Fuori dal coro

KURT WACHTER: HO SCELTO L'AGRICOLTURA PER UNA SFIDA PERSONALE, PRIMA CHE TUTTO FINISCA

A Monterosso al Mare, in Liguria, l'antica cultura contadina delle Cinque Terre è salvaguardata da un uomo venuto dal Liechtstein. Al suo fianco anche la moglie Sonja. Entrambi sono impegnati nel produrre in condizioni difficili vino, olio, limoni, miele e altro ancora

29 ottobre 2005 | T N

Kurt Wachter, nato nel 1953 in Liechtenstein, ha studiato biologia ed educazione fisica, che ha insegnato per ventitre anni al Gymnasium di Vaduz. Nel 2001 si è trasferito a Monterosso al Mare per vivere l’esperienza contadina. Buranco è il nome di un sito del paese di Monterosso,
nelle Cinque Terre: è il nome di una piccola valle e di un ruscello che scorre sotto una volta cinquecentesca sulla quale si stende, circondato da vecchi muri di recinzione e da un limoneto.
Per questa ragione, Kurt ha battezzato col nome di Buranco il suo progetto che si propone di prestare particolare riguardo all’antica cultura contadina della zona delle Cinque Terre, caratterizzata da coltivazioni a terrazze su muri costruiti a secco, e volto a offrire al consumatore i prodotti tipici locali.



Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Sono figlio adottivo della terra delle Cinque terre da quindici anni. Qui ho avviato una azienda agricola in condizioni difficili, che tuttora vive e prospera.

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?
Sono soddisfatto del lavoro sul territorio e dei rapporti umani con i contadini della zona e le persone coinvolte nel progetto Buranco; preoccupato della condizione del contadino e della perdita di stima per chi coltiva con amore e rispetto per la natura.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Impossibile rispondere in due righe, la risposta implica riflessioni sullo sviluppo sociale ed economico del mondo intero.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
L’Agricoltura in senso stretto non è più un settore primario, il consumatore medio si nutre di prodotti provenienti da agroindustria italiana ed internazionale.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Per una sfida personale e per vivere questa vita contadina prima della sua definitiva scomparsa.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Vitale.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Volenterose.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Rispetto.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Agricoltura rispettosa e alti redditi non sono compatibili. Bisogna scegliere se investire per la propria qualità di vita o per accumulare denaro.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Walter De Battè, un produttore di vino delle Cinque terre e nello stesso tempo filosofo, che crede nei valori veri.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Sono ospite in Italia e non mi esprimo sulla vita politica italiana.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Sono per la trasparenza, purchè onesta.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Non ho sufficiente panorama letterario in italiano.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Mi interessa la storia Medioevale, perché mi ci sento coinvolto quando lavoro all’ombra del Castello di Monterosso e tra i muri a secco. In questo momento sto leggendo der Leibazt des Königs (Il medico del re) di Olof Enquist.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Gli Agricoltori leggono nel libro della natura e non hanno tempo per gli altri.
Gli Italiani in genere preferiscono altri media perché meno impegnativi e più immediati.

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Per il motivo sopracitato consiglio di vedere il film Mondovino la guerra del gusto del regista Jonathan Nossiter.

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