Fuori dal coro 28/01/2012

L’amore per la terra vale ogni sacrificio

L’amore per la terra vale ogni sacrificio

C’è tanta fatica, ma chi è chiamato a lavorare in campagn non se ne sa distaccare. E’ come una vocazione. Ad affermarlo è l’olivicoltore part-time Mauro Monaco. Il suo libro di riferimento è Fontamara, di Ignazio Silone


L’agricoltura nel cuore. Mauro Monaco è ispettore presso la Asl di Teramo, servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione. Lavora dalle 8 alle 14, e questo lo facilita nel mettere a frutto la sua passione per l’olivicoltura e per l’olio, potendo affiancare la moglie Simona nella gestione dell’azienda agricola. “Tutte le operazioni culturali vengono effettuate da me. Noi ci avvaliamo di una collaborazione esterna solo per la raccolta delle olive”, tiene a precisare con orgoglio Mauro.

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Sono nato in campagna ("sotto un cavolo", mi raccontava mia madre da piccolo!) e da bambino quando accompagnavo mio padre, veterinario condotto, nel suo giro di visite nelle stalle, alla domanda dei contadini "cosa vuoi fare da grande?", ricordo che già da allora rispondevo l'agricoltore! I risultati? Direi buoni, in generale; ma meno buoni dal punto di vista economico.

E' soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Sono preoccupato. Il consumatore è poco attento e istruito sugli alimenti, e in particolare sull'olio da olive, continuando a utilizzare quale metro di misura il prezzo anziché la qualità dell’olio.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Avevo circa dieci anni, erano gli anni '80, e ricordo che i contadini che mio padre seguiva come veterinario, gli comunicavano l'abbandono della campagna e degli allevamenti, per trasferirsi in paese. Volevano assicurare ai loro figli uno stipendio fisso e "sicuro" in fabbrica. Lo spopolamento è stato favorito da una politica che ha insistito oltre msiura sull'industrializzazione.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Lo spero, ma l'Italia è una realtà particolare: grande frammentazione delle proprietà agricole, natura orografica dei territori, e soprattutto l’età, definiamola "geriatrica", degli operatori addetti alla conduzione delle aziende agricole.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Ancora me lo sto chiedendo, ma è per me un richiamo a cui non ho saputo e non so resistere.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Non è sufficiente un solo aggettivo. Comunque, direi "faticoso"

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Non voglio generalizzare, ma sono esose, avvinghiate alla burocrazia.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Più di una. innovazione, qualità, tipicità, competitività.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Più che un comparto in particolare. mi sentirei di consigliare di seguire tutta la filiera agricola, con la vendita diretta dei prodotti aziendali.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Non ne ho, seguo la mia ispirazione.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Forse Zaia. Non condivido la sua fede politica, ma durante il suo operato è stata persona attiva e presente, a conoscenza delle problematiche del settore.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Se rilasciate con serietà sono utili, il problema è il consumatore, spesso ignorante. Sta a noi educare a un consumo consapevole.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Un bel libro di uno dei più grandi scrittori abruzzesi: Fontamara, di Ignazio Silone.

 

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto? Sono appassionato di viaggi, dunque: Parise, Terzani, le poesie di Neruda.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Leggo molto sul tema dell'olivo e dintorni, su riviste specializzate, internet, libri. Ma recentemente ho letto Lorenz: L'anello di re Salomone.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, leggono così poco?
Gli agricoltori, quelli veri, la sera sono stanchi, e il libro può facilitare la sonnolenza; penso che passivamente spesso si veda la TV.

 

di T N

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Commenti 2

adelina scirrotta
adelina scirrotta
28 gennaio 2012 ore 11:59

innanzitutto complimenti, vedo che , nonostante la crisi, i problemi che vive l'italia, e mettiamo anche le tasse aggiunte,si continua a sottolineare la qualità ,innovazione e competitività, queste devono essere anche nel futuro le parole chiavi, i nostri comandi, e le nostre regole, senza farci spaventare da nessuno, affinchè i consumatori possano percepire non solo il gusto, la qualità etc etc ma il lavoro che c'è dietro ad ogni minuto che viene impiegato nell'agricoltura in genere, chiudo questo commento sottolineando la devozione verso la terra che si accompagna al lavoro fisico e mentale.

massimo ferranti
massimo ferranti
28 gennaio 2012 ore 11:48

Un raggio di sole in un cielo grigio.
Forza Mauro, ce la faremo. Siamo del territorio Piceno-Aprutino (i nostri vecchi erano tosti e dicevano: dormiamo col somaro e mangiamo il peperoncino). Però mio padre mi disse studia! perchè la vita è dura, lui faceva il falegname. Ho studiato, poi 44 anni al Nord come tecnico prima come imprenditore dopo. Pur ormai avanti con l'età e senza esperienze agricole, ho investito in casa, terra e ulivi dove sono nato: sto imparando. Io conosco bene le tecnologie di filiera e il marketing. Dopo sette anni i primi risultati stanno arrivando.

Ce la faremo. Ciao