La voce dei lettori 23/11/2018

Norme antincendio e stoccaggio olio d'oliva, l'assurdità continua

Per i frantoi la questione sembrerebbe risolta, ma per chi vuole creare un piccolo centro di stoccaggio? L'interrogativo e lo sfogo di Andrea Gallo che si chiede “non era opportuno chiarire bene la questione”?


Salve,
leggo volentieri con attenzione le pubblicazioni sulle varie tematiche che interessano l'olio di oliva, in merito alla necessità di dover realizzare per conto di un cliente un deposito ed il relativo stoccaggio in opportune cisterne per la successiva commercializzazione all'ingrosso.
Ora la questione per la quale scrivo è quando prevede il Dpr 151/11 sul rischio antincendio facendo ritenere di considerare anche l'olio di oliva nell'attività 12 (assurdo).
Sono state poste diverse problematiche tecniche sulla faccenda, a mio avviso del tutto legittime, ma ancora ad oggi non risolte, se non che sembrerebbe che per i frantoi olearie sia stato raggiunto un accordo su come adeguare gli stessi (strutture e locali) a rischio antincendio.
Ora mi chiedo ma per quando riguarda il solo stoccaggio dell'olio di oliva non era opportuno chiarire bene la questione visto che anche un semplice privato che conserva olio di oliva maggiore di 1 metro cubo dovrebbe adeguarsi alla materia antincendio.
Ho voluto evitare di richiamare il dettaglio delle norme poichè penso che chi è del settore ha chiaro la confusione venutasi a creare.
Spero di ricevere una risposta in merito, saluti

Andrea Gallo

Gentile Sig. Gallo,
dal punto di vista tecnico l'assoggettamento dei centri di stoccaggio per l'olio alla normativa antincendio quali attività a rischio è certamente un assurdo.
Avendo un punto di infiammabilità vicino ai 300 gradi e non essendo un prodotto esplosivo, l'olio di oliva è meno pericoloso di tanti prodotti per l'igiene della casa che abitualmente deteniamo in ambiente domestico.
Ho però dubbi che un privato, che non abbia un'attività commerciale o un pubblico esercizio, abbia la necessità di tenere in deposito un metro cubo di olio d'oliva, ovvero mille litri di prodotto.
Certo, qualsiasi azienda deve assoggettarsi alla norma.
Avendo seguito l'evoluzione della questione, ivi compreso i test fatti presso la sede dei Vigili del Fuoco sull'infiammabilità dell'olio d'oliva, non posso che affermare che il mancato passo indietro è frutto di testardaggine burocratica. Piuttosto che ammettere l'errore, per i frantoi, si sono create linee guida molto più morbide, interpretando, in maniera ragionevole, la materia legislativa.
Non solo in tema di antincendio in Italia funziona così, anche se una norma contiene degli errori, piuttosto che correggerla si preferisce, semmai, addolcirla attraverso circolari, linee guida e altri strumenti interpretativi che, però, minano la certezza del diritto.
E dire che l'Italia sarebbe figlia del diritto romano.
Cordiali saluti

Alberto Grimelli

di T N