Fuori dal coro

Il fotografo che ama la vita in campagna

Il fotografo che ama la vita in campagna

Claudio Gaiaschi coltiva la sua passione per le erbe officinali, gli oli essenziali e il giardinaggio. Nella sua tenuta produce anche un extra vergine biodinamico. A dare corpo alla sua passione è l’attrazione per il mondo vegetale

18 febbraio 2012 | T N

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha studiato ingegneria, fino ad arrivare a un passo dalla laurea; poi Claudio Gaiaschi ha fatto per molti anni il fotografo pubblicitario a Milano, e in seguito ha attraversato un periodo di crisi e così si è occupato di progettazione di giardini e giardinaggio. Quindi si è spinto ad acquistare un podere che gli ha cambiato la vita. Correva l’anno 2003, e Gaiaschi ha iniziato sin da subito con le erbe officinali e nel frattempo a ristrutturare la casa. Da ben quattro anni si dedica ora solo alle piante che danno oli essenziali, e al loro utilizzo.

Chi è stato a Milano l’avrà potuto conoscere a Olio Officina Food Festival, attraverso la sua performance con Nicola Dal Falco: in “Paesaggi” per visioni.

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?

L'agricoltura è cosa recente, ma fin da ragazzo ho avuto passione per il mondo vegetale.

 

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?

Il risultato del mio lavoro sono i miei prodotti eccellenti. Ne sono molto soddisfatto, e dedico moltissimo tempo a esperimenti, studi, ricerche, e so benissimo che, avendo ormai 61 anni, mai riuscirò a saperne abbastanza. Peraltro ancora non vivo di questo lavoro (anche se me ne occupo a tempo pieno), e sono stato costretto ad accettare un parziale ritorno alla mia vecchia attività di fotografo.

 

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?

Già essere contadino non era premiato dalla società italiana, poi l'investimento, il rischio e la fatica non sono più ripagati economicamente, e ogni anno è peggio. Non c'è ricambio generazionale.

 

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?

Dovrà per forza, sarà la crisi a fare questo.

 

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?

Mosso da una grande passione.

 

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?

Sottostimato.

 

Un aggettivo per definire le associazioni di categoria?

Inutili.

 

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?

Saper guardare dal punto di vista della natura.

 

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?

Non saprei.

 

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?

Non saprei.

 

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?

Non pervenuto.

 

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?

Utili, ma non bastano, bisognrebbe insegnare a leggere le etichette e capire così quel che si compra.

 

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?

La malora, di Beppe Fenoglio. Non si vive più così, qui da noi.

 

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?

Impossibile uno solo: Il maestro e Margherita, Moby Dick, L'idiota, Ovidio, e le poesie di Shakespeare, La montagna incantata e pure La Ricerca di Proust.

 

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?

Il giardino in movimento, di Gilles Clement.

 

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?

Perchè non pensano e perchè c'è la televisione. Però anch'io leggo poco, e non ho la televisione, è che la sera mi inchiodo dal sonno, spesso non ce la faccio a vedere un film.

 

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