Emozioni di gusto
Un tuffo nel mondo oleario iberico. L’erba del vicino questa volta è davvero più verde…
Un olio sivigliano riesce a far riaffiorare ricordi attraverso sentori intensi e grandi capacità imprenditoriali. Un monocultivar Hoijblanca e un progetto d'azienda che ne fa uno scrigno di biodiversità
18 febbraio 2016 | Marco Antonucci
Il caso ha voluto che in questi giorni di grande freddo mi sia trovato tra le mani una bottiglia verde molto bella. (Devo ringraziare Maria Paola per questa piacevole riscoperta: infatti è stata lei, la compagna ideale di molti assaggi, che mi ha passato l’olio).
Una bottiglia di vetro verde, pesante, verniciata a polvere come il mercato in questi tempi propone, molto semplice, con indicazioni minime ed essenziali. Il produttore: Hacienda Guzman, Siviglia, Spagna; il contenuto: mezzo litro di hojiblanca al 100%; il numero della bottiglia, alcune indicazioni sulla famiglia e sull’olio contenuto; un disegno che raffigura l’azienda. Null’altro (oltre alle indicazioni di legge, ovviamente). Apro il tappo e, senza versare nel bicchiere l’olio, immediatamente un profumo intenso di erba mi avvolge. Lo stesso profumo che ieri sera ho sentito rientrando a casa, dopo che il prato era stato tagliato e annaffiato. Erba falciata, fresca di rugiada (io abito nelle Prealpi Orobiche), con sentori di orto, di timo, di basilico, di erba cipollina. Lo verso nel bicchiere. Il profumo diventa più intenso e definito: compaiono le note di foglia di pomodoro ma anche di erba medica, di insalata. Lo assaggio. L’amaro molto simile a quello percepito quando si mastica la rucola, rende l’assaggio croccante: il piccante avvolgente ma che non disturba arriva subito dopo, trasformando l’assaggio di quest’olio in un assaggio di verdure di campo fresche. Il profumo finale che rimane in bocca (è proprio così) ricorda le verdure appena colte, tagliate e lavate sotto la fontana dell’orto, d’estate.
Non ci sarebbe altro da aggiungere. Se non fosse che la memoria di mia moglie è migliore della mia: lei mi ha rammentato che anni fa in uno dei tanti viaggi-studio in Spagna abbiamo visitato questa azienda. Ed allora ho ripreso gli appunti ed ho riscoperto alcuni impressionanti numeri. Il primo: 10.000 e cioè il numero “limitato” di queste bottiglie, che sono il prodotto finale di circa 3.300 quintali di olive raccolte tra settembre ed ottobre. L’azienda produce anche una monocultivar di Manzanilla (sempre 10.000 bottiglie), un extravergine biologico e una discreta quantità di extravergine blend, venduto in bottiglie e in lattina. Il secondo: 140 e cioè il numero delle diverse varietà che si trovano in uno dei giardini dell’azienda. Ogni pianta ha un’insegna che ne indica in nome e la provenienza. Un ottimo giardino botanico dedicato all’olivo. Il terzo: 1762 e cioè la data che è incisa sul braccio dell’antico mulino custodito nell’azienda e che viene con orgoglio mostrato ai visitatori, assieme ad una serie di antichi oggetti legati al mondo dell’olio.
E poi l’arena per i cavalli, la collezione di carrozze antiche e di rara bellezza, il frantoio sperimentale, i fiori…. Tutti ricordi che pian piano mi tornano alla mente riassaggiando questo olio spagnolo. Grazie Maria Paola, per il piacevole ricordo che mi hai voluto regalare.
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