La voce dei lettori 06/11/2014

Troppo lunghe le analisi di laboratorio per l'olio d'oliva. Via libera a strumenti portatili?

Troppo lunghe le analisi di laboratorio per l'olio d'oliva. Via libera a strumenti portatili?

Alcuni studenti dell'UC Davis hanno inventato una "macchinetta" per valutare la qualità dell'olio in un istante. Bufala o gioiello, si chiede Stefano Dodero?


Spett. Redazione,

ricordate la UC Davis University?

Assurse a fama per il famoso studio sulla qualità dell'olio extravergine sul mercato USA. Ora alcuni studenti hanno inventato una "macchinetta" per valutare la qualità dell'olio in un istante: bufala o gioiello dell'informatica?

Ai posteri l'ardua sentenza ...

Stefano Dodero

 

Egr. Sig. Dodero,

avevamo letto, e pubblicato su Teatro Naturale International, la notizia del biosensore realizzato dagli studenti dell'UC Davis. Si tratterebbe di uno strumento elettronico che sarebbe in grado, da una sola gocca d'olio, di misurare il grado di inrancidimento. E' chiaro che, se fosse alto, l'olio in questione non potrebbe essere più extra vergine d'oliva.

Il progetto ci sembra quindi originale ma non rivoluzionario, anche se ha vinto un premio internazionale per l'innovazione.

Decisamente più innovativa ci pare la ricerca della Dott.ssa Valentina Domenici dell'Università di Pisa (Le truffe e la contraffazione olearia sotto la lente degli spettri UV-visibile) che si è meritata anche una ripresa dell'Ansa. La ricerca italiana attesta che prodotti adulterati con oli di semi, soggetti a inrancidimento o deodorazione, causano variazioni nello spettro UV dell'olio, in particolare là dove si trovano i pigmenti. Anche l'analisi in questione, per uno screening di massima, sarebbe molto veloce ed economica.

La domanda da porsi è se simili strumenti d'indagine, certamente più grossolani di altri e di quelli ufficiali, abbiano una loro utilità. Considerando il rapido turnover di certi oli, specie primo prezzo, sugli scaffali, strumenti diagnostici facili, economici e veloci potrebbero essere utili non solo alle autorità di controllo ma anche ai responsabili qualità della GDO.

Speriamo che altri si dedichino a queste ricerche.
Distinti saluti

R.T.

di T N

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

Commenti 2

Redazione Teatro Naturale
Redazione Teatro Naturale
08 novembre 2014 ore 16:43

Egr. Dott. Pucci,
la risposta al lettore non si riferisce ad anlizzatori per i parametri comuni dell'olio, come acidità e perossidi, o in caso di prodotti evoluti polifenoli. Questi sono certamente strumenti utili agli operatori in campagna olearia ma di più difficile "interpretazione" quando si parla di consumo o peggio ancora di difetti organolettici. 20 meq/kg è il limite per i perossidi ma non è detto che un olio possa già risultare rancido anche a valori inferiori.
Per quanto riguarda la ricerca di Pisa, è citato con link di riferimento all'articolo di Teatro Naturale che si tratta degli spettri UV visibile, e in più "in particolare là dove si trovano i pigmenti." La ricerca è quindi innovativa perchè permette di comprendere possibili adulterazioni o inrancidimenti in via preliminare, restando necessari ulteriori approfondimenti analitici.
E' chiaramente indicato che si tratta di un primo screening, utile però se ci si trova davanti a centinaia di bottiglie.
Cordiali saluti

Simone Pucci
Simone Pucci
07 novembre 2014 ore 18:26

Volevo segnalare al redattore dell’articolo che strumenti di analisi facili e veloci sono già presenti in moltissimi frantoi. Indubbiamente poter fare un’analisi di acidità o perossidi direttamente in frantoio è un bel vantaggio, perché le partite possono essere suddivise subito in base alla qualità e in annate particolarmente problematiche come questa, si può addirittura fare una prima classificazione degli oli che in alcuni casi possono non risultare extravergini, ma vergini o addirittura lampanti.
Lei poi scrive che “La ricerca italiana attesta che prodotti adulterati con oli di semi, soggetti a irrancidimento o deodorazione, causano variazioni nello spettro UV dell'olio”; credo che ci sia un errore perché le variazioni nello spettro UV non sono una “innovazione” ma sono contemplate già dalla legge del 1991 che attesta i parametri di classificazione degli oli di oliva. In realtà la ricerca della Dr.ssa Domenici è innovativa proprio perché, al contrario, va a studiare lo spettro di assorbimento nel visibile.
Cordiali Saluti,
Simone Pucci