Fuori dal coro 10/12/2011

Si opera in agricoltura per pura passione

Si opera in agricoltura per pura passione

Adele Scirrotta, calabrese, studi all’università di Pisa, prosegue l’attività olearia iniziata dai genitori. Lavora con determinazione, ma ha una preoccupazione: i consumatori non sono ancora in grado di mettere in primo piano la salute, puntando al consumo di prodotti di alta qualità


Adele Scirrotta ha trentotto anni, ed è solo da otto che si occupa di agricoltura. La sua azienda è stata ereditata dai genitori, i quali hanno esercitato l’attività per ben trenta cinque anni, iniziando dapprima con un frantoio tradizionale per poi successivamente innovarsi con la tecnologia e investendo importanti risorse.

“Gli olivi e l’olio – sostiene Adele Scirrotta – rappresentano una passione trasmessa quasi per osmosi, con la dignità di chi ama questo lavoro e soprattutto all’insegna del rispetto della vita umana, perchè è proprio da questi elementi cardine che occorre partire. Pensare a un lavoro ediifcante, pernsato per l’uomo”.

Con questo spirito, l’azienda di cui ora è amministratore Adele Scirrotta, l’A.Co.S. Olearia, si muove ormai da tempo, nella consapevolezza che l'agricoltura vera affonda la propria identità solo sul fronte dell'etica.

 

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?

Da otto anni, ma l’azienda che conduco con molta passione vanta un'esperienza di trentacinque anni complessivi, ottenendo, nonostante le problematiche che hanno investito e travolto l’economia nel corso degli ultimi anni, soddisfazioni certe soprattutto per ciò che concerne il prodotto finale, il frutto del mio lavoro.

 

E’ soddisfatta, perplessa o preoccupata?

Per certi versi sono soddisfatta di continuare il lavoro intrapreso dai miei genitori. Per altri versi sono preoccupata, visto l'andamento dei tempi e in ragione anche della scarsa conoscenza e consapevolezza da parte dei consumatori verso le produzioni agricole. Non tutti sono ancora in grado di discernere e mettere in primo piano la salute, puntando al consumo di prodotti di alta qualità.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?

Secondo la mia breve esperienza, il mondo rurale sta perdendo in centralità e importanza perchè ovunque si pensa a fare economia, senza considerare che la storia che viene raccontata dalla terra e dai beni di prima necessità sta purtroppo andando paradossalmente scemando.

 

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?

Io spero che ritorni e resti settore primario, nella speranza che vi sia modo ancora di dare una certezza economica agli sforzi di tanti lavoratori della terra impegnati nella produzione senza mai trascurare, nonostante tutto, la voglia di innovarsi.

 

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?

Per continuare una passione che i miei genitori mi hanno trasmesso e che voglio portare avanti facendo cosi conoscere, in chiave moderna, un prodotto di grande importanza come l’olio extra vergine di oliva.

 

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?

Indispensabile.

 

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?

Opto per un sostantivo: ambasciatrici.

 

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?

Certezza (per la salute)!

 

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?

Il comparto oleario.

 

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?

Il mio modello di riferimento sono i miei genitori, perchè solo in famiglia si può creare una squadra da ispirare alla produzione senza inganno. La famiglia, perchè un figlio, un bambino, è un ideale da mettere in primo piano per poter produrre prodotti di alta qualità.

 

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?

Di politica mi interesso poco.

 

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?

Sono molto utili al consumatore se vengono esposte con chiarezza e trasparenza.

 

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?

Le sue pubblicazioni (di Luigi Caricato, n.d.R.)

 

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto? Il libro che in questo momento sta leggendo?

Non leggo molto, ma solo da poco mi interesso ai libri di storia per un solo preciso motivo: è dalla storia che si deve iniziare per poi poter fare tesoro e continuare a tracciare il futuro e capire come mai alcune cose hanno godono di un privilegio e altre no.

 

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?

Purtroppo l'agricoltore in sè è visto come persona che non ha studiato, ma i tempi sono molto cambiati, il mondo agricolo sta diventando un punto di innovazione, cultura e industria.

 

di T N

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Commenti 4

Alberto Guidorzi
Alberto Guidorzi
17 dicembre 2011 ore 19:42

Alessandra

Scusa se ti rispondo tardivamente. Ora però lo faccio con dei dati che forse saranno più chiari di ogni altro commento ragionato.

Mi riferisco al Veneto:

Indennità agli agricoltori delle zone montane: 10 milioni di € a 2500-2700 aziende significano 3900-4600 € per azienda

Pagamenti agroambientali: 10 milioni di € incassati da 4000-5000 aziende significano 2000-2300 € per azienda.

La superficie media delle aziende del Veneto è di 5,68 ha

La battaglia fatta verso Bruxelles per la PAC del dopo 2013 si basa sul mantenimento di questo stato di sovvenzioni che non risolvono il problema del fare agricoltura da reddito e professionale. Forse risolveranno il problema di chi campa con i proventi di altre attività che così si può permettere di tesaurizzare il suo pezzo di terra, passare fine settimana uin campagna e inventarsi l'agricoltura hobbistica.

Il problema sta tutto nella dimensione aziendale che non si muove e lascia sprovvisti di terra chi ne avrebbe bisogno per creare un'azienda su cui possa fare investimenti, innovazione e ricavare di che vivere.

