Fuori dal coro 26/02/2005

LAURA MARVALDI, OLIANDOLA NEL "MULINO AL DI LA' DELL'ACQUA" E SCRITTRICE

La sua famiglia affonda le radici nell'olio che si ricava dalle olive sin dal 1784. A Borgamaro, nell'Imperiese, inizia la sua storia, che puntualmente riporta con entusiasmo nelle bottiglie e nei libri. "Si leggono parole oppure i segni della terra", dice. "In fondo è sempre un fatto semantico", aggiunge


Vive e lavora da sempre nell’entroterra ligure. "Dal 1980 - ci confida - inizio a proporre il mio olio alla ristorazione italiana ed estera, quella di alta qualità; molti i riconoscimenti ottenuti, il mio lavoro tra gli ulivi e nel frantoio è sempre ripagato dall’apprezzamento che ricevo da chi assaggia il mio olio. Ma se devo definirmi con un solo aggettivo - aggiunge - è innamorata, innamorata della mia terra, del mio lavoro, dei miei ulivi..." .
Laura Marvaldi non è solo un'oliandola, è autrice di un libro di poesie, Radici, e di un romanzo che racconta la vita nel suo entroterra dal titolo Zia Angela. Storia di donne e di ulivi.

Laura Marvaldi con Luigi Caricato a Imperia al Premio Grinzane Cavour

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Praticamente da sempre, non ricordo quando sono scivolata dal gioco al lavoro in frantoio. A pieno titolo però dal 1975.

E’ soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Tutte e tre le definizioni: soddisfatta, perché nell’arco degli anni del mio lavoro ho visto crescere l’interesse e la conoscenza dell’olio extra vergine di oliva; perplessa, perché gli obbiettivi si allontanano sempre; preoccupata, perché temo che la crisi che attanaglia la nostra Italia possa ricacciare l’olio nel suo periodo più nero.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Per mancanza di spirito imprenditoriale, di cultura, la terra è bassa i suoi ricavi pochi e ci si rivolge ad altri settori.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Solo se saprà riinventarsi e far meglio conoscere la sua indiscussa ed alta qualità
nel mondo.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Per amore e per rispetto, della mia terra, della mia famiglia e di me stessa.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Appeso.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Si può fare di più.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Qualità-rispetto, rispetto-qualità.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Nonostante tutto, l’olio è il prodotto del futuro ed è il principe della dieta più
antica e più moderna.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Tanti, troppo per elencarli.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Pecoraro Scanio, perché per lui il rispetto dell’ambiente è una neccesità.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Spero lo siano, ma soprattutto mi auguro che diventino sempre più severe e quindi sempre più utili.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Vento Largo, di Francesco Biamonti

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Il porto dei sogni incrociati, di Bjorn Larsson.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
L’intagliatore di noccioli di pesca, di Nico Orengo.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Difficile rispondere, credo che la lettura sia lo stesso moto dell’anima dell’agricoltura; si leggono parole oppure si leggono i segni della terra.. in fondo è sempre un fatto semantico.

di T N