Fuori dal coro 21/01/2012

Francesca Cassano: in agricoltura per atto di responsabilità

Francesca Cassano: in agricoltura per atto di responsabilità

Preoccupata, ma fiduciosa, crede fortemente nel concetto di ‘fare squadra’ e legge Il mestiere più antico del mondo, di Antonio Leotti, resoconto di un invisibile naufragio, tra l’indifferenza della società metropolitana e l’impotenza degli agricoltori


Francesca Cassano dopo essersi laureata in storia dell’arte ha pubblicato studi sul Sette-Ottocento, e in particolare sulle antiche incisioni (vedute, piante, carte geografiche) di Perugia.

A partire dagli anni Novanta ha iniziato a collaborare con il padre, professore di Economia e Politica Agraria presso l’Università di Perugia, nella gestione delle società di famiglia e dopo la sua morte ha assunto un ruolo operativo diretto all’interno dell’azienda agraria.

Sposata con Maurizio Pistelli, professore di Letteratura Italiana all’Università per stranieri di Perugia, ha due figli: Angelica, laureata in Trade Marketing a Parma; e Giacomo, studente di Relazioni Internazionali alla Luiss di Roma.

In stretta collaborazione con la figlia, dirige anche la società “Terre di Grifonetto”, che si occupa della produzione e vendita di olio extra vergine di oliva di alta qualità.

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Sono oltre quindici anni che mi occupo dell’azienda agraria di famiglia, e in questo lasso di tempo ho cercato, ove possibile, di investire in innovazione e qualità. Oggi, con l’aiuto di mia figlia Angelica, ho avviato un nuovo progetto imprenditoriale, legato al mondo dell’olio extra vergine di oliva, che punta fortemente sull’eccellenza del prodotto e sulla comunicazione.

E’ soddisfatta, perplessa o preoccupata?
Fra i tre aggettivi proposti sceglierei “preoccupata”, aggiungendovi però anche “fiduciosa”. La preoccupazione nasce da una persistente situazione di criticità del settore agricolo, oberato da eccessiva burocrazia, bassissimo livello dei prezzi di vendita di cereali, oleaginose ecc, lentezza dei pagamenti dell’Unione europea. La fiducia scaturisce invece dalla convinzione che il nostro futuro dipende solo dall’importanza che sapremo dare ai prodotti sani e genuini del nostro territorio. Prima o poi se ne accorgeranno anche i nostri amministratori, spero.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
La responsabilità è duplice, a mio parere. Da un lato c’è stata un’eccessiva attenzione al mondo industriale, che ha goduto di molti benefici e incentivi statali; d’altro canto però le imprese agricole non hanno saputo aprirsi sufficientemente all’innovazione, alla qualità e soprattutto al concetto di ‘fare squadra’.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Non solo “può”, ma “deve”. Non abbiamo scelta se teniamo davvero alla nostra salute e alla conservazione delle nostre ricchezze paesaggistiche.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
In realtà inizialmente non è stata una scelta, ma un atto di responsabilità. L’azienda era infatti gestita da mio padre, Cosimo Cassano, ordinario di Economia e Politica Agraria presso la Facoltà di Agraria di Perugia. Dopo la sua prematura morte nessuno in famiglia aveva tempo di occuparsene direttamente. Già da qualche tempo avevo cominciato a collaborare con lui, dividendo il mio tempo con la mia attività di studiosa di storia dell’arte, e dunque mi sono sentita in dovere di raccoglierne il testimone, consapevole però di avere tanto da imparare.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Uno solo non basta, date le contraddizioni e al tempo stesso le potenzialità del settore agricolo. Quindi direi “arcaico”, e “in fermento”.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Sicuramente utili, ma spesso troppo divise. A mio parere, senza avere spirito di collaborazione non si va da nessuna parte e non si raggiunge nessun risultato.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Innovazione e qualità, a 360 gradi.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Dipende dall’estensione dei terreni e dalla possibilità o meno di irrigare. Se parliamo di pochi ettari, sceglierei sicuramente prodotti di nicchia, legati al territorio e di altissima qualità.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Mio padre, che guidato da un forte senso etico aveva un concetto di impresa moderno e aperto.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
In considerazione dell’attuale stato in cui versa l’agricoltura, non penso ci sia stato un ministro che sia riuscito a incidere efficacemente in questo settore. Almeno tra quelli che ricordo io.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Sono sicuramente utili, a patto che i controlli sui prodotti siano regolari e che la burocrazia non sia troppo gravosa e complicata per i produttori.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Le novelle verghiane di Vita dei campi.

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
L’uomo in rivolta di Camus.

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Il mestiere più antico del mondo di Antonio Leotti. Mi ha incuriosito la recensione che parlava del “racconto tragicomico di un agricoltore, per amore e per forza. Il Mestiere più antico del mondo è il resoconto di un invisibile naufragio, tra l’indifferenza della società metropolitana e l’impotenza degli agricoltori, divisi e rassegnati. Il declino inesorabile di una intera categoria, dimenticata a dispetto della retorica mediatica del vivere verde, del cibo naturale, del mito infondato della genuinità. E poi la rovina rappresentata dal mercato globale, la limitatezza e l’ottusità delle teorie economiche che, viste dal fondo di un campo coltivato, hanno l’attendibilità di un oroscopo.”

