Associazioni di idee 25/09/2023

La Toscana è la regina dell'agricoltura biologica in Italia

La Toscana è la regina dell'agricoltura biologica in Italia

Un ruolo chiave nel radicamento del biologico in Toscana lo stanno giocando le donne con il 34,9% di imprese a trazione femminile che utilizzano metodi biologici


La Toscana è la regione con la più alta incidenza di superfici certificate (35,8%) che gli consentono già oggi di raggiungere con largo anticipo gli obiettivi europei del Farm to Fork fissati al 25%. Ma la Toscana ha anche la più alta percentuale di aziende agricole che si sono convertite (12,2%). Una diretta conseguenze della crescita delle superfici  (+1,7%) e del numero di operatori (+1,6%). A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati Bio in Cifre del Sinab e del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare in occasione della Giornata europea del biologico, istituita dalla Commissione Ue, che si celebra il 23 settembre, data dell’equinozio d’autunno. 

“I risultati confermano l’impegno costante e la sensibilità degli agricoltori toscani per la sostenibilità insieme alla capacità imprenditoriale nel rispondere alle nuove domande dei consumatori per i prodotti che rispettano l’ambiente; prodotti di alta qualità e legati al territorio. Frutta, ortaggi, pasta, pane, olio e vino che trovano sempre più spazio sugli scaffali e che sono da sempre un valore aggiunto dei nostri mercati contadini di Campagna Amica. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana - Particolarmente importanti sono state le politiche di sostegno messe in campo dall’assessorato all’Agroalimentare di Stefania Saccardi con i fondi europei che hanno consentito lo sviluppo del settore ed accompagnato le imprese nel passaggio dall’agricoltura convenzionale a quella biologica. Ma il lavoro non è finito. La sfida è appena iniziativa perché dovremo conciliare queste scelte agronomiche sostenibili con le mutate condizioni climatiche al fine di garantire reddito e continuità alle aziende”.

Le superfici coltivate con metodo biologico, secondo l’ultimo rapporto Sinab, hanno superato i 229 mila ettari con un salto in avanti di 3.775 ettari tra il 2021 ed il 2022. Le coltivazioni che hanno trovato più spazio nella nostra regione sono le colture foraggere (66.137 ettari), i cereali (36.687 ettari), l’olivo (25.879 ettari), prati e pascoli (23.443 ettari). L’esplosione dei terreni bio va di pari passo con la crescita del numero di attori che coabitano la filiera con 7.089 operatori ed in particolare ai produttori (+2,6%) piuttosto che dai preparatori (-3,6%) ed importatori (-2,4%). Un ruolo chiave nel radicamento della cultura biologica in Toscana la hanno giocato, e lo stanno giocando, le donne con il 34,9% di imprese a trazione femminile che utilizzano metodi biologici, percentuale più alta rispetto al 30,1% nazionale. Numeri che fanno della Toscana tra le regioni più green d’Europa con 464 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni 89 prodotti a denominazione con 58 vini. 

Il successo del biologico tricolore e da filiera corta è confermato – evidenzia Coldiretti – anche dalla riduzione delle quantità di prodotto biologico importate dall’estero. Si registrano in tutto il 2022 meno importazioni rispetto all’anno precedente per oli e grassi vegetali (-31%), colture industriali (-26%) e cereali (-22%), secondo l’ultimo Rapporto Bio in cifre.

L’obbligo di scrivere in etichetta l’origine della materia prima e la volontà di valorizzare prodotti a km zero da parte dell’industria e dei consumatori, sta favorendo – spiega Coldiretti Toscana – la costruzione di filiere biologiche nazionali. Il logo nazionale del biologico Made in Italy previsto dalla legge nazionale di settore e la possibilità di realizzare importanti contratti di filiera anche per il biologico, contribuiranno ulteriormente ad uno sviluppo sempre più sostenibile delle filiere agroalimentari. In questo scenario è nata Coldiretti bio, associazione di imprese ed esperti del settore, per contribuire a una transizione green sempre più sostenibile e a una valorizzazione del bio nel piatto.

di C. S.