La voce dei lettori

L'agricoltura biologica può inquinare le falde acquifere? In Europa no

Un intervento di Roberto Pinton spiega perchè lo studio dell'Università del Negev non può essere riportato al comparto organico europeo. Purtroppo però non in ogni parte del globo vigono le stringenti normative comunitarie

18 marzo 2014 | T N

Vorrei esprimere la mia perplessità in relazione all'articolo "Anche l'agricoltura biologica può inquinare le falde acquifere".

Lo studio dell'università israeliana a cui l'articolo fa riferimento ha preso in esame due serre: una fertilizzata solo con compost di letame bovino e pollina, l'altra fertilizzata al 45% con compost di letame e per il resto con concime minerale azotato commerciale.

Entrambe le serre, riferisce lo studio, nei 4 anni precedenti il piano d'analisi delle acque, avevano ricevuto fertilizzanti per un apporto dai 3.700 ai 3.800 kg di azoto per ettaro.
Il che sta a dire una media annuale di 950 kg di azoto per ettaro nelle serre in cui era stato utilizzato solo fertilizzante organico e 925 kg di azoto per ettaro in quelle nelle quali era stato utilizzato anche concime minerale.

La normativa europea sull'agricoltura biologica (reg. CE n.834/2007 e reg. CE n.889/2008, ma anche il precedente reg.CEE n.2092/1991) stabiliscono, però, che l'uso di effluenti dell'allevamento (letame, pollina, effluenti compostati o liquidi) debba essere inferiore a 170 kg di azoto per anno per ettaro  di superficie agricola utilizzata, il tutto ai sensi della direttiva CEE n. 676/1991 sulla protezione delle acque dall'inquinamento da nitrati di fonti agricola.
Un'azienda agricola che utilizzasse anche per un solo anno più di 170 kg di azoto per ettaro (altro che 950 l'anno per quattro anni consecutivi!) non può essere qualificata come biologica, nemmeno in Israele, Paese che adotta norme tecniche equivalenti a quelle europee.

In sostanza, quello che la ricerca israeliana avrebbe dimostrato è soltanto che il ricorso pluriennale a quantitativi di azoto per ettaro superiori di 5 volte e mezza il limite di legge per l'agricoltura biologica e per le aree sensibili può portare a un inquinamento nelle falde per lisciviazione di nitrati.
Il che, più o meno, equivale a scoprire che a un'auto che viaggiasse lungo le autostrade italiane a una velocità di 715 km/h serve uno spazio di frenata maggiore di una che viaggia a 130 km/h; ci si poteva arrivare ugualmente, ma fa comunque piacere che sia confermato da ricercatori.

Dato che il quantitativo di azoto utilizzato impedisce di qualificare l'azienda come biologica, il titolo dell'articolo scientifico doveva essere, più correttamente "Nitrate leaching from exceptional use of manure to groundwater", mentre quello di Teatro Naturale avrebbe potuto essere "Usare cinque volte più concime organico del consentito può inquinare le falde acquifere".

L'agricoltura biologica non ha, infatti, assolutamente nulla a che fare con la fattispecie presa in esame dai due articoli.

Vi sarò grato se vorrete darne atto.

Cordiali saluti.

Roberto Pinton

Segretario di AssoBio
Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici

 

Gentile Dott. Pinton,
quanto lei afferma è certamente vero. E' altrettanto vero che non in tutto il mondo valgono le stringenti normative europee a proposito di biologico ma il riconoscimento bilaterale messo in atto all'Ue nei confronti di molti paesi terzi permette a questi prodotti bio di arrivare sui nostri scaffali.
Non voglio criticare i commerci internazionali ma solo sensibilizzare, anche attraverso un articolo divulgativo che riprende dati scientifici, su un tema che a mio avviso è marginalizzato.
Le agricolture biologiche mondiali sono tutte uguali? Tutte tutelano l'ambiente allo stesso modo?
Una riflessione sull'argomento si dovrà pur farla.
Cordiali saluti

Alberto Grimelli

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Egidio Lorenzi

23 marzo 2014 ore 10:57

Ho letto con interesse gli articoli sul letame naturale. Si parla di quantità di azoto. La mia domanda è: quanti quintali/ha di letame mediamente maturo di cavallo incominciano ad essere pericolosi per le falde e a quale profondità. Cordiali saluti
Egidio Lorenzi