Fuori dal coro
La passione di Domenico Pinto per l'uva da tavola
Pugliese di Mola, non desiste. L'agricoltura - dice - è un valore che va trasmesso alle nuove generazioni. Coltivare è come realizzare un’opera d’arte, ma non tutti lo capiscono
11 dicembre 2010 | T N
Domenico Pinto è nato a Mola di Bari il 24 luglio 1966. Sposato con Isa Soldano, è padre di Nicole, Chiara e Vito. Conduce lâazienda di famiglia, il cui fondatore, Vito Pinto, si specializza nella coltivazione dellâuva da tavola, ma ora il progetto Tenuta Pinto si apre allâattività agrituristica, diventando una Country House la cui mission è il ritorno alla natura e alla vita agreste. La villa, risalente al 1700, si trova sul primo gradino della Murgia, a 130 metri sul livello del mare.
Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Da piccolo ho avuto la passione per lâagricoltura. Oggi sono un imprenditore agricolo che ha deciso di realizzare un agriturismo per promuovere le proprie produzioni agricole, il territorio e la cultura della civiltà contadina pugliese.
Eâ soddisfatto, perplesso o preoccupato?
Preoccupato, perche gli agricoltori hanno perso la voglia di credere nel loro lavoro, dopo le tante battaglie perse.
Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Perché si è pensato di più allâindustria. Le politiche nazionali non hanno investito buone idee in agricoltura. Anche la società ha creduto, sbagliando, che il lavoro dei campi sia un lavoro marginale, con la conseguenza che con tale atteggiamento sono stati di fatto allontanati i giovani dallâagricoltura.
Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
Certamente, e oggi ancor più di prima. Il settore agricolo può essere, attraverso una sapiente valorizzazione dei prodotti tipici del territorio, un utile strumento per promuovere lâItalia. Le nostre produzioni, riconosciute patrimonio dellâumanità da parte dellâUnesco, perché parte ed espressione della dieta Mediterranea, possono di fatto essere un volano per il settore agricolo.
E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Perché è un lavoro che ti daâ tante gratificazioni. Coltivare le piante è come realizzare unâopera dâarte. Nei frutti che si ricavano câè tutto lâimpegno dei tanti, instancabili, agricoltori.
Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Affascinante. Ma direi anche rilassante, giacché ricco di esperienze di vita.
Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Utili.
Una parola dâordine per lâagricoltura di domani?
Più di una: territorio, sostenibilità , biodiversità , turismo gastronomico.
Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Nelle produzioni di nicchia, perché tali produzioni sono il frutto di un bagaglio culturale e storico che nel tempo, grazie alle specifiche condizioni pedoclimatiche, si sono conservate in un dato territorio. Altri Paesi, soprattutto quelli emergenti, non possono certo copiare tali produzioni, perché non hanno la nostra terra, il nostro sole, la nostra cultura, ci appartengono intimamente.
Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Mio padre, semplice agricoltore che mi ha donato la voglia di lavorare nei campi, il rispetto per le persone, la voglia di pensare in grande ma rimanendo con i piedi per terra. Ci possono sembrare banalità , ma molti agricoltori sognano un figlio professionista che rinneghi le proprie origini.
Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Luca Zaia, lui almeno le scarpe nel terreno le metteva.
Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Sono troppe. Il consumatore fa confusione.
Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
L'uva da tavola, un volume della collana 'Coltura & Cultura' pubblicata con il marchio editoriale Script e promossa da Bayer CropScience.
Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Il segreto del viandante, di Marcello Veneziani
Il libro che in questo momento sta invece leggendo?
Il Sud, di Marcello Veneziani.
Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Leggono meno perché la società di oggi ha perso i valori reali della vita, ed è più attenta ai reality show. Gli agricoltori leggono poco perché è un lavoro che ti stanca sia mentalmente che fisicamente.
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