Fuori dal coro 28/05/2005

NEL NEGROAMARO I SEGNI DI UN'APPARTENENZA, LA SFIDA DI MASSIMILIANO APOLLONIO

La quarta generazione è scesa in campo per ribadire il senso della continuità. Ancora un po' di pazienza e l'agricoltura tornerà presto ad essere il fulcro della nostra economia. Bisogna crederci, nonostante le preoccupazioni. Non si può perdere di vista ciò che i nostri padri hanno saputo costruire con tanto sudore


Massimiliano Apollonio è l'enologo dell'azienda omonima, condotta insieme con il fratello Marcello, a Monteroni, nel Salento leccese. E' lui a creare i vini che rispecchiano fedelmente l'identità del territorio senza nemmeno trascurare nel contempo l'innovazione tecnologica e la maestria di una tradizione familiare che affonda le sue solide radici nel lontano 1870, da Noè al figlio Marcello, e da questi a Salvatore, fino a giungere ad oggi. Una esperienza di ininterrotto amore per la vigna e il vino.



Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Essendo giunta la mia azienda alla quarta generazione, posso dire con tutta tranquillità di essere nato e di far parte da sempre del mondo agricolo. Per essere più preciso: nei vigneti; e per essere ancora più fiscale: nei profumi di mosto negroamaro. I risultati, come qualsiasi altra attività, sono altalenanti e quindi cerco di non scoraggiarmi nei periodi bui e neppure di esaltarmi nei momenti d’oro.

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?
In questo momento direi di essere abbastanza preoccupato, perché vedo poco tutelato il settore agricoltura, soprattutto a livello europeo e quindi mondiale. E‘ inammissibile che altri possano prendersi ciò che i nostri padri e nonni hanno saputo costruire con il proprio sudore.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Credo che il motivo principale vada ricercato nelle facili illusioni create negli altri comparti.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Sicuramente alla lunga l’agricoltura tornerà ad essere quello che è sempre stato, e cioè il fulcro della nostra economia.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Un po’ perché, come ho già detto, ci sono nato, e quindi si tratta di una scelta scontata; ma soprattutto perché credo che il futuro sia nell'agricoltura, un’agricoltura magari diversa da quella che abbiamo conosciuto sino ad ora, più meccanizzata, più turistica, ma sicuramente più remunerativa per tutti. Bisogna solo avere un po’ di pazienza. Se solo la pazienza e l'attesa non costasse così tanto…

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Appunto: paziente!

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Inconcludenti.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Crederci, e sperare che nel frattempo qualche politico sappia meglio tutelare a livello europeo e nazionale la categoria.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Io vivo nel comparto vinicolo e quindi, anche se il settore è in crisi, mi sento di consigliarlo, ma ci sono sicuramente anche altri settori che in futuro faranno passi da gigante. Primo tra tutti l’olivicoltura; olio e vino vanno spesso a braccetto insieme.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Forse in passato avrei detto Divella, adesso direi uno a scelta tra i migliaia di imprenditori che credono nella loro terra, nei loro prodotti e nel futuro di questo paese.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Non mi viene in mente nessuno…

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Se sono ben fatte sicuramente lo aiutano. E’ molto importante non passare da un eccesso all’altro; ci vuole sempre il giusto equilibrio.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Per rimanere nel mio settore direi Viticoltura Moderna di Dalmasso e Eynard.

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Sulla Strada, di Jack Kerouac.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Le mille e una notte; un po’per me, un po’ per la mia bimba.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Credo e spero che la nuova generazione legga di più.

di T N