di passaggio generazionale. Batta no, è lui ad aver intuito gli adeguamenti necessari, i passi da compiere nella forma e nella misura, il controllo delle fasi, anche grazie alla presenza della mamma Lidia che oggi, alle soglie dei 103 anni, mostra ancora nello sguardo la vivacità e l’arguzia che la guidarono nel 1949, quando divenne la regina del frantoio del marito Gregorio.