La voce dei lettori

Glifosato nell'olio extra vergine di oliva, quali rischi col trattamento post raccolta?

Il glifosato è un erbicida che può essere assorbito dalle foglie ma anche, in misura minore, dalle radici dell'olivo. Occorre conoscere il meccanismo d'azione del principio attivo per comprendere i rischi legati al suo utilizzo. Le risposte al nostro lettore Beppe Vaccaro

09 marzo 2016 | C. S.

Buongiorno,

vorrei tornare sull'argomento già trattato da voi in relazione alla sua possibile presenza nell'olio di oliva (ndr Ma il glifosate lo troviamo nell'olio?), con due quesiti:
- diserbando con glifosato subito dopo la raccolta, a distanza di un anno nel nuovo olio è possibile trovarne tracce?
- è possibile avere un elenco di laboratori che effettuano una ricerca di tracce di glifosato?

Vi ringrazio per l'attenzione,

Beppe Vaccaro

 

Egr. Sig. Vaccaro,

il glifosate o glifosato è una molecola della famiglia degli acidi aminati, scoperta da Monsanto all’inizio degli anni ’70.

Sullo stesso sito dell'azienda produttrice si legge: “questa molecola inibisce un enzima prodotto dai vegetali (l’enzima EPSPS) bloccando la produzione di 3 aminoacidi aromatici essenziali per la sintesi delle proteine” e ancora “il principio attivo si muove verso i punti di attiva crescita (meristemi), causando una lenta morte della pianta dalle sue radici più profonde per mancanza di amminoacidi essenziali.”

L'erbicida non è selettivo, nel senso che può uccidere qualsiasi essere vegetale, ed è assorbito dalle parti verdi della pianta.

Il glifosato, quindi, non viene assorbito dal tronco ma solo dai germogli non lignificati, dalle foglie e dai meristemi apicali, ovvero le radici non lignificate. Non sono molti gli studi, specie su olivo, che forniscono indicazioni sul grado di assorbimento di glifosato da parte delle radici. Molto dipende, essenzialmente, dalla velocità degradazione del principio attivo nel terreno. E' importante sottolineare che il glifosate è tendenzialmente immobile nel suolo, non viene facilmente dilavato, e si lega ad alcuni elementi minerali. Il principio attivo viene degradato dalla flora microbiologica, non da fattori abiotici come temperatura, acqua e aria. Il tempo di degradazione può variare da pochi giorni a poche settimane. Tutto dipende dalla ricchezza microbiologica del suolo, funzione anche del contenuto in sostanza organica, e dalla sua attività, minore in inverno che non in primavera.

Considerato che il glifosate tende ad accumularsi nei tessuti meristematici e negli organi di riserva, è teoricamente possibile, anche se molto improbabile, che possa essere traslocato dai tessuti di riserva al frutto in accrescimento.

Per ridurre il rischio è necessario attenersi ad alcune buone regole agronomiche: attenersi scrupolosamente alle dosi indicate sulla confezione, ridurre al massimo l'effetto deriva, evitando il contatto del glifosato con le foglie dell'olivo, non eccedere con il numero di trattamenti durante l'anno, evitare di raccogliere le olive da terra dopo un trattamento. Proprio quest'ultima è la principale ragione di contaminazioni dell'olio con glifosato, considerando che non è infrequente, specie in certe aree, un trattamento diserbante integrale eseguito poco prima della raccolta.

Per quanto riguarda le sue cautele su tracce di glifosato nell'olio, assolutamente apprezzabili, le consigliamo di consultare il sito Accredia, l'ente italiano di accreditamento, alla pagina web di ricerca dei laboratori accreditati che può trovare qui.

Buon lavoro e cordiali saluti

R.T.

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