Emozioni di gusto

Ci vogliono le “Anime Sante”. Per dare un senso diverso al lavoro

Tre fratelli e una madre per un ittiturismo a Tricase, nel Salento. Non un semplice punto di ristoro per bagnanti, ma un centro di enogastronomia marinara, di educazione al mare, di divulgazione della storia del porto, in stretto legame con l’attività peschereccia di papà Rocco

18 giugno 2011 | Alfonso Pascale

Se andate a Tricase, nel Salento leccese, non perdetevi uno dei primi ittiturismi aperti in Puglia. Si trova al porto della città ed è stato creato da un pescatore, Rocco Cazzato, sua moglie Lucia e i tre figli, Daniele, Donatella e Francesco, che non hanno compiuto nemmeno trent’anni.

Tricase Porto veniva chiamata un tempo “perla verde” per la straordinaria bellezza non solo dei suoi alberi secolari, ma anche del finocchietto marino abbarbicato agli scogli nerastri come se fosse un’alga verdognola. Paesaggio rurale d’intensa luminosità in cui la campagna rossa dell’interno si tramuta in una vegetazione rigogliosa e si specchia in acque cristalline, che rotolano quasi affaticate contro la fioca riva di ghiaia. In mezzo gorgheggia un borgo marinaro dove i natanti fanno l’ultima sosta prima del salto oltre il Canale d’Otranto verso l’Oriente. Sul molo sono poste le reti ad asciugare, rimarcando inconfondibilmente la vocazione peschereccia del luogo.

La pesca e la lavorazione delle pelli erano una volta le attività prevalenti in questo estremo lembo di costa adriatica, mentre oggi primeggiano le attività turistiche e balneari. A dedicarsi ancora alla pesca sono rimasti in pochissimi. Ecco perché Daniele, Donatella e Francesco non avevano mai sognato di esercitare il mestiere del padre. E proprio per fare altro il primo aveva studiato all’istituto chimico biologico, Donatella al liceo classico e il più giovane al liceo scientifico.

Ma un giorno si è liberato il piccolo locale dinanzi al molo, di proprietà dei Cazzato, perché il ristoratore che lo teneva in affitto ha voluto spostare la sua attività in uno spazio più ampio. Che fare del locale? – si sono chiesti disorientati i genitori coi figli. E’ nata così, quasi per caso, l’idea di dar vita ad una nuova attività che non fosse un semplice punto di ristoro per bagnanti, ma un centro di enogastronomia marinara, di educazione al mare, di divulgazione della storia del porto, legato strettamente all’attività peschereccia di papà Rocco. La signora Lucia si è immediatamente resa disponibile per la cucina e i tre giovani hanno lasciato ogni altro impegno per avviare questa esperienza che si configura come una vera e propria tradizione innovativa.

Anime Sante” è il nome del locale come da sempre si chiama la barca di famiglia. Tutte le imbarcazioni portano, infatti, i nomi dei destinatari delle implorazioni che si levano in mare quando le intemperie mettono a rischio il ritorno a casa. In “Anime Sante” il pesce si raccoglie e in “Anime Sante” esso viene gustato con le stesse ricette che Lucia ha elaborato da sempre per preparare il pranzo in famiglia.

Un’intera vetrata separa la sala dalla cucina e tu vedi direttamente come il piatto che hai prescelto viene preparato con cura secondo tradizioni e abitudini antichissime. Puoi notare l’amore con cui il pesce viene prima scannato, ripulito delle squame e sventrato. Dopo il lavaggio e la scolatura, è infine infarinato e fritto in un extra vergine dal sapore leggermente fruttato e un po’ piccante, prodotto con olive salentine dal gusto amarognolo. E’ un’offerta di cultura e di benessere perché in ogni pietanza si condensa la storia del territorio, si percepiscono le contaminazioni delle abitudini alimentari dovute al passaggio di popoli diversi, si manifesta il gusto per la vita e per la natura.

Quando arrivano in tavola le tagliatelle fatte in casa condite con la pescatrice al sugo di pomodoro anche Daniele resta con noi; e mentre siamo intenti a ficcare le dita nel piatto per spolpare il pesce, egli ci racconta la storia di vita della sua famiglia e i progetti per il futuro. Così veniamo a sapere che l’attività è iniziata a luglio di un anno fa, il giorno dopo che il fratello più giovane, Francesco, ha preso il diploma, e che c’è un buon afflusso di turisti a tal punto che è consigliabile prenotare sempre non tanto per trovare il tavolo ma il pesce, perché da “Anime Sante” si prepara solo il pescato di giornata.

L’idea che stanno coltivando è quella di realizzare un laboratorio di trasformazione del tonno. Ne stanno discutendo da un po’ coi genitori momentaneamente assenti per un matrimonio di famiglia. Mentre parliamo, arrivano degli ospiti che sono gentilmente invitati dai giovani operatori ittituristici a tornare nei giorni successivi, nonostante ci siano dei tavoli vuoti. Essi non protestano perché sanno che il diniego non nasconde una qualche disfunzione, ma è la prova che il locale garantisce prodotti freschi e genuini. E’ la stessa regola che caratterizza l’agriturismo: all’ospite si offre il cibo preparato coi prodotti propri o di operatori locali. Non a caso un disegno di legge regionale in Puglia assimila all’agriturismo le norme per l’ospitalità e la somministrazione dei pasti da parte dei pescatori. E chissà che un giorno potremo mangiare pesce in campagna e carne ovicaprina al mare perché troveremo menù di agriturismi e ittiturismi riuniti in reti territoriali, le cui pietanze saranno il frutto dello scambio di produzioni locali.

Daniele ci rivela che vorrebbero acquistare una barca più ampia per portare in mare i ragazzi delle scuole al fine di educarli alla cultura della pesca. Ne approfitto per accennare alla prospettiva di coinvolgere anche le persone con disabilità mentale per utilizzare l’economia ittica come attività terapeutica, come si fa con la coltivazione di un orto o la relazione con un asino. Percepisco un immediato interesse del giovane a questa idea come se sopiti discorsi interiori si destassero d’un tratto, memorie di racconti d’infanzia rianimassero radici antiche di pratiche solidali e inclusive verso persone bisognose. E ho riflettuto che in fondo i pescatori e i contadini non provengono da mondi separati perché le loro tradizioni sono accomunate dagli stessi tratti peculiari: un forte senso della dignità come singoli individui e come ceto e un’inclinazione ai legami comunitari, all’aiuto reciproco per il bene di tutti.

Come la terra anche il mare è luogo formidabile per ritrovare se stessi, la propria capacità creativa, il senso di comunità. E’ per questo che alle esperienze di agricoltura sociale si potrebbero aggiungere facilmente quelle di pesca sociale. E attivando percorsi di valorizzazione dei beni storici, architettonici, ambientali, gastronomici, vinicoli ed oleari in reti di economia solidale si potrebbero promuovere insieme sviluppo socio-economico e giustizia sociale per fare dei paesaggi rurali, come il Salento dei Messapi e dei Bizantini, dei Saraceni e degli Spagnoli, autentici luoghi di accoglienza.

 

L'INDIRIZZO

"Anime Sante" di Cazzato Rocco & Figli

 Via Borgo Pescatori - 73030 Porto di Tricase (Lecce)

Tel. 0833.775213 - Cell. 339.7984291 

e-mail: danielecazzato83@gmail.com 

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