La voce dei lettori
Xylella in Salento, è stato un errore ripiantare l’Ogliarola
Dopo 6 anni dai primi segnali di disseccamento rapido in zona, la sperimentazione empirica “La Scelta” fornisce il primo dato evidente sul campo: dei 34 alberi di olivo presenti, 9 continuano a resistere ancora. Guarda caso, 8 di essi fanno parte della varietà Cellina di Nardò, nessuno di Ogliarola
21 febbraio 2019 | T N
“… Io aggiungo che quella del Salento leccese si basa su solo due varietà: l’Ogliarola di Lecce e la Cellina di Nardò.
L’Ogliarola di Lecce vegeta e produce in maniera soddisfacente anche se la sua produttività è variabile a seconda degli anni sino a divenire in alcuni scarsa. La Cellina di Nardò, detta anche Saracena, ha un contenuto in olio inferiore rispetto all’Ogliarola di Lecce ma ha una produzione costante negli anni tanto da renderla molto presente nel nostro ambiente.
Questa cultivar di olivo si affermò durante la gravissima crisi che alla fine del 1800 inizi ’900 attraversò l’olivicoltura del Salento leccese non per problemi di mercato ma per le avversità, e tra queste specialmente dalla Brusca parassitaria, causata da un fungo appartenente alla divisione Ascomiceti (Stictis panizzei).
La Cellina di Nardò si affermò nel Salento leccese perché durante quell’epidemia risultò essere maggiormente resistente alla Brusca…”
26 novembre 2010
Antonio Bruno, dottore agronomo
Dopo 6 anni dai primi segnali di disseccamento rapido in zona, la sperimentazione empirica “La Scelta” fornisce il primo dato evidente sul campo: dei 34 alberi di olivo presenti, 9 continuano a resistere ancora. Guarda caso, 8 di essi fanno parte della varietà Cellina di Nardò, nessuno della varietà Ogliarola di Lecce gli ultimi della quale continuano a venir meno proprio in questo periodo; la storia si ripete a distanza di 200 anni.
Tale responso mi porta a concludere, quindi, che fu un grave errore quello di ripiantare, negli anni, l’Ogliarola Leccese, vista la sua scarsa resistenza alle malattie ricorrenti.
Giorgio Greco
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