Emozioni di gusto
La famiglia Domenis può ancora sorprendere
Un viaggio lungo più di un secolo per arrivare alla Storica 10. Una grappa che esprime la personalità dei suoi creatori, che invita alla meditazione mentre sprigiona tutti i suoi aromi
07 gennaio 2012 | Alberto Grimelli
La famiglia Domenis rappresenta un'istituzione nel mondo della distillazione.
La loro storia si perde nei meandri della Serenissima Repubblica di Venezia anche se solo dal 1898, col trasferimento a Cividale del Friuli, assume quel connotato d'impresa che ne fa uno dei marchi storici del panorama italiano.
Non ho usato a caso il termine “storico”, a cui la famiglia Domenis è particolarmente attaccata, visto che iniziò a definire così le proprie produzioni fin dalle origini per distinguere i propri distillati dagli altri in commercio.
Il segreto metodo tradizionale di famiglia, ancor oggi custodito nei cuori e nelle menti Silvano, Emilio, Cristina e Pietro che si dedicano con passione alla produzione di eccellenze, si unisce a tratti di originalità e di innovazione, che sfociano in packaging e confezioni piacevoli e affatto scontate.
Cosa può ancora dare la famiglia Domenis al mondo della grappa? La risposta è racchiusa in una bottiglia, preziosa non solo per la curatissima estetica ma soprattutto per un eccellente contenuto.
Storica 10 è una selezione che farà felici anche i palati più esperti e raffinati. Un processo lungo e laborioso. Diverse partite di grappa particolari e scelte sono state fatte stagionare per almeno due anni nell'acciaio, poi cinque anni in botti di rovere per poi subire un ulteriore affinamento di tre anni. Il tutto per 100 litri di grappa che si imprime certamente nella memoria, la ragione della sfida e dell'avventura in cui si sono lanciati e che ha visto nascere 1000 litri di una superba selezione, in bottiglie numerate e presenti solo nelle migliori enogastronomie e ristoranti.
Storica 10

Storica 10 è una grappa impegnativa non solo per il suo contenuto alcolico (50 gradi) ma soprattutto per la complessità aromatica che ne è l'essenza. Una grappa da meditazione dal colore ambrato con riflessi gialli, che sorprende fin dalla mescita per l'incredibile ceratura del bicchiere. Per la degustazione abbiamo voluto utilizzare un bicchiere da cognac, così da poterne apprezzare ogni sfumatura, una missione quasi impossibile. Per poterne apprezzare la pienezza e la complessità è assolutamente consigliato lasciarla ossigenare nel bicchiere per qualche minuto. Solo così, portandola al naso, non si verrà sopraffatti dall'alcol ma si potranno percepire i profumi terziari dell'affinamento (cacao, tabacco e cuoio) e una piacevole nota di liquirizia. Non è tutto, però. Infatti questi si affiancano a note floreali e di frutta (mandorla e prugna) di rara complessità. Una vera sfida cercare di discriminare tutti gli aromi. In bocca colpisce, ma solo per un paio di secondi, il grado alcolico, sostituito immediatamente da una morbidezza che sfocia quasi nella dolcezza, se non fosse per un lieve accento amaro nel finale che richiama i raspi. In bocca sono soprattutto gli aromi varietali a farsi sentire con un richiamo retro-olfattivo poderoso. A chiudere una persistenza quasi infinita, due minuti, con gli aromi che piano piano svaniscono e lasciano appagati di questa esperienza dei sensi.
Sicuramente consigliatissima per chiudere un fine pasto con grande soddisfazione. Viene consigliata anche in abbinamento al cioccolato del Sud America o alla pasticceria, uno sfizio che intendo concedermi quanto prima.
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