La voce dei lettori 03/06/2016

Xylella, sperimentazione empirica “La Scelta” al capolinea

Con quest'ultimo contributo Giorgio Greco chiude la sua cronaca dell'esperienza empirica contro la "pestilenza" di Xylella fastidiosa. Una dei tanti tentativi di resistenza ad opera di agricoltori, molti di essi rimarranno sconosciuti


La sperimentazione empirica “La Scelta” nata in Seclì, piccolo comune della provincia di Lecce, credo sia giunta al capolinea.

Il tentativo di convivere quanto più tempo possibile con il terribile morbo, a lungo rimasto isolato in un contesto generale debole, poco efficace, ora viene meno e temo in maniera definitiva.

E’ bastato l’ennesimo accartocciamento fogliare esteso e visibile in tutto l’oliveto negli ultimi 10 giorni di maggio, a farmi assumere un atteggiamento di sfiducia, di impotenza, nel proseguire quell’azione di contenimento intrapresa circa 29 mesi fa.

In questo periodo di fine primavera, infatti, sono tantissimi gli steli che, improvvisamente, dall’oggi al domani, cambiano forma e colore, per cui risulta umanamente snervante, logorante continuare.

Giorgio Greco

di T N

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Commenti 1

Giorgio Greco
Giorgio Greco
03 giugno 2016 ore 07:25

In questa emergenza ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità e non ho nulla da rimproverarmi. Era l’inizio di gennaio 2014, circa un anno prima dall’insediamento del Commissario Straordinario, Dott. Giuseppe Silletti, che ho deciso di dedicare qualche ora settimanale alla cura dei miei 34 alberi; di Xylella si era iniziato a parlare nel 2013. Ci tengo a precisare, ancora una volta, che non sono agricoltore e neanche imprenditore, sono un impiegato statale, piccolo proprietario come tantissimi altri, che vive questa vicenda quale cittadino del Salento.
Purtroppo, da questa triste pagina italiana, viene fuori che la sorte degli ulivi sta a cuore a poche persone con i media nazionali che hanno concesso e concedono quasi nulla a questa vicenda. Il venir meno dell’azione da me intrapresa circa 29 mesi fa e oggi, purtroppo, divenuta insostenibile con la malattia nel pieno della sua virulenza da circa 15 giorni, è di secondaria importanza. Il problema grosso è che a tutti i livelli e a tutte le età, in genere, ciò che accade non viene percepito nella sua estrema gravità; i nostri Nonni sono gli unici che reagirebbero attivamente, ma altro non possono fare che rivoltarsi nella tomba. Quelli della mia “moderna” generazione hanno “alti” interessi da coltivare, “alti” obiettivi da raggiungere; prendersi cura degli ulivi comporta impegno, fatica senza reddito, già in condizioni normali, figuriamoci in condizioni di emergenza! I giovani, in genere, vivono in un mondo tutto loro, virtuale, dei telefoni cellulari e pc di ultima generazione e sembrano non accorgersi della triste realtà che li circonda. Ciò che accade non ha valore, importanza: Salentu, lu sule, lu mare e lu ientu… mentre l’ulivo millenario, simbolo sacro di Terra d’Otranto, non fa testo. Vivere di solo slogan è paurosamente arido, senz’anima, e contagia anche quelli di una certa età. La non percezione della realtà domina l’io rendendolo cieco, assente; è come tuffarsi in un mare di petrolio senza accorgersi che è nero.
L’altro aspetto assai negativo è che quando è arrivato il Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato nominato per gestire la complessa e complicata situazione, invece di trovare collaborazione da parte di tutti è stato trattato come fosse un distruttore di paesaggi. Eppure il Dott. Giuseppe Silletti si è dimostrata persona semplice nel linguaggio, disponibile all’ascolto verso chiunque, fin dal primo momento. Il comportamento di tali attori, a mio parere, è risultato irresponsabile, non degno di una società attiva, di una società del fare, del risolvere. Ora qualcuno mi spieghi: chi ha procurato il disastro? Il Commissario o la Xylella e tutti coloro che hanno contribuito a diffonderla? Su 1000 proprietari sono tanti quelli che, da anni e per svariati motivi, non passano dal loro campo, una certa percentuale passa una, due volte l’anno per tagliare l’erba secca o peggio ancora per attuare sbrigative pratiche di diserbo facendo uso incontrollato di erbicidi vari, pochi si dedicano alla cura dei propri alberi in maniera attiva, costante e soprattutto sana, naturale.
Che aggiungere? Prepariamoci ad ospitare il più esteso cimitero di alberi mai visto prima in Europa e forse al mondo, una tristissima realtà sta per concretizzarsi. Ed a cosa equivale un’immensa distesa di piante spettrali se non a milioni di olivi abbattuti?
Chi avrà occhi per vedere, a malincuore vedrà! L’unica speranza per il fututo è che a coloro che finora si sono dedicati con passione venga data la possibilità del reimpianto per restituire nuova linfa vitale a questo territorio fin troppo martoriato.