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Il grido d'allarme e di battaglia dell'olivicoltura umbra

Il grido d'allarme e di battaglia dell'olivicoltura umbra

Produzione di olive in aumento ma rese drammaticamente in calo. Lo spazio commerciale per offrire olio extravergine di oliva a prezzi remunerativi per l’intera filiera esiste ma gli olivicoltori non accetteranno prezzi irricevibili

12 ottobre 2024 | 11:30 | C. S.

E’ iniziata la campagna olearia in Umbria con le solite diatribe sul prezzo di un litro di olio extravergine di oliva. Troppo caro venderlo a 14-15 euro al litro, come la precedente campagna olearia, visto che è un’annata di carica, le olive sulle piante ci sono. Se il prodotto c’è, il prezzo deve calare.

“E’ un assioma che rifiutiamo e a cui dobbiamo opporci – afferma Marco Viola, presidente di Assoprol, Organizzazione dei produttori Olivicoli dell’Umbria – perché legare il valore dell’olio extravergine di oliva umbro, da cui discende il prezzo e non il contrario, alla sola carica degli olivi è degradante, umiliante per gli sforzi degli olivicoltori. Inoltre non è neanche corretto dal punto di vista economico.”

La campagna olearia in Umbria si prospetta più ricca della precedente, con un aumento della produzione di olive del 30-40% ma anche, purtroppo, rese in olio al frantoio in calo almeno del 30% rispetto alla scorsa campagna olearia. Questo significa che l’olivicoltore porta più olive al frantoio, portando a casa la stessa quantità di olio, o poco più, dello scorso anno ma con un aumento di costi, soprattutto di frangitura.

“E’ ora che le valutazioni sul prezzo dell’olio extravergine di oliva umbro non vengano fatte in maniera approssimativa e sulla base di convenienze di parte – aggiunge Viola – ma sulla base di dati reali della campagna olearia. Purtroppo i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più complicato e rischioso fare il mestiere dell’olivicoltore. Ha qualche diritto l’olivicoltura umbra di veder riconosciuto un aumentato rischio di impresa e di vederselo remunerato? Oppure si preferisce che gli oliveti tornino a diventare bellissime quercete?”

Assoprol, inoltre, sottolinea come il valore dell’olio extravergine di oliva umbro non possa essere assimilato a una semplice commodity, legata a una dinamica di domanda-offerta basata sui volumi di prodotto dell’annata, ma vada considerato in ragione di molteplici fattori, primo fra tutto l’alta considerazione che i consumatori attribuiscono al polmone verde del Centro Italia, la patria di San Francesco e San Benedetto, di una profonda spiritualità che ha contagiato il nostro Paese e il mondo.

L’olio extravergine di oliva umbro è anche storia, paesaggio e cultura che i consumatori possono e sanno apprezzare e anche pagare adeguatamente, se il suo valore non viene svilito da offerte speciali e prezzi troppo bassi sugli scaffali del supermercato. I dati di mercato dell’ultima campagna olearia dimostrano che, a fronte di un significativo aumento dei prezzi, non c’è stato un calo impressionante dei consumi di oli DOP e IGP, che anzi sono rimasti stabili, stante la mancanza di offerta. Lo spazio commerciale per offrire olio extravergine di oliva a prezzi remunerativi per l’intera filiera esiste.

“Il valore dell’olio extravergine di oliva è riconosciuto dai consumatori ma non da un pezzo della filiera olivicolo-olearia troppo abituata a usare come unica leva di marketing il prezzo – conclude Viola – ma se si continua a tirare la corda, il rischio che si spezzi è molto alto. E il rischio è l’abbandono dell’olivicoltura umbra perché è in gioco la stessa dignità degli olivicoltori. Se qualcuno vuole soffocare gli olivicoltori umbri con prezzi irricevibili sappia che non staremo inermi. Urleremo la nostra rabbia perché tutti ci possano sentire."

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