La voce dei lettori 28/11/2013

Con le Dop si gioca sulla pelle dei frantoiani. Troppi oneri e pochi risultati

C'è un'evidente disparità di trattamento, nella gestione della burocrazia e dei costi tra olivicoltori e frantoiani. Perchè, si chiede un operatore, dopo 10 anni di vita, il Consorzio Terra di Bari, senza neanche presentarsi, impone il pagamento della quota tramite lettera? La risposta del Presidente Nicola Barbera


Salve,
vorrei esprimere con questo intervento il mio totale disappunto per il meccanismo che attualmente consente agli olivicoltori iscritti al sistema di controllo DOP di ricevere il "premio qualità" previsto dall'art.68 nella Domanda Unica.
Posto che l'olivicoltore ha il solo compito di raccogliere olive provenienti da terreni inseriti nel sistema di controllo, tutto il resto grava sul frantoiano: si parla di lavorazione, analisi, certificazione, emissione e stampa di etichette numerate, operazioni di marketing e commercializzazione.
E questo, in termini di costi si traduce in: 
-quota del frantoio per la certificazione DOP alla CCIAA (quota fissa)
-quota del frantoio per il confezionamento alla CCIAA (quota fissa)
-quota variabile di € 0.20 per ogni quintale di olive DOP molite 
-quota variabile per ogni litro di olio DOP imbottigliato
-quota fissa per una eventuale verifica ispettiva
-costo al tipografo per il layout dell'etichetta e della stampa
-analisi chimico fisiche e sensoriali (panel test) che hanno però una durata di soli 90 giorni, trascorsi i quali, se la vendita o il confezionamento non sono avvenuti, bisogna ripetere tutto.

C'è da dire che il frantoio dà per buona la dichiarazione del produttore che attesta che quelle che conferisce sono SOLO olive provenienti dai terreni censiti (e non magari quelli dei parenti o situati in zone non previste dalla DOP) e debba farsi carico delle registrazioni telematiche giornaliere e della tenuta dei registri cartacei.

Detto questo cosa succede????Anche se il frantoio no certifica 1 solo KG di olio DOP o anche se declassa tutto il DOP in convenzionale (per necessità o per non conformità del prodotto) l'olivicoltore ha diritto al premio previsto dall'Art. 68.
Mi pare ovvio che le CCIAA hanno avuto un'impennata di iscritti negli ultimi 2-3 anni, ma non certo perchè il produttore voglia valorizzare il suo prodotto, ma solo perchè il premio monetario fa gola a tutti.
Io vorrei proprio sapere quanto olio "potenzialmente" DOP si è prodotto e quanto poi ne è stato davvero certificato e commercializzato.

In ultimo una perplessità: stanno arrivando in questi giorni nelle case dei produttori di DOP Terra di BARI le lettere del "Consorzio per la tutela e la valorizzazione dell'olio DOP terra di Bari" con le proposte di adesione e le quote annuali da pagare, affermando che queste sono OBBLIGATORIE.
Ma è legale che questo consorzio, che peraltro esiste da più di 10 anni, abbia deciso quest'anno di prelevare dalla Camera di Commercio tutti i dati sensibili degli iscritti alla DOP e di chiedere delle quote senza però presentarsi e offrire vantaggi o servizi ai soci ma imponendo il pagamento???
E cos'ha fatto finora questa associazione per tutelare e valorizzare l'Olio DOP terra di Bari?

Gradirei sapere se sono l'unica a pensarla così.....

M.R.

