Emozioni di gusto
Su quel ramo del lago di Como, dove dominano gli olivi
Non è solo un extra vergine ma la storia di venticinque famiglie, riunite sotto un'unica bandiera: “Olivicoltori lago di Como”. Le loro 2.000 piante a base Frantoio, Bolgegna e Leccino, sono raccolte, frante e conservate seguendo il disciplinare di produzione della Dop Laghi Lombardi
13 dicembre 2013 | Fausto Borella
Il percorso che porta l’olivo in quasi tutta la nostra penisola lo si deve a quegli infaticabili viaggiatori che furono i romani durante le loro conquiste. Capirono che anche al nord, tra le valli e le colline dei più importanti laghi lombardi, l’olivo poteva attecchire in maniera sana e robusta. Dal 1300 in avanti come in quasi tutta l’Italia all’olivo vengono preferite altre colture quali il gelso per l’allevamento dei bachi da seta. Dall’inizio del ‘900 si è riscoperta questa pianta. La fascia altitudinale è di circa 300 metri e il motivo per cui raramente l’olivo a un pararalello così alto non gela si deve al lago che riesce ad assorbire tutto il caldo durante i mesi estivi, per rilasciare il tepore nei mesi più freddi, dando un’importante possibilità di sopravvivenza alla piante che ancora oggi si ritrovano sparse nella provincia di Como. Circa 40.000 esemplari, dislocati tra Como e Lecco. Merita raccontare la storia di 25 piccoli olivicoltori che con grandissima passione e tenacia, si sono riuniti sotto un'unica bandiera dal nome “Olivicoltori lago di Como”. Le loro 2.000 piante a base Frantoio, Bolgegna e Leccino, sono raccolte, frante e conservate seguendo il disciplinare di produzione della Dop Laghi Lombardi nella sotto denominazione Lario.
L’olio di un colore verde dorato si apre in maniera molto pulita, con riconoscimenti immediati di foglia di carciofo, menta e mela.
Dop Laghi Lombardi Lario: Frantoio 55% Leccino 35% Pendolino 5% Altri 15%
Le olive vengono raccolte dal 25 ottobre al 30 novembre. L’olio viene filtrato e conservato adeguatamente in silos di acciaio inox sotto gas inerte quale l’azoto.
In bocca è ben strutturato e si percepiscono note ammandorlate di melanzana con un finale di spezia gentile, su tutti la cannella. Gli abbinamenti migliori si possono andare a ricercare con i pesci della zona tra i quali le alborelle in carpione, o il pigo lavorato alla maniera del baccalà o il più celebre missoltino essiccato al sole. Amo sempre ricordare che una vera maionese fatta con quest’ olio, non copre assolutamente il pesce ma ne esalta le qualità della carne.
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