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Rischio frodi altissimo sull'olio di oliva italiano: ora controlli serrati

Olio importato e di bassa qualità fatto passare per italiano è un danno: l'appello agli organismi di controllo. Si registrano strani ribassi in alcune Borse Merci, prezzi in ascesa invece a Bari e in Sicilia per il vero extravergine di oliva
17 ottobre 2025 | 11:00 | C. S.
Olio extravergine d’oliva, dichiarato come “italiano”, venduto all’ingrosso a 7,7 euro e anche a 7euro/kg. “Occorre che vendite di questo tipo siano messe sotto la lente di ingrandimento degli organismi di controllo”. È quanto ha chiesto Italia Olivicola a Patrizio Giacomo La Pietra, sottosegretario alla Politiche Agricole, per prevenire frodi che possano danneggiare i produttori italiani in piena campagna olearia.
“La recente interrogazione al parlamento europeo dell’onorevole Cavedagna conferma i nostri sospetti sul rischio che vi siano tentativi di manipolare il mercato dell’olio di oliva, sfruttando la debolezza della Tunisia olivicola-olearia”, afferma Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani. “Si tratta di un pericolo concreto di cui avvertiamo i primi segnali”.
Serve mano ferma contro chi cerca di avviare speculazioni e frodi, anche attraverso triangolazioni di olio che si vorrebbe far passare per italiano. Italia Olivicola denuncia movimenti di mercato in controtendenza in alcune borse merci, con quotazioni in calo, mentre il trend è stabile o addirittura in ascesa a Bari e soprattutto in Sicilia, dove il prezzo dell’olio extravergine di oliva è salito del 10% in una settimana sia a Palermo sia a Trapani, con il record dell’olio Dop Monti Iblei a 14,85 euro/kg secondo Ismea Mercati.
“Al 30 settembre siamo nuovamente arrivati con l’olio italiano a giacenza zero negli oleifici nazionali – spiega Sicolo – in un’annata in cui le quotazioni erano doppie rispetto a quelle degli oli spagnoli e greci. L’extravergine italiano mantiene posizionamento e mercato, ma bisogna proteggerlo e difenderlo da chi pensa a facili guadagni importando olio dall’estero a basso costo, spacciandolo poi per italiano, e pensando così a frodare produttori e consumatori. Occorre un coordinamento dei controlli più stretto non solo a livello europeo ma mediterraneo”.
Gli scambi tra i vicini olivicoli non vanno fermati ma anzi incoraggiati, per arrivare a un mercato trasparente e onesto. “Non chiediamo di chiudere le frontiere, ma di rafforzare i controlli e insieme di aprire le menti – conclude Sicolo –. L’esperienza al Comitato consultivo del Consiglio Oleicolo Internazionale è per me molto preziosa. Un dialogo che ci ha permesso anche di rafforzare la posizione italiana sul tema del limite degli steroli sull’olio di Coratina. Ascoltarsi per capirsi e venirsi incontro. Gli amici tunisini vanno aiutati a crescere, a valorizzare il proprio prodotto, a creare valore aggiunto per la propria economia e il proprio benessere. Mi auguro che l’Italia voglia tendere loro una mano di amicizia e solidarietà in questo momento difficile”.
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