Fuori dal coro 05/05/2012

I gusti del consumatore? Uniformati verso il basso

I gusti del consumatore? Uniformati verso il basso

Non sono piu' convinto che puntare sulla qualita' sia una scelta vincente. A sostenerlo e' l'imprenditore salentino Giovanni Melcarne. Ci si muove per tradizione familiare e per passione - dice - ma ora regna il caos nel mondo agricolo


Giovanni Melcarne ha 43 anni e vive a Gagliano del Capo, in provincia di Lecce. Nel 1996 si e' laureato in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Padova.

Sposato, e' padre di due figlie. Dopo aver rilevato l’azienda familiare, rinnovandola, ha reso operativo un nuovo oleificio in linea con le nuove esigenze di alta qualita'. 

Ora la sua azienda produce e vende, attraverso un proprio marchio, Forestaforte, i propri prodotti, tra cui in particolare l'olio extra vergine di oliva.    

 

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?  

Mi occupo di agricoltura da quando ero piccolo ma in modo professionale dal 1996 dopo aver conseguito la Laurea in Scienze Agrarie. Il risultato e’ quello di aver creato un’ azienda di trasformazione delle olive improntata sulla massima qualità.  

 

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?

Sono molto preoccupato perche’ non sono piu’ convinto che, puntare sulla qualita’, sia vincente, visto la forza delle multinazionali che stanno riuscendo ad uniformare al ribasso, i gusti del consumatore.  

 

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?

Perche’, data la diminuzione del numero degli operatori nel settore, per ovvie ragioni, non c’è piu’ interesse da parte della politica.   Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia? No  

 

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?

Per tradizione familiare e soprattutto per passione.  

 

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?

Un caos.  

 

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?

Eccetto qualche caso raro, disastrose.  

 

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?

Chiarezza e tutela del territorio.  

 

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?

Nessuno.  

 

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?

Non ne conosco.  

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?

De Castro, ma non ne sono sicuro.  

 

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?

Sono utili, ma andrebbero spiegate meglio al consumatore.  

 

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?

Gli olivi e l'olio, di Olea, a cura di Ettore Franca.  

 

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?

La Divina Commedia.  

 

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?

Saddam. Storia segreta di un dittatore, di Magdi Allam.  

 

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?

E’ colpa degli italiani ma soprattutto e’ colpa della politica, o meglio dell’antipolitica, che con le scelte degli ultimi 30 anni, ha causato un’ involuzione culturale.

di T N

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Commenti 2

Gianni Lezzi
Gianni Lezzi
07 maggio 2012 ore 22:25

Mi permetto anch'io di essere un pò caustico con Giovanni Melcarne, per il fatto di conoscerlo direttamente e soprattutto apprezzato in questa ultima campagna olearia che ha saputo coronare con numerosi riconoscimenti nei concorsi oleari. Ma scrivo per aver pienamente apprezzato il puntuale commento del Sig. Donato Galeone che, dalla lettura, palesa esperienza, tenacia, ponderatezza e tanta saggezza farcita da un'apprezzabile voglia di fare. Dovremmo riuscire a riconoscere i nostri colleghi non per porci in concorrenza, ma per pattuire e regolare giustamente i rapporti con i nostri interlocutori (latifondista ieri, multinazionale oggi e chissà domani), pur consapevoli del fatto che molti successi del passato hanno creato grosse problematiche per il nostro presente di crisi.
Giovanni saprà farne tesoro del suo commento, complimenti Sig. Galeone

Donato Galeone
Donato Galeone
06 maggio 2012 ore 22:52

Rilevo dalla Sua intervista, Dott.Melcarne, una più o meno "stanchezza" orientata verso "rassegnazione" evidenziata,peraltro,da un giovane agricoltore professionale e tecnico agrario.
Mi permetterà queste mie considerazioni, quale anziano agrotecnico, valutando in positivo già il Suo iniziale impegno nell'onorare la tradizione famigliare di coltivatori della terra salentina.
Mi riferisco al Suo impegno nella riorganizzazione dell'azienda famigliare, quale impresa individuale, per "produrre e vendere attraverso un proprio marchio i prodotti agricoli, tra cui in particolare l'olio extravergine di oliva".
Questa Sua qualificante iniziativa imprenditoriale avviata "individualmente" ha ottimizzato in qualità la produzione operando nell'oleificio (frantoio?)per la trasformazione delle olive prodotte (soltanto?) dalla Sua azienda.
Una mia specifica domanda, se permette:
nel Suo frantoio - se trasforma anche le olive conto terzi - è stata da Lei tentata l'aggregazione varietale in partita unica tra produttori, Suoi clienti, per ottenere e vendere in condivisa "filiera" l'olio di alta qualità certificata e/o divulgata nel mercato anche con il Suo marchio ???
Mi sono permesso di farLe questa domanda per comprendere, io, e per giustificare a me stesso, compiutamente, il Suo dichiarato "scoraggiamento" giovanile, in presenza di crisi.
Ed anche perché la mia tradizione famigliare della prima metà del secolo scorso, con mio nonno prima "massaro" e poi "affittuario" di terreni agricoli - quasi analfabeta - con i suoi cinque figli maschi tra cui mio padre - raccontava che l'aggregazione o la condivisione tra coltivatori-conduttori agricoli paesani coesistevano e rafforzavano i reciproci interessi pur nell'epocale caos agricolo rappresentato non dalle "multinazionali" ma dal latifondo diffuso, individualistico, imperante con la "uniformata rendita fondiaria".
A mio avviso è importante,oggi, un "nuovo modo di comunicare l'agricoltura" proprio ai giovani - come ripete spesso Luigi Caricato.
Ritengo che pur essendo forti le multinazionali non sono - loro - gli unici responsabili di "uniformare a ribasso il gusto dei consumatori".
Siamo tutti noi, produttori e tecnici agricoli, i diretti responsabili - giovani e meno giovani - del come vogliamo produrre e ottimizzare le nostre produzioni comprensoriali - direttamente dai campi al consumatore - aggregando le quantità e la qualità di prodotto, preferibilmente in "filiera" e rilanciandolo, convenientemente, nei mercati ai vari livelli: regionale, nazionale ed europeo. So che non è facile ma non è neppure impossibile.
Non è "involuzione culturale" per scarsa nostra lettura, come Lei ritiene, ma deve essere "rivoluzione comportamentale condivisibile tra operatori e imprenditori agricoli" con il saper informare e mirare alla riorganizzazione della distribuzione nel capire il "vendere" prima di produrre eccellenti prodotti agroalimentari italiani.
Coraggio, quindi, Dott.Melcarne.
Le crisi possono anche rilevarsi ottime opportunità di riscatto.
Donato Galeone