Fuori dal coro 22/01/2016

Perchè devono essere gli stranieri a dover tutelare il nostro paesaggio e la nostra tradizione olivicola?

Perchè devono essere gli stranieri a dover tutelare il nostro paesaggio e la nostra tradizione olivicola?

Conservazione del paesaggio e salvaguardia del territorio sono alla basi di un progetto fortemente voluto da LDC, una importante società taiwanese, che ha una passione viscerale per l’Italia e per il vero olio extra vergine d'oliva italiano


“La cosa che più ci sta a cuore è la salvaguardia del paesaggio e la conservazione delle piante che da tanti anni sono a dimora in queste colline”. Con queste parole Ruth e Nelson mi accolgono a Villa Monte Solare, una residenza di fine settecento situata in Umbria, a Tavernelle di Panicale, vicino Perugia.

“Abbiamo acquistato questa tenuta che era in parte abbandonata perché ci siamo innamorati del paesaggio e da allora abbiamo sempre lavorato pensando alla sua tutela. Prima abbiamo rimesso in ordine i fabbricati e poi ci siamo dedicati al terreno che li circonda”. Passeggiando nella tenuta ci si rende immediatamente conto di questo perché i muri, i camminamenti, i fabbricati e tutte le piante sono state conservate e mantenute e la sensazione è davvero quella di trovarsi in una tenuta di un altro secolo.

“Da qualche anno abbiamo iniziato a lavorare sull’oliveto, che occupa una buona parte della tenuta e le piante sono molto distanti una dall’altra, anche dieci metri! Gli olivi sono sostanzialmente autoctoni: Corniolo, Moraiolo, Leccino, Frantoio e oltre l’80% di essi ha un’età superiore ai cento anni. Così radi, adagiati morbidamente sulle colline, i tronchi disegnati dal vento rendono questo paesaggio unico. Da qualche anno abbiamo iniziato a produrre olio, il nostro olio, che utilizziamo nei ristoranti del nostro gruppo: a noi fa davvero piacere e ci riempie di orgoglio sapere che i nostri clienti in Italia, in Taiwan, ma anche in altre parti del mondo possono assaporare l’olio italiano, frutto della nostra passione e del nostro lavoro”.

L’olio si presenta con un bel colore verde ricco di riflessi paglierini, che ricorda la campagna umbra nella fioritura primaverile. Il profumo che si apre al naso richiama immediatamente alla mente il carciofo, il cardo, i sentori dell’orto che pian piano si ritirano come fossero una quinta teatrale per lasciar spazio a note di frutta bianca e mandorle. In bocca il corpo è pieno, sorretto da robuste note di amaro che fanno arrivare alla mente la sensazione di corteccia verde, di clorofilla; sul finale un piccante pieno e rotondo, armonico, lascia una sensazione di fresco e di verde che riconduce nettamente alla foglia del carciofo, invitandomi a ripetere l’assaggio.

“Il nostro obiettivo” continua Ruth “è quello di poter certificare come biologico il nostro olio e le altre piccole produzioni della tenuta. Sappiamo bene che non sarà facile, ma stiamo lavorando in questa direzione, proprio perché la conservazione del paesaggio e delle sue piante è la cosa che più sta a cuore a me e mio marito e non solo in Italia: nel sud di Taiwan, dove la mia famiglia ha una fattoria, stiamo sostenendo il più grande centro di conservazione di semi delle piante tropicali dell’isola – ne abbiamo già oltre 20.000 - proprio perché crediamo nella biodiversità e nella sua conservazione”.

Prima di accomiatarmi da questo tipico incantevole paesaggio umbro, Nelson e Ruth mi fanno un’ultima confessione: “La prossima volta che ci incontreremo ci sarà anche l’olio che abbiamo iniziato a produrre nella Tenuta Ortaglia di Pratolino, sulle colline di Firenze…Perché sì, dobbiamo dirlo: siamo innamorati dell’Italia e soprattutto del suo extravergine”.


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