La voce dei lettori 14/05/2015

Il metodo Baglioni nell'estrazione olearia. Un processo innovativo, decenni fa

“Ho cercato, invano, se avete già trattato il metodo Baglioni d'estrazione dell'olio” ci scrive Francesco Ornati. Perchè viene ormai così poco utilizzato nella produzione di olio extra vergine d'oliva?


Gentili Signori, buon giorno,

seguo da qualche mese la vostra interessante  rivista e ho cercato, invano, se avete già trattato il "metodo Baglioni" d'estrazione dell'olio.

Mi sono state decantate le virtù di questo processo, ma non mi spiego come mai venga poco seguito (io personalmente conosco, per ora, solo l'olio Mongiovino)

Vi ringrazio per la collaborazione

Francesco Ornati  

 

Buongiorno Sig. Ornati,

il metodo Baglioni fu inventato da Amilcare Baglioni, nato a Parrano, in provincia di Orvieto, e si diffuse nella seconda metà del secolo scorso. E' stato un metodo che però ha avuto poca fortuna a livello commerciale, al pari del più rinomato metodo Sinolea.

Il pregio principale del metodo Baglioni, per l'epoca, era la possibilità di estrarre l'olio a freddo, ovvero con basse temperature.

Purtroppo non siamo riusciti a recuperare foto di impianti oleari, ancora funzionanti, con il metodo Baglioni che, sostanzialmente, consiste in un'estrazione tradizionale ma con un particolare sistema di presse, definite a gabbie.

Il procedimento inizia quindi con il lavaggio delle olive, la loro frantumazione (a macine o con frangitori metallici, di solito a rulli), la gramolazione e poi il passaggio in queste presse a gabbie, dove viene esercitata una pressione di 400 atmosfere. In queste presse non vengono utilizzati fiscoli tradizionali, in fibre sintentiche, ma filtri drenanti naturali, come il nocciolino d'oliva o il guscio di pinoli, nocciole... Questi materiali dovrebbero risultare inerti e garantire quindi un'estrazione assolutamente naturale. Il mosto oleoso ottenuto viene infine passato a centrifughe verticali per la separazione dell'olio dall'acqua e dalle impurità.

Il metodo è stato abbandonato per gli alti costi che comporta e i rischi connessi all'utilizzo di materiali naturali. Essendo infatti un metodo discontinuo, offre capacità di lavoro nettamente inferiori a quelle dei moderni impianti oleari a centrifughe che, grazie all'innovazione tecnologica, possono lavorare senza problemi “a freddo”. Vi è anche da considerare il rischio relativo alla contaminazione, chimica o organica, dei materiali naturali utilizzati come filtri drenanti. Contaminazioni, quindi, che possono trasferirsi all'olio.

Speriamo di aver soddisfatto la sua curiosità
Cordiali saluti

Redazione tecnica Teatro Naturale

di T N

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