La voce dei lettori

Non è il caso di cominciare a parlare di agronomo aziendale?

Un'iniziativa parlamentare ha posto le basi perchè venga creata la figura. Ci scrive Filippo Rossi per chiedersi se non è il caso di avviare un dibattito nella categoria prima di essere scavalcati da iniziative di altri

27 marzo 2014 | T N

Caro Grimelli,

sono un laureato in Scienze Agrarie, ricercatore presso la Facoltà di Agraria di Piacenza e lettore di Teatro Naturale, le scrivo per vedere se si riesce a dare concretezza all’idea di “agronomo aziendale”, sulla falsariga del “veterinario aziendale”.

Vediamo cos’è il secondo, in modo da ipotizzare come possa essere il primo. Il veterinario aziendale è un veterinario che assiste l’allevatore in tutte le operazioni che riguardino la salute degli animali e la salubrità degli alimenti di origine animale, sia nella parte clinica che burocratica. La figura del veterinario di fiducia esiste già da tempo ma la istituzionalizzazione del “veterinario aziendale” eleva quest’ultimo al rango di interfaccia e interlocutore privilegiato dell’allevatore con l’Autorità Sanitaria.

Sarebbe utile un’analoga figura anche per l’agronomo e recentemente (25 febbraio 2014) un parlamentare veterinario (Paolo Cova del PD) ha chiesto a Renzi di istituire il veterinario e l’agronomo aziendale su base nazionale.

Cosa farebbe l’agronomo aziendale? Darebbe attuazione al Reg UE 852 del 29 aprile 2004, relativamente all’assistenza all’agricoltore per quanto attiene i piani HACCP e la registrazione dei trattamenti fitosanitari, cose che l’agronomo già fa, ma così diventerebbe l’interlocutore dell’Autorità per quanto riguarda le patologie vegetali, esattamente come il veterinario lo è per quelle degli animali. Sarebbe suo compito segnalare ogni patologia vegetale in grado di influenzare la salubrità e la disponibilità degli alimenti umani e animali. Dovrebbe poter trasmettere ai Consorzi Fitosanitari ogni rilevazione di patologia e, qui sta un punto chiave, segnalare ai Servizi e di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) delle ASL ogni rischio di contaminazione degli alimenti vegetali derivante da fitopatie. A oggi l’agronomo è escluso dalla pianta organica delle ASL e l’istituzione dell’agronomo aziendale consentirebbe almeno di riconoscere la figura dell’agronomo come partner di una filiera alimentare sana.

Quello che ho descritto sopra può essere meglio precisato da colleghi più esperti di me nella legislazione ma credo si debba iniziare a parlarne.
 
Cordiali saluti

Filippo Rossi

 

Buongiorno Filippo,

ti ringrazio, prima di tutto, per la segnalazione dell'iniziativa parlamentare di Paolo Cova. E' certamente un passo interessante e importante.

Personalmente ricordo, perchè ho avuto la fortuna di esserci, che l'ex Presidente del Consiglio nazionale degli agronomi e forestali, Pantaleo Mercurio, dapprima chiese che gli agronomi fossero depositari delle “ricette fitosanitarie” per le aziende agricole e poi fu promotore della Fondazione per la consulenza aziendale (Fondagri).

In lui, pioniere di un nuovo concetto di agronomo, c'era ben chiara l'idea della necessità di svecchiare la figura professionale, avvicinandola quanto più possibile alle realtà aziendali. Non più burocrate compilatore di documenti ma vera e proprio assistente dell'impresa agricola.

Si parla ormai di 7-8 anni fa.

Occorre certamente iniziare a parlarne perchè altrimenti rischiamo di venire scavalcati da altre figure professionali, come gli agrotecnici, oppure, nella migliore delle ipotesi, da processi legislativi e sociali su cui avremmo un'influenza minima, a voler essere generosi.

Il suo messaggio è ben chiaro, speriamo solo che venga accolto, discusso e soprattutto tradotto in iniziativa di politica ordinistica e associativa.

Cordiali saluti

Alberto Grimelli

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