Fuori dal coro
SI CHIAMA ELENA PAROVEL E PROMUOVE L'OLIO DOP TERGESTE
E' giovane e di madrelingua slovena, dinamica e propositiva. "Sono nata in una famiglia di agricoltori" dice. "Ci rimango perché mi piace il contatto con la terra, il suo mistero naturale"
22 novembre 2003 | T N
Nata a Trieste nel 1971, è di madrelingua slovena e ha frequentato le scuole con lingua d’insegnamento slovena. Nel 1990 termina gli studi di ragioneria ed entra nell’azienda familiare, dove tuttora lavora quale responsabile commerciale e marketing. Attualmente presiede il comitato promotore dell’extra vergine triestino Dop "Tergeste".
"Nella vita - sostiene - attribuisco molta importanza alle relazioni interpersonali spontanee e sincere, le quali mi portano a un costante confronto e autocritica, quindi alla conoscenza, condizione primaria, a mio avviso, per un imprenditore".
Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Sono la quarta generazione. La nostra azienda nasce a fine ‘800 con il mio trisavolo. Vi lavoro a “pieno titolo” dal 1991. Da piccola seguivo i miei genitori nelle vigne e tra gli ulivi. Un risultato soddisfacente in termini economici; nel Carso triestino non è facile: c’è bisogno di tanta passione e tenacia con degli obiettivi ben precisi.
E’ soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Sono soddisfatta perché il consumatore ha finalmente capito che la qualità degli alimenti ora, si trasforma in salute sempre. E questo permette all’agricoltura una lunga vita !
Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Beh, le industrie agroalimentari hanno contribuito per la propria parte, ma a mio avviso il mondo rurale è sempre rimasto fortemente radicato alle proprie produzioni artigianali, che per fortuna stanno riemergendo.
Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Sì. Per le numerose tipicità zonali.
E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Non posso dire di aver scelto: semplicemente sono nata in una famiglia di agricoltori. E ci rimango perché mi piace il contatto con la terra, il suo mistero naturale.
Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Restìo.
Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Utili in varie circostanze. Se troppo di parte, possono fare confusione e persino nuocere a tutto il comparto.
Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Stare al passo con i tempi!
Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Indubbiamente l’olivicoltura.
Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Ce ne sono tanti. Importante però è il loro punto in comune: voler elevare il proprio prodotto/servizio al di sopra della media raggiungendo quindi qualità a 360°.
Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Nessuno ancora.
Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Sono molto utili se controllate in tutte le fasi della filiera.
Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Non mi viene in mente nessuno.
Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Il Profeta, K.Gibran.
Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Santa Evita, T.E.Martìnez
Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Per il poco tempo che sono a casa e credo anche per pigrizia.
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