E' meglio dare 1000 € all'impiegato che ha ereditato 2 ettari di terra, che fa lavorare dal contoterzista, oppure abbattere del 70% il costo del voucher da dare allo studente che viene a vendemmiare cos' quest'ultimo trova remunerazione e l'agricoltore si vede ridurre il costo del lavoro? Chi riceve questo beneficio deve però essere un agricoltore professionale su un'estensione che gli permette di estrinsecare la sua imprenditorialità.

Dicevo prima che avevamo poca SAU aziendale, allora mi chieso è meglio dare 30.000 € ad un giovane che s'insedia su un'azienda oppure darli come canone d'affitto pluriennale garantito al figlio avvocato di un agricoltore deceduto e che ha ereditato la terra del padre?

Finché l'agricoltuta non viene ristrutturata nel modo che ho detto e si continua a chiamare agricoltori coloro i quali della casa rurale ne hanno fatto un seconda casa arredata da un architetto di grido e poi si fanno belli di mettere su tre alveari e citano in giudizio l'agricoltore accanto che usa seme disinfettato per avere un investimento a barbabietole ottimale e ottiene che il prodotto disinfettante venga bandito, anche senza probanti verifiche?

L'avvocato poi non si accorge neppure che i suoi alveari sono falcidiati dalla Varroa portatagli da chi gli ha venduto gli alveari.

alessandra paolini
alessandra paolini
10 dicembre 2011 ore 20:08

Ciao Alberto,
scusa se sono passata al ciao,ma a furia di confronti, mi sembra che ci se lo possa dare. Ho letto l'intervista di Adele e il tuo commento, e forse ora sto iniziando a capire cosa ti infastidisce quando si parla di 'passione' come chiave di lettura di chi opera in agricoltura. Io penso che la passione, intesa nel senso ampio del termine, sia un motore molto potente e per nulla sminuente. Chi opera con passione e per passione nel settore agricolo, non vuol dire, a mio avviso, che lo faccia in maniera hobbistica o senza il bisogno di ricavarne reddito. Magari si usa questo termine ed io stessa lo uso, per significare che le stesse persone che perseverano nel lavorare in questo comparto lo fanno per una motivazione che può travalicare lo sola considerazione economica, e mi spiego meglio, forse molti di noi, agricoltori, se avessimo lavorato in un altro ambito avremmo guadagnato di più e rischiato di meno, e non perché lavoriamo in maniera hobbistica o perché non cerchiamo di produrre reddito con il nostro lavoro, ma perché il settore agricolo, almeno negli utlimi quindici anni, e almeno dalle realtà che conosco io, sta affrontando una grossa crisi che prescinde dall'impegno e dalle soluzioni che possa cercare e dare il signolo imprenditore. Quando allora si fa riferimento alla passione che spinge a continuare io intendo si voglia parlare della volontà di chi persevera a voler sì ricavare reddito, ma a volerlo fare, a tutti costi, continuando l'attività agricola, anche se questo reddito sarà minore o più rischioso. Allora la voglia di tagliare ci viene e la assecondiamo nostro malgrado (per me è sempre difficile) ma non per chiudere bottega ma per sostituire le viti con le clementine, le pesche con gli ulivi, le vacche con le bufale, o qualsiasi altra strada che al momento ci sembra più redditizia, e il taglio con cui facciamo queste scelte, è un taglio da addetti ai lavori, poi possiamo anche noi sbagliare, ma una cosa è certa: se restiamo é per fare impresa, certo, ma con passione, altrimenti, se volessimo solo reddito, allora taglieremmo tutto e magari metteremmo su un resort circondato da alberi da frutto, forse, oggi come oggi, l'investimento sarebbe più redditizio e meno rischioso. Dunque a mio avviso la passione è un valore aggiunto e non una deminutio, ma rispetto l'opinione di chi così no la pensa. Un saluto

Alberto Guidorzi
Alberto Guidorzi
10 dicembre 2011 ore 16:11

"Si opera in agricoltura per pura passione"

Io come agronomo ho operato in agricoltura pensando sempre che si trattasse prima di tutto di una attività economica e che doveva essere a titolo principale e non per hobby.

Condurre in porto una coltivazione di anno in anno ha, però, da sempre, molti risvolti dovuti alla casualità. Ecco perchè vedo un bisogno di tanta passione, appunto perchè molte volte verrebbe voglia di tagliare gli ulivi, di vendere le vacche, di tagliare le viti o di lascire incolto.

Se però non vi è un impellente bisogno di ricavare un reddito, allora si può fare per pura passione e da addetto ai lavori la considero un gran bella passione.

Giulio P.
Giulio P.
10 dicembre 2011 ore 09:00

..il mondo agricolo sta diventando un punto di innovazione... Gentilissimo Luigi sono Giuliano, mi permetto di ritornare... per dirle che mi piace e "uso" questa frase di Adele per porgerle una mia fissa e cioè:
visto che per tutti ma in particolare per gli agricoltori risulta difficile leggere forse, penso io, ascoltare sarebbe più semplice, e allora le chiedo: sarebbe possibile fono-registrare le relazioni lette nei molti convegni a carattere agricolo che si organizzano in giro per l'Italia e poi postare su qualche sito apposito i file mp3 di queste registrazioni in modo da poter scaricare (anche a pagamento) e ascoltare tramite lettore mp3?
Vede noi agricoltori passiamo intere giornate lavorative in beata solitudine, con l'ausilio della tecnologia associata alla volontà di chi organizza questi convegni di mettere del materiale a disposizione potremo avere/fare in-formazione per un vasto pubblico a costo molto limitato.
Cosa ne pensa?
Grazie e saluti.