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Perché a scuola non s’insegna ad amare la narrativa e la poesia, ma spesso si impone la lettura di testi scelti per esigenze “di programma” e proposti senza adeguate chiavi interpretative. Così i ragazzi distratti da computer ecc., finiscono per odiare i libri.


 

di T N

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Commenti 5

francesca romana cassano
francesca romana cassano
24 gennaio 2012 ore 21:02

Il mio invito a 'fare squadra' e a rimboccarsi le maniche era genericamente rivolto a tutto il settore dell'agricoltura, senza avere alcun intento né di candidarmi a fare da capofila (ho ancora tanto da imparare), né di criticare chi come lei, signora Bellino, è - per così dire - in trincea e vive situazioni di particolare difficoltà. Mi rallegro con il dottor Galeone per essere riuscito con successo a creare una filiera olivicola e spero che esperienze del genere possano moltiplicarsi. Ho la ferma convinzione che la passione, l'impegno e la serietà possano essere premiati e che i tempi siano maturi per cominciare a migliorare tante cose. Quindi buon lavoro ad entrambi.

MARIA ANNA BELLINO
MARIA ANNA BELLINO
24 gennaio 2012 ore 16:43

Gentilissima dottoressa Cassano
io credo e condivido pienamente,non mi piango addosso,degno di nota il commento del dottor Galeone,anni fa prima che la mia azienda subisse una serie di attacchi e colpi bassi,avevo iniziato anche io a fare squadra e la ns azienda era un volano per il nostro piccolo centro in provincia di Bari,dopo la crisi causata da cose non dovute alla ns responsabilita',ma alla perdita di fette di mercato e al boicottaggio di alcune banche,io ho provato a riunire gli olivicoltori ,offrendo loro non solo esperienza,qualita' nella produzione,un marchio che vende all'estero,ma mi creda non mi e' stata data la possibilita'.

Donato Galeone
Donato Galeone
24 gennaio 2012 ore 14:34

La dott.ssa Cassano con la fglia,occupandosi dell'azienda di famiglia richiama il concetto di "fare squadra" - che condivido - e penso che si riferisca, nel fare squadra, ai "produttori olivicoli" delle "Terre di Grifonetto" promuovendo Lei, dott.ssa Cassano - da capofila - la "filiera locale" certificata nella quantità d'origine delle cultivar, nella trasformazione e confezionamento del prodotto - olio eccellente - ai consumatori.
E' importante la Sua intervista e merita un mio commento, quale tecnico agrario.
Dalle sue argomentazioni,non improvvisate ma vissute da me, in altro comprensorio olivato del basso Lazio - Comune di Vallecorsa - altra società, l'Agricola Peronti srl, è tuttora capoofila dell'aggregazione di produttori olivicoli locali - fornitori in partite uniche varietali di olive - che volontariamente hanno "fatto squadra" - riconoscendosi nelle fasi di produzione in campo, nel frantoio cooperativo ed a fine prossimo anno - collaudata la moderna struttura di stoccaggio e confezionamento - anche nella fase della commercializzazione.
Partecipare, quindi, localmente e condividendo regole delle coltivazioni mirate al miglioramento qualità delle olive fornite e pagate al miglior prezzo di mercato per la trasformazione e - volontariamente - partecipando con quote sociali alla organizzazione commerciale per la vendita di prodotto - tracciato e certificato - siamo coinvolti, in filiera locale, tutta la "squadra". Ecco il fare/incentivare l'aggregazione, la "squadra".
Piace aggiungere - concludendo e testimoniando unicamente per l'importanza che può avere una corretta comunicazione - che l'olio extravergine vallecorsano ottennuto da oltre mille quintali di olive fornite all'Agricola Peronti, nelle decorse annualità - trasfromate in filiera locale - è stato classificato "il miglore" vincente al XIII concorso Ercole Olivario quale "olio a più alto tenore di tocoferoli e polifenoli".
Ecco quindi, fiducia, pur in un contesto critico e preoccupato come Lei evidenzia ma se operativi nei nostri territori olivati "aggregando" nella tantissime "nicchie" i "nostri oli" - altamente qualificati nei contenuti di prodotto alimentari e salutistici - non saranno valutati "ultimi" nel competitivo mercato globale.
Buon lavoro a Lei e Sua figlia nel fare "agricoltura responsabile" già testimoniata dal Prof.Cassano, Suo padre.
Donato Galeone

francesca romana cassano
francesca romana cassano
24 gennaio 2012 ore 13:38

Fare squadra signora Bellino e' una questione di mentalità, ma di questi tempi diventa una necessita'. Basta di piangersi addosso e addossare le responsabilità al mancato intervento di altri (enti pubblici, stato o altro). E' arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e insieme affrontare i problemi concreti, partendo anche dalle piccole cose. Non crede?

MARIA ANNA BELLINO
MARIA ANNA BELLINO
21 gennaio 2012 ore 08:32

Cara dottoressa Cassano,come la comprendo,lei si' che e' sicuramente impegnata in prima
linea ,come tanti testardi del settore,il punto e' proprio questo,fare squadrs,
ma secondo lei chi impedisce al settore di fare squadra?