Fuori dal coro

Lorenzo Massart? Ha bisogno della terra per vivere

Svolgendo più attività, non può dedicarsi a tempo pieno all’agricoltura. Se potessi farlo – dice - forse sarei anche pienamente soddisfatto. La gente? Non conosce la campagna. Le associazioni di categoria? Vuote d’anima. Un’anomalia contemporanea? Imporre al consumatore di andare in enoteca con la guida. E’ irrispettoso

09 luglio 2011 | T N

Lorenzo Massart è nato nel 1954 nell’azienda agricola di famiglia, a Poggiotondo. L’azienda è ubicata ai piedi del Casentino. Tutto ciò ha dato luogo alla sua sfrenata passione per la campagna e gli animali. Da circa venti anni conduce, anche in prima persona, l’azienda, che si estende per 54 ettari aiutato da un team molto affiatato.

Lorenzo Massart si occupa solo di vino, prediligendo il Sangiovese. La moglie, Cinzia Chiarion, segue in via esclusiva la parte olivicola, e ha creato e dirige il sito Olio&Salute.

Non è solo amore per la campagna. Massart è anche pittore (un astrattista) e avvocato (un giuslavorista): “amo tutto e tre le mie attività allo stesso modo”, ha dichirato in più occasioni.

Lorenzo Massart si è detto anche “orgoglioso di essere stato il primo imbottigliatore della sua zona”, e di aver così contribuito a far conoscere i vini del Casentino nel mondo.

 

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?

Da una ventina d’anni. Ho iniziato quasi per scommessa ….. In Casentino dove ha sede la mia azienda, nessuno aveva avuto il coraggio di imbottigliare il vino, di misurarsi con il mercato.

A Poggiotondo io seguo tutto quello che riguarda il vino, mia moglie tutto quello che riguarda l’olio. E’ stata una scelta azzeccata. La consiglio a tutti i piccoli/medi agricoltori. Ci ha permesso tra l’altro di comparire, solo per meriti, nelle guide con punteggi molto interessanti.

 

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?

Parzialmente soddisfatto. Perché vorrei fare di più. Svolgendo anche altre attività non posso dedicarmi tutto il giorno all’agricoltura. Se potessi farlo forse sarei anche pienamente soddisfatto. Comunque, da una parte è bene così perché avrò sempre qualcosa da fare, qualcosa da fare meglio.

 

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?

La gente non conosce la campagna e quindi anche chi sarebbe preposto a farlo (intendo i politici sia grandi che piccoli) non può aiutarla.

 

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?

Non credo, perché non lo è mai stato. Almeno negli ultimi trenta, quarant’anni.

 

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?

Perché non posso stare senza occuparmi della terra, dove sono nato e dove ho vissuto col cuore, anche se, purtroppo, non sempre fisicamente.

 

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?

Solo. Mi riferisco naturalmente al mondo agricolo rappresentato dalla piccola-media proprietà, perché quella grande ….. non è più agricoltura.

 

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?

Senza anima.

 

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?

Coraggio.

 

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?

Per fortuna non ho amici interessati a rovinarsi con l’agricoltura. Se ne avessi uno, fosse molto ricco e molto coraggioso, gli consiglierei l’olivicoltura perché l’olivicoltura sarà sicuramente il domani … anche se non so quale domani.

 

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?

Nel cassetto dei miei ricordi c’è soprattutto Ubaldo Guadagnoli un “agricoltore illuminato” che ha lasciato un grande segno anche nella mia vita di agricoltore.

 

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?

Nessuno.

 

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?

Almeno per il vino le certificazioni (cioè le denominazioni Igt, Chianti e così via…) servono a poco. Oggi la zona di produzione conta il giusto anche perché molti vini si assomigliano. Penso, invece, che dovrebbe diventare obbligatorio indicare in etichetta, ad esempio, i vitigni utilizzati e le loro percentuali perché se uno vuole bere un 100% Sangiovese deve poterlo bere …. Oggi si impone al consumatore medio di andare in enoteca con la guida e questo mi sembra irrispettoso.

 

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?

Giulio Gabelli. L’uomo che sa ascoltare il vino, di Carlo Macchi. E’ la storia di un uomo normale che si è divertito a fare il vino a orecchio, alla barba dei sapientoni.

 

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?

La boutique del mistero, di Dino Buzzati.

 

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?

In questi ultimi anni leggere un libro intero è diventato un impegno e io non ho tempo … un giorno, infatti, non mi basta per fare tutto quello che devo fare in giornata. Sono però diventato un accanito lettore di quotidiani, sono malato di “giornalite”…

 

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?

Penso che anche per gli agricoltori gli “impegni” siano aumentati, mentre il tempo è rimasto lo stesso… Questo per dire che manca il tempo per fare tutto quello che si deve fare e allora lo sconta, purtroppo, la parte romantica della vita.

 

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