Emozioni di gusto
In una bottiglia d'olio il valore dell'amicizia e della buona tavola
L'incontro con i giovani. La loro sorpresa nell'apprezzare le caratteristiche di un buon extra vergine biologico e monocultivar. La loro attenzione al racconto del territorio. Sobrietà e semplicità per godersi la ricchezza di una Gentile di Larino
12 dicembre 2013 | Pasquale Di Lena
Un incontro bello e salutare quello che c’è stato l’altra sera, nella sede del Kilowatt - organizzato in collaborazione con l’associazione Simplyfood - in pieno centro a Bologna, che ha visto grandi protagonisti giovani consumatori, soprattutto donne, e “L’Olio di Flora”, biologico della varietà “Gentile di Larino”.
Iniziativa denominata “ Aglio, olio e Kilowatt”, che si è trasformata in “Bologna chiama Larino e Molise” visto che, oltre all’olio gentile, c’era con me e con Flora, anche Pina Civitella, ideatrice di Simplyfood, a ricordare Larino, l’antica capitale dei Frentani che, nel 1994, è diventata la “culla” delle Città dell’Olio.
Tutti i presenti, o quasi tutti, a digiuno di un minimo di cultura dell’olivo e dell’olio, in particolare delle capacità dell’extravergine di esprimere profumi e sapori, con la sua grande forza di amaro e piccante che rappresentano il distinguo da ogni altro olio ed all’interno stesso della classificazione delle tipologie riferite all’olio di oliva. Peculiarità che stanno a significare la grande bontà di un prodotto tipicamente mediterraneo, che accompagna i popoli di questo mare da millenni, quale fonte di bellezza, unguento e panacea contro i più svariati mali, fra i quali quello il più ricorrente e il più diffuso, il malocchio).
Non a caso, da sempre e oggi più che mai, filo conduttore di quella cucina che il mondo ha scoperto come la più sana alimentazione, racchiusa dentro un vero e proprio stile di vita, chiamato “Dieta Mediterranea”, da qualche anno patrimonio culturale dell’umanità.
Un prodotto sempre uguale nel corso di questi millenni, che, da poco tempo, ha cominciato a esprimere, proprio con le Città dell’Olio, la sua cultura e, così, a vivere la sua modernità e attualità in un mondo che cerca di appiattire e uniformare tutto sulla spinta del mercato globale.
Non sono mancati i riferimenti all’olivo, alla ricchezza della sua biodiversità e dei suoi paesaggi, alla capacità di stimolare professionalità e occupazione lungo la filiera che vede protagonisti, insieme con gli olivicoltori e i frantoiani, anche i promotori e commercianti di olio.
Un quadro molto sintetico di una realtà complessa che ha aperto la degustazione guidata con la messa a confronto di un olio extravergine di oliva comprato al supermercato, un olio a base di olive di più varietà (prevalenza “Leccino”) prodotto sempre nel Molise sulle colline che guardano il mare Adriatico, molto delicato, e poi, L’olio di Flora, ritenuto davvero “Gentile” con la sua ricchezza maggiore di profumi e di sapori.
Un confronto che ha permesso di capire le differenze nette tra i tre tipi di olio, con il primo che, a detta dei novelli degustatori, sapeva di “olio”, come a voler significare una sostanza grassa, e gli altri che ricordavano i profumi e i sapori di un prato, di un ortaggio o di una frutta, anche se con note diverse.
Alla fine tutti si sono ritrovati d’accordo sulla scaletta dei valori che ha visto prevalere nettamente “L’olio di Flora”, mono varietale e biologico che ben rappresenta i valori di una terra ricca di 18 varietà autoctone, vocata alla grande qualità con quelli di Larino e, soprattutto, di Venafro che ne sono i testimoni sin dal periodo aureo dell’impero romano.
Il prossimo appuntamento, sapendo che, come per i vini, non esiste un solo olio ma tanti oli, riguarderà ancora l’assaggio guidato per capire gli abbinamenti con i piatti e le pietanze della quotidianità, in modo da mettere il luce un compito proprio dell’olio di qualità (un carattere che, come si sa, è nell’origine e l’origine è il territorio), che è quello di rendere più profumato e gustoso il piatto per avere dall’abbinamento l’esaltazione dei suoi caratteri organolettici.
Un incontro, come dicevo all’inizio, bello e salutare che, ancora una volta, a me ha spiegato il valore e il significato della diffusione della cultura dell’olio, essenziale per fare la differenza e vincere sui mercati, aprire la porta di casa del consumatore e vivere insieme il gusto e il piacere della buona tavola.
Come a dire che basta una fetta di pane e olio di qualità, accompagnata da un bicchiere di vino, per godere la sobrietà e la semplicità di una colazione, un pranzo o una cena, che, lo voglio sottolineare, si possono benissimo trasformare in una merenda speciale per i bambini che, per esperienza vissuta, vanno pazzi per l’olio che ricorda il frutto dell’oliva, tanto più se amaro e piccante.
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