Gentile M.R.,
di solito Teatro Naturale non pubblica lettere senza che l'autore si firmi integralmente. Vista la delicatezza della questione affrontata e la denuncia presentata, ho ritenuto però opportuno acconsentire alla sua richiesta di tutela, garantendo l'anonimato.
Naturalmente, una volta ricevuta la sua lettera, la redazione ha provveduto a inoltrare il suo quesito al Consorzio Dop Terra di Bari. Il Presidente Nicola Barbera le fornisce, qui di seguito, le risposte richieste. Mi rendo conto che, a fronte del suo sfogo, le risposte potranno apparirle un po' burocratiche, forse fredde, ma sono assai precise e dettagliate. Occorre prenderne atto.
Non voglio esimermi da un commento.
La Dop non è un sistema di certificazione obbligatorio e il frantoiano non ha l'obbligo di aderire al Consorzio. Mi rendo però conto che, per esigenze di mercato, quella che dovrebbe essere una facoltà, è, nei fatti, un obbligo.
E' vero anche che certificarsi Dop/Igp oggi contempla, in molti casi, un'asfissiante burocrazia. Alcuni Consorzi, per venire in aiuto agli operatori, hanno previsto facilitazioni, semplificazioni burocratiche e amministrative. Altri sembra vogliano far apposta per complicare il tutto. Ogni Consorzio, è vero, ha una propria autonomia organizzativa ma forse sarebbe utile, lancio l'idea a Federdop, prevedere un'armonizzazione nazionale che faccia decadere certe disparità di trattamento.
In particolare i Consorzi più grandi, e mi risulta che per quantità certificate il Dop Terre di Bari sia secondo solo all'Igp Toscano, possono certamente trarre vantaggio dalle reciproche esperienze e quindi venire in aiuto agli operatori.
Occorre stimolare la partecipazione attiva degli operatori alla vita di una denominazione d'origine, quantomai indispensabile se si vuole crescere.
Certo sarà molto difficile se si vede nella Dop/Igp solo l'ennesimo odioso balzello, è così che lei lo vive oggi, e non un importante strumento di tutela e valorizzazione.
Ho cercato però di vedere il bicchiere mezzo pieno nella sua lettera. Lo sfogo e la denuncia devono infatti servire ad aprire una stagione di riforme, su cui Teatro Naturale intende sensibilizzare tutte le Dop, i Consorzi e Federdop. Anche perchè dopo la rabbia e l'indignazione vengono la noia e la rassegnazione, quindi l'oblio e il silenzio.
Ben vengano le denunce. Teatro Naturale continuerà a raccogliere e pubblicarle. Ci piacerebbe, però, che non fossero fine a sé stesse. Che non si risolvessero nella polemica del sabato, in un fuoco di paglia che si spegne tanto presto quanto si è acceso. Cerchiamo anche le soluzioni...
Cordiali saluti

Alberto Grimelli

 

Egregio Direttore Grimelli,

rispondo con piacere alla sua richiesta evidenziandole quanto segue:

a) le quote richieste a tutti i produttori olivicoli, inseriti nel sistema di controllo della nostra D.O.P., sono espressamente previste dal decreto ministeriale n. 410 emanato nell’anno 2000 a firma dell’allora ministro Pecoraro Scanio ( Adozione del regolamento concernente la ripartizione costi derivanti dalle attività dei Consorzi di tutela delle D.O.P. e I.G.P. incaricati dal Ministero delle politiche agricole e forestali );

b) le quote sono obbligatorie per gli olivicoltori e per poterle incassare i Consorzi sono autorizzati a richiedere all’ente di certificazione della D.O.P. tutti i dati in loro possesso (produzioni, indirizzi ecc.);

c) le quote sono state richieste a tutti i produttori anche per la precedente campagna;

d) i produttori che non assolvono a quanto loro richiesto sono passibili delle sanzioni previste dall’articolo 3 del decreto legislativo n. 297/2004;

e) per quanto attiene la promozione, la valorizzazione e la tutela del prodotto parlano i numeri: nel corso dell’anno 2012 sono state commercializzate dalle aziende confezionatrici aderenti al Consorzio circa 7.500.000 bottiglie di olio a D.O.P., tale risultato non si sarebbe potuto ottenere se il Consorzio non avesse ben operato.

Abbiamo allegato alla richiesta di pagamento delle quote anche il modello di adesione al Consorzio, che non è obbligatorio, perché auspichiamo che finalmente tra i produttori olivicoli si faccia strada la certezza che un consorzio partecipato può avere la forza necessaria per poter continuare a percorrere l’arduo cammino che porta alla piena valorizzazione del prodotto e di conseguenza garantire un miglior reddito ai produttori.

Nella speranza di aver risposto agli interrogativi posti dal suo lettore le auguro buon lavoro e le porgo cordiali saluti.

 

Il Presidente

Dott. Nicola Barbera

 

di T N

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Commenti 1

Margherita Rutigliano
Margherita Rutigliano
30 novembre 2013 ore 13:43

Mi scusi, forse non ho ben capito..... la quota è obbligatoria, ma l'adesione al consorzio non lo è???
Sa cosa mi hanno risposto i produttori quando mi hanno chiesto spiegazioni?Le cito le testuali parole:
"in qualità di produttore di olive, non mi interessa aderire perchè tanto l'olio DOP non lo vendo io e a me basta solo sapere che prendo il premio previsto dall'Art. 